sabato 15 ottobre 2011

Corso di studi sulla Sindone al Regina Apostolorum (R.V.)

Corso di studi sulla Sindone al Regina Apostolorum

Da quando è riemersa stabilmente dai meandri della storia, attorno al 1350, la Sindone non ha mai smesso di affascinare il mondo, interrogare la coscienza dei cristiani e stimolare la curiosità dei ricercatori. All’approfondimento di tutto ciò che riguarda il Telo sindonico, l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha deciso di dedicare un corso di studi che inizierà il prossimo 19 ottobre e culminerà con il conseguimento del Diploma di specializzazione. Docenti e conferenzieri di fama internazionale si alterneranno per fare il punto della situazione dal punto di vista storico, scientifico e teologico. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Rafael Pascual, direttore dell’Istituto Scienza e Fede che curerà il corso di studi:

R. - Abbiamo visto che la Sindone è una realtà che va studiata ed approfondita. Possiamo dire che è un dono che il Signore ci ha lasciato, quasi come un tesoro nascosto e noi vogliamo, in qualche modo, riscoprirlo e rivalutarlo. Ma per fare questo è necessario affrontare anche l’aspetto accademico e quindi con una prospettiva scientifica. Ma è necessario studiarla anche come reliquia e vedere se questo termine è appropriato o piuttosto come icona o se è tutte e due le cose. E’ necessario poi affrontarla anche dal punto di vista teologico, perchè la Sindone, in qualche modo, è un testimone non soltanto della Passione - che è forse la cosa più evidente - ma anche della Resurrezione, partendo proprio da quanto Giovanni, entrando al sepolcro, ha visto e ha creduto.

D. - All’ultima ostensione, nel maggio del 2010, Benedetto XVI ha avuto parole di altissima intensità spirituale sulla Sindone: l’ha definita “un’icona del Sabato Santo, scritta con il sangue, che è possibile ascoltare nel silenzio”. In che modo queste parole del Papa si rifletteranno nel programma accademico?

R. - Sicuramente noi prenderemo atto di quello che hanno detto i Sommi Pontefici al riguardo, e quindi Benedetto XVI, ma anche Giovanni Paolo II. Tornando, però, alle parole di Benedetto XVI, lì c’è la teologia del Sabato Santo: la Sindone è testimone di quel silenzio di Dio. C’è una bellissima omelia di un autore antico - non si sa con certezza chi sia il compositore - in cui Gesù Cristo scende agli inferi, si trova con Adamo e con i defunti per portare - anche a loro - la grande notizia: il Vangelo. In qualche modo la Sindone ci parla di tutto questo.

D. - Sono state fatte ulteriori scoperte dal punto di vista storico sul telo sindonico?

R. - Ci sono ancora tanti punti interrogativi e, dunque, c’è ancora tanto da scoprire. Una recente pubblicazione, ad esempio, mette in discussione se i templari hanno avuto a che vedere con la Sindone oppure no; se la Sindone differisce o si può mettere in rapporto con il volto, il Mandylion di Edessa, oppure no… Bisognerà mettere nero su bianco quelle che sono le certezze, ma anche mettere in evidenza i punti ancora oscuri, che bisognerà chiarire prima o dopo.

D. - A che punto è la ricerca scientifica sulla Sindone?

R. - La ricerca scientifica si trova in un momento di stallo, purtroppo. C’è stato un periodo molto bello, in cui sono stati fatti studi a 360 gradi dal punto di vista scientifico: mi riferisco all’anno 1978, anno in cui si è realizzato il Progetto Sturp, in cui gli scienziati hanno avuto la possibilità di lavorare direttamente davanti alla Sindone: non sono, però, ancora in grado di rispondere come si sia formata questa immagine. C’è stata poi una battuta d’arresto per quanto successo nel 1988, col famoso esame del radiocarbonio: ma anche in questa occasione non si è potuta dire l’ultima parola. Si auspica ora che con l’utilizzo della nuova tecnologia, oggi molto avanzata, si possano fare nuovi esperimenti che portino ad un risultato che sia molto più affidabile. Abbiamo ancora tantissimo cammino da fare, sicuramente. (mg)

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