sabato 30 aprile 2011

Wojtyla, Cei: con veemenza ha scosso le coscienze. Card. Saraiva: per farlo santo servirà un miracolo dopo il 1° maggio. Card. Amato: presto santo, le grazie si susseguono (Izzo)

WOJTYLA: CEI, CON VEEMENZA HA SCOSSO LE COSCIENZE

(AGI) - CdV, 29 apr.

(di Salvatore Izzo)

"Con veemenza, Giovanni Paolo II ha scosso le coscienze per renderle consapevoli di quanto sia disumana la pretesa di costruire la citta' senza Dio". Non e' un messaggio di maniera quello della presidenza Cei per la beatificazione del Papa polacco, che ricorda come il Pontefice abbia criticato alla radice sia "la torre di Babele dell'ideologia marxista, che ha imbrigliato interi popoli nelle maglie di un sistema dittatoriale" sia "la deriva del capitalismo, che spinge a un individualismo alieno all'orizzonte del bene comune".
"E' impossibile - ammette la Conferenza Episcopale Italiana - delineare in poche righe una figura cosi' imponente: il suo insegnamento parla in tanti incontri, interventi e documenti con cui ha interpretato la Chiesa e la sua missione nella storia". Il nuovo beato, infatti, "parla, soprattutto, attraverso una vita che e' stata il suo messaggio piu' efficace, fatto di sguardi, gesti e segni che hanno toccato i cuori". "In un mondo spesso smarrito, egli ha costituito un riferimento sicuro, un profeta che non ha mai smesso di additare la via di una speranza affidabile, di un amore alla portata di ogni uomo".
I vescovi ripetono l'esortazione del Papa "non abbiate paura, aprite le porte a Cristo" e ricordano che "Karol Wojtyla e' stato il primo Pontefice a coprirsi il capo per entrare in una sinagoga e pregare con i nostri 'fratelli maggiori', gli ebrei. Ed e' stato anche il primo a togliersi le scarpe per varcare la soglia di una moschea e incontrare i 'fratelli' musulmani, nella memoria della comune radice in Abramo". Lo ricordano i vescovi italiani nel moro messaggio per la beatificazione di Giovanni Paolo II che, afferma il docimento, "senza confusioni, ha invitato i rappresentanti di tutte le religioni a pregare per la pace, nella certezza che essa e' dono di Dio e che la guerra offende Dio, chi la soffre e chi la pratica".
"Negli innumerevoli viaggi in Italia e in ogni parte del mondo - testimoniano i vescovi - ci ha resi attenti ai popoli condannati al sottosviluppo dalla brama esclusiva di profitto e dalla sete di potere, da situazioni che invocano la giustizia, la remissione del debito e quella solidarieta' che per i cristiani arriva al dono della vita".
"Non abbiate paura" esortava il Papa, ricorda il testo approvato dalla presidenza Cei, "nel riconoscere ritardi e responsabilita'. E il suo amore per la Chiesa e' stato tale da indurlo a chiedere perdono per le mancanze commesse dai credenti. A sua volta, ha assicurato il perdono dei cattolici per quello che essi hanno patito nella storia, impegnandosi, a nome dei credenti, a tendere con ogni forza alla fraternita' universale".
Da anziano e sofferente, continua il messaggio,il Papa ha testimoniato in prima persona un totale rispetto per essa". "Non abbiate paura mai della vita da quella nascente, fin dal concepimento, a quella segnata dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile", e' stato uno degli incoraggiamenti di Giovanni Paolo II alla Chiesa Italiana. Un Papa, conclude la nota, che "Benedetto XVI ci affida oggi come testimone: un'eredita' che con gratitudine ci impegniamo a raccogliere e a fare sempre piu' nostra". Infatti, "a nostra volta - assicurano i vescovi - non ci stanchiamo di chiedere che ne sia sempre rispettata la vita e promossi la dignita' e il diritto alla famiglia, al lavoro, alla liberta' religiosa" che "sono le linee sulle quali, particolarmente in questo decennio dedicato all'educazione, rilanciamo il nostro impegno missionario, convinti di svolgere cosi' un servizio indispensabile all'unita' e al bene del Paese".
Per il cardinale Bagnasco, che ha parlato con una tv locale di Genova, "Giovanni Paolo II e' stato il Papa della dignita' di ogni uomo e dei diritti umani, che hanno sempre attraversato la predicazione in qualsiasi Paese e regime si sia recato. Per lui - ha aggiunto il presidente della Cei - il tema non era assolutamente di ordine sociologico ma religioso. Perche'era ancorato e discendente da Cristo, figlio di Dio". "Era un Papa dall'anima mistica - ha ricordato - e anche eroica, di quell'eroismo coraggioso che viene dalla storia della Polonia che ha tanto ispirato le sue azioni e la sua parola. Era un mistico, perche' aveva il senso fortissimo di Dio e della Provvidenza. E nello stesso tempo, avendo anche un senso fortissimo della storia, al di la' dei singoli eventi riusciva a vedere l'insieme delle cose alla luce della Provvidenza". Il presidente della Cei ha raccontato di essere stato presente in piazza San Pietro la sera della morte di Papa Giovanni Paolo II. "Ricordo - ha confidato - un grande silenzio e una grande preghiera. Poi l'annuncio che Giovanni Paolo II era salito verso il Padre". "La voce che serpeggiava e che di li' a poco - ha raccontato - e' diventata grido, invocazione, auspicio: santo subito, al quale la Chiesa ha risposto con la sua prudenza e saggezza, consentendo l'apertura del processo prima che trascorresssero i cinque anni canonici, ma rispettando poi le procedure". "Papa Benedetto XVI non e' stato sordo a questo appello - ha aggiunto il cardinale - senza abbandonare la prudenza tradizionale della Chiesa: sono stati rispettati alcuni tempi, ma sono state anche create delle corsie preferenziali. E i cinque anni normalmente previsti prima di aprire un processo canonico di beatificazione, in questo caso sono stati accorciati". "La santita' - ha spiegato - si costruisce nella vita e nel tempo, con la grazie di Dio. E la santita' di Giovanni Paolo poteva essere toccata dalla folla, dai giovani, dalle moltitudini che lo hanno incontrato in vita e hanno sentito il fascino della sua bonta'".

