domenica 24 aprile 2011

Card. Bertone: Papa Wojtyla si amareggiò molto per le critiche a Ratzinger (Izzo)

WOJTYLA: BERTONE, SI AMAREGGIO' MOLTO PER LE CRITICHE A RATZINGER

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 apr.

Un momento particolarmente difficile nel Pontificato di Giovanni Paolo II e' stato quello in cui la Santa Sede e in particolare la persona del cardinale Joseph Ratzinger furono sommerse dalle critiche per aver pubblicato il documento "Dominus Iesus" che ribadisce la centralita' di Cristo e definisce la Redenzione da lui ottenuta l'unica fonte della salvezza per gli uomini di tutti i tempi. Lo ricorda il cardinale Tarcisio Bertone, allora segretario della Congregazione della dottrina della fede.
"Papa Wojtyla stesso - spiega l'attuale segretario di Stato nel libro intervista 'Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II' scritto con Michele Zanzucchi e edito da Citta' Nuova - ha voluto in prima persona la dichiarazione dogmatica circa l'unicita' e l'universalita' salvifica di Gesu' Cristo e della Chiesa, 'Dominus Jesus', nonostante le dicerie che hanno attribuito a una 'fissazione' del cardinale Ratzinger o della Congregazione per la Dottrina della Fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico". Era stato, assicura Bertone, "Giovanni Paolo II stesso che aveva chiesto in prima persona la dichiarazione, perche' era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua Enciclica sulla missionarieta', la 'Redemptoris Missio', con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesu' a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso. Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il Papa ne era rimasto molto amareggiato.
Allora, nell'Anno Santo, anno cristologico per eccellenza, disse: 'per favore, preparate una dichiarazione dogmatica'. E' stata cosi' preparata la Dominus Jesus, densa, scarna e con un linguaggio dogmatico. Essa permane assai importante nell'attuale temperie della Chiesa perche', partendo dall'analisi di una situazione preoccupante a raggio mondiale, offre ai cristiani le linee di una dottrina fondata sulla rivelazione che deve guidare il comportamento coerente e fedele al Signore Gesu', unico e universale Salvatore".
"Inutile ricordare - continua il segretario di Stato - come, davanti a questa dichiarazione promulgata il 6 settembre 2000, sia immediatamente seguita la stroncatura da parte delle grandi agenzie di stampa internazionali e di tanti intellettuali". "Non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico alcuni - sottolinea il porporato salesiano - si allinearono a queste critiche". E "il Papa rimase doppiamente amareggiato". "Ci fu - rivela Bertone nel libro-intervista - una sessione di riflessione proprio su queste reazioni, soprattutto dei cattolici. Alla fine della riunione, con forza il Papa ci disse: 'voglio difenderla e voglio parlarne domenica primo ottobre, durante la preghiera dell'Angelus, eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re, e vorrei dire questo e quest'altro'.
Abbiamo preso nota delle sue idee e abbiamo redatto il testo che lui ha approvato e poi pronunciato". Bertone ricorda che essendo la domenica in cui venivano canonizzati i martiri cinesi, "la coincidenza aveva suggerito a qualcuno una certa prudenza". "Non conviene che lei parli della Dominus Iesus proprio in quel giorno, e' meglio che lo faccia in un altro contesto. E' meglio che lo rimandi, potrebbe renderlo pubblico l'8 ottobre, nella domenica del Giubileo dei Vescovi, alla presenza di centinaia di presuli", avevano suggerito taluni al Papa polacco secondo il racconto dell'allora numero due dell'ex Sant'Uffizio, oggi cardinale segretario di Stato. "Ma - conclude il porporato - il Papa rispose cosi' a tali obiezioni: 'Come? Adesso devo rimandare? Assolutamente no! Ho deciso per il primo ottobre, ho deciso per questa domenica, e domenica lo faro'!'".

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WOJTYLA: BERTONE, GRANDE SINTONIA CON RATZINGER E CONCILIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 apr.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI "Tutti e due vengono da grandi esperienze, quella del pre-Concilio, quindi della preparazione alla grande riforma della Chiesa e l'esperienza del Vaticano II stesso. E poi sono entrambi passati attraverso i totalitarismi, e hanno vissuto in profondita' i problemi dell'0ppressione, della soppressione delle liberta'. Due uomini di Dio appassionati della verita', della liberta', amanti dell'umanita'. Quindi entrambi amici dell'uomo". Sono i principali tratti comuni tra Papa Wojtyla e Papa Ratzinger nell'ottica di un testimone d'eccezione: il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, protagonista del libro intervista "Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II". Frutto delle conversazioni con Michele Zannucchi, il volume reca la prefazione del cardinale Angelo Amato ed e' stato recensito oggi dall'Osservatore Romano.

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WOJTYLA: "SANTO SUBITO", E RATZINGER DISSE "CI GUARDA DAL CIELO"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 apr.

"Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice": queste le parole di Joseph Ratzinger, allora decano del collegio cardinalizio, nell'omelia alle esequie di Papa Wojtyla, l'8 aprile 2005 in piazza San Pietro. Si tratta di parole inequivocabili che esprimevano una certezza sul fatto che il Pontefice defunto fosse gia' in paradiso, quindi gia' santo. Da allora la tomba di Giovanni Paolo II divenne ogni giorno meta di pellegrinaggio per migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo, che lo considerano gia' santo. "Santo subito", avevano chiesto quel giorno con la loro presenza gli oltre 500 mila fedeli che parteciparono alfunerale del Papa polacco. Diversi gli striscione con questa scritta che erano stati innalzati durante il rito. "Ora Santo Wojtyla, per sempre", chiese per prima tra i gruppi organizzati l'associazione rumeni in Italia, con un grande striscione con i colori nazionali su uno dei teloni bianchi che coprono i tubi in ferro della grande impalcatura realizzata all'imbocco della piazza per le postazioni dei network televisivi. Un Papa Santo per acclamazione popolare lo invocavano da giorni, del resto, i fedeli giunti a Roma da tutto il mondo per rendere omaggio alla salma di Giovanni Paolo II. E il giorno delle esequie lo hanno gridato ed invocato moltissimi con ancora piu' forza. La richiesta ha poi conquistato una grande attenzione mediatica mondiale al termine delle esequie, quando e' stato come se la folla volesse trattenere ancora con se' Karol Wojtyla, e non lasciarlo andare dentro la Basilica e poi nelle Grotte vaticane, dove l'attendeva la sepoltura, semplice, 'nella nuda terra' come egli stesso aveva voluto. Il corpo del Papa poi e' stato portato via, ma i pellegrini non si sono arresi, e per ore e giorni - nel loro muoversi per le strade di Roma - hanno ripetuto, spesso interpellati da giornalisti e tv, che Giovanni Paolo II doveva essere proclamato Santo. Del resto, nelle loro menti erano rimaste le parole pronunciate nella prima messa di suffragio sul sagrato di San Pietro dal cardinale Angelo Sodano, che aveva parlato di "Giovanni Paolo II il Grande", titolo che viene riconosciuto dalla Chiesa solamente a tre Pontefici: Leone, Nicolo' e Gregorio VII. Per la Chiesa non rappresentava una novita', invece, sentirsi chiedere dalla folla la proclamazione di un santo per acclamazione. Infatti, l'elevazione all'onore degli altari per almeno un millennio avveniva 'vox populi', con un controllo relativo da parte dei vescovi. Solo qualche nome: San Domenico Abate, monaco vissuto dal 951 al 1031, o anche San Ceccardo, che nel nono secolo fu da subito venerato santo per acclamazione di popolo, anche se canonizzato nel XIV secolo da Urbano VIII.
In seguito, mossa dall'esigenza di esercitare un maggiore controllo ed anche per impedire che prendessero piede autonomie in qualche maniera 'destabilizzanti' o comunque pericolose, la Chiesa introdusse regole e procedure che, a partire dal pontificato di Alessandro III (1159-1181), divennero sempre piu' complesse e rigide. Fino ad arrivare alle revisioni volute da Paolo VI nel 1969 e dallo stesso Giovanni Paolo II nel 1983 (rese poi ancora piuì stringenti da Bendetto XVI). Anzi proprio Paolo VI disse no alla canonizzazione per acclamazione del suo predecessore Giovanni XXIII.
In questo caso, pero', ad avvalorare la richiesta c'erano gia' i numerosi miracoli gia' compiuti da Papa Wojtyla, compreso quello di aver messo insieme milioni di persone in un momento cosi' doloroso non solo per la cristianita' ma per l'intero pianeta. Di numerose guarigioni inspiegabili ottenute dal Papa se ne parla da tempo, anche se Giovanni Paolo II aveva vincolato tutti i testimoni di questi fatti alla piu' assoluta riservatezza. Cosi' all'indomani della morte del Papa, la Segreteria di Stato vaticana quasi sicuramente aveva gia' elementi e materiali di studio. Ma per la gente quella mattina parlava il Vangelo posto sulla bara. Cosi' come volle Paolo VI, disponendo che il 'tavolaccio' drappeggiato di rosso, il colore del lutto dei Papi, con sopra il feretro venisse poggiata per terra sul sagrato della Basilica e non su un catafalco, anche Giovanni Paolo II ha voluto per se' lo stesso. Come un'altra analogia tra i due e' data dal fatto che entrambi sono stati seppelliti nella nuda terra e, quindi, il vangelo aperto sulla bara. Nessuno a sfogliarlo, perche' doveva pensarci il vento. E il vento ha mosso le pagine del Vangelo, fino anche a chiuderlo del tutto.
Per poi riaprirlo, come se una mano invisibile lo facesse, ora una pagina ora un'altra. Un Vangelo le cui pagine una ad una sono state incarnate da Wojtyla nei 27 anni del suo magistero pontificio, e prima ancora durante la pastorale da sacerdote, vescovo, arcivescovo, cardinale, facendo si' che ogni parola