giovedì 14 aprile 2011

Béchara Boutros Raï: il Libano resti un luogo di libertà e pluralismo (R.V.)

Béchara Boutros Raï: il Libano resti un luogo di libertà e pluralismo

In occasione dell'udienza dal Papa, il patriarca Béchara Boutros Raï ha voluto soffermarsi ai microfoni della Radio Vaticana - nella quale è stato per 12 anni responsabile del Programma arabo - per commentare le sollevazioni popolari in atto in Nord Africa e Medio Oriente e la loro influenza sul Libano. L'intervista è della collega della redazione inglese della nostra emittente, Tracey McClure:

R. – Noi siamo preoccupati: ci potrebbero essere conseguenze per il Libano, perché non sappiamo dove possono arrivare queste manifestazioni. Il Libano è il luogo della libertà di espressione, è il luogo dove sono rappresentate tutte le religioni e nessuna religione assimila l’altra, e dove c’è diversità di opinioni e pluralità di partiti politici. Se questi regimi del mondo arabo diventassero più duri, a pagare saranno i cristiani di questi Paesi! I cristiani saranno le prime vittime ...

D. – Con tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente e in Nord Africa, lei ha qualche preoccupazione per la perdita di quel modello di convivialità rappresentato dal Libano di cui parlava Giovanni Paolo II?

R. – Non credo, perché i libanesi – tutti i libanesi: musulmani e cristiani – ci tengono a questa convivialità: tutti quanti. Però, se i cristiani continuano ad emigrare in numero sempre maggiore, il sistema politico del Libano sarà condizionato anche demograficamente; infatti, se il livello demografico dei cristiani si abbasserà molto, allora anche la rappresentatività cambierà: non sarà più paritaria, cioè 50-50. Forse sarà 75-25, o forse tenderà a sparire. Ma noi speriamo di poter conservare la nostra presenza e mantenere il nostro numero, anche demograficamente.

D. – I cristiani in Libano sono politicamente divisi. Lei ha qualche progetto per cercare di riunire i cristiani?

R. – Sì. Io ho già parlato con i leader cristiani in genere e con i leader maroniti in particolare. Se si chiede loro: “sui principi nazionali siete tutti d’accordo?”, rispondono di sì. Alla domanda: “il vostro obiettivo è di conservare la presenza cristiana in Libano in modo che questo Paese rappresenti una garanzia per voi?”, hanno risposto di sì. E ancora: alla domanda se la diversificazione tra i cristiani consista nelle opzioni politiche, ancora hanno risposto di sì. Allora ho detto: “riuniamoci per un dialogo, ma voi dovrete essere complementari: perché essere nemici? Siamo un Paese democratico e questo vuol dire che dobbiamo rispettare l’opinione dell’altro. Per favore – ho detto ancora - non affermate che la vostra opzione personale è la migliore continuando a creare inimicizie, come state facendo adesso”. Quindi ho invitato questi leader politici ad un giorno di ritiro spirituale durante la Settimana Santa per ascoltare la Parola di Dio - ci saranno anche due omelie - mentre negli intervalli discuteremo sulle opzioni politiche presentate da ogni fazione. Sono stati contenti, hanno risposto positivamente all’invito e speriamo di riuscire a organizzare l’incontro per la prossima settimana. Questa è la prima cosa. Poi, invece, a livello nazionale i musulmani hanno chiesto un vertice islamico-cristiano da svolgersi nella sede del Patriarcato – secondo la volontà degli stessi musulmani – da dove rilasceremo una dichiarazione sui principi che ci uniscono.

D. – C’è qualcosa che la Chiesa può fare per aiutarvi?

R. – La Chiesa universale, attraverso la Santa Sede e la sua forza morale, deve lavorare sulla comunità internazionale. Noi faremo il nostro lavoro internamente, tra di noi, come Chiese a livello cattolico-ecumenico, nel dialogo interreligioso, e faremo il possibile presso i governi locali. Tutti guardano alla Chiesa perché tutti sanno che la Chiesa non fa che il bene comune e non ha nessun interesse personale. (bf)

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