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WOJTYLA: CARDINAL SARAIVA, PER FARLO SANTO SERVIRA' MIRACOLO DOPO IL PRIMO MAGGIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 apr.

Per la canonizzazione di Giovanni Paolo II servira' un nuovo miracolo attribuito alla intercessione del Pontefice polacco, che dovra' essere successivo alla beatificazione del prossimo primo maggio. Lo chiarisce il cardinale Jose' Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi. Sul punto si e' ingenerata una certa confusione sui media per il susseguirsi delle notizie su nuove "grazie" (si chiamano cosi' i fatti straordinari ma non verificati scientificamente e dal punto di vista teologico dalle commissioni ecclesiastiche) che vengono praticamente ogni giorno attribuite a Papa Wojtyla in tanti Paesi del mondo (fino all'aprile 2009 erano 271 i casi segnalati da vescovi e sacerdoti alla Congregazione e negli ultimi mesi sono ancora aumentati). Queste grazie non sono pero' utilizzabili ai fini della causa, pur restando a tutti gli effetti grandi testimonianze della santita' del Pontefice polacco. "Il numero richiesto per la beatificazione e la canonizzazione - ricorda il porporato - e' variato nella storia del diritto ecclesiastico. Nella legislazione del Codice di diritto canonico del 1917, per la beatificazione si richiedevano due miracoli (e in certi casi perfino tre o quattro), con la possibilita' di dispensa nel caso si trattasse di un martire, il cui martirio fosse evidente. Dall'Anno Santo del 1975 si e' cominciato a dispensare dal secondo miracolo per la beatificazione e si e' cosi' arrivati all'attuale prassi di un solo miracolo per la beatificazione e di un altro successivo per la canonizzazione".
L'esame di un miracolo - ricorda il prefetto emerito delle Cause dei Santi riferendosi alle guarigioni inspiegabili che sono il caso piu' frequente - comincia con il processo diocesano, i cui risultati sono oggetto di studio per la Consulta medica, alla quale partecipano cinque specialisti nella materia di cui si tratta: essi devono dare il loro giudizio tecnico sul fatto che la guarigione sia scientificamente inspiegabile. La Posizione stampata passa successivamente alla riunione dei sei consultori teologi, insieme con il promotore generale della fede, che hanno dovuto dare previamente un parere per iscritto. Segue l'esame da parte dei cardinali e dei vescovi membri della congregazione, e anche in questo caso il risultato si sottomette alla decisione del Papa che puo' ordinare la promulgazione del decreto sopra il miracolo".
Papa Benedetto XIV, ricostruisce il cardinale Saraiva Martins in un'intervista pubblicata nel libro "Il miracolo di Karol" scritto da Saverio Gaeta per la Rizzoli, "ad aver insistito sui miracoli per avere la conferma divina per un non-martire. Nel miracolo - spiega il prefetto emerito - la Chiesa vede il 'sigillo di Dio' sulla propria riflessione e sul proprio lavoro. Le ricerche testimoniali, gli esami clinici, le Consulte teologiche si svolgono sempre con serieta' e accuratezza, fino a raggiungere la certezza morale: in questa resta sempre, pero', la valutazione umana". "Cosciente di questa precarieta', e in spirito di umile e fiduciosa attesa, la Chiesa - afferma il cardinale portoghese - invoca un segno dall'Alto. Il miracolo, quindi, va recepito come conferma della fede, come una specie di timbro apposto da Dio tramite il quale egli garantisce la santita' del candidato agli altari".

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WOJTYLA: CARDINALE AMATO, PRESTO SANTO, GRAZIE SI SUSSEGUONO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 apr.

"Per la canonizzazione ci vuole un altro miracolo. Non credo che si possa fare una previsione precisa sulla data. Si puo' solo dire che dopo la beatificazione la postulazione si mettera' all'opera per la raccolta delle grazie e per una loro eventuale valutazione". Lo afferma il cardinale Angelo Amato, prefetto delle cause dei santi, in un'intervista alla Radio Vaticana. Finora, sottolinea, "la causa di Giovanni Paolo II e' stata facilitata sia da una diffusissima fama sanctitatis, sia anche da un'altrettanto solida fama signorum. Sono infatti innumerevoli le grazie - tra esse c'e' anche il miracolo ottenuto da Suor Marie Simon Pierre - che i fedeli di tutto il mondo hanno ricevuto con l'intercessione di Papa Wojtyla". "Ancora oggi - assicura il cardinale salesiano - arrivano testimonianze in tal senso. Proprio ieri mattina sul Giornale e' stata pubblicata la testimonianza della scrittrice Margherita Enrico che in un suo libro narra, fra l'altro, anche la guarigione miracolosa ottenuta dal suo bambino".
"Una volta individuata una grazia, che potrebbe configurarsi come straordinaria, dopo l'indagine diocesana, ci sara' - promette il cardinale Amato - il processo romano, che comprende alcuni passaggi obbligati: commissione scientifica, consulta teologica, voti dei Padri Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi. Se tutto va bene, il Prefetto porta la documentazione dal Santo Padre per il suo consenso. Una volta espletata la procedura canonica, il Papa indice un concistoro pubblico, nel quale annuncia la data della canonizzazione". In proposito, Amato non fa previsioni sui tempi, ma rileva che "c'e' in tutti una grande aspettativa di urgenza". "E' questa - spiega - una realta' positiva. Vorrei solo aggiungere - conclude - che il tempo in vista della canonizzazione non dovrebbe essere considerato tempo vuoto o semplice tempo di attesa. Questi mesi, questi anni sono un tempo provvidenziale per conoscere meglio la figura del Beato, per corrispondere con piu' fedelta' ai suoi esempi e insegnamenti. Questo tempo di attesa e' quindi un tempo da riempire sia con la contemplazione del Beato sia con l'imitazione delle sue virtu'. Un Santo non e' solo da celebrare, ma soprattutto da imitare".

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per la missione che dovrà svolgere Giovanni Paolo II, Dio lo vuole santo presto.

euge ha detto...

@anonimo Conosci la voltà di DIO?????????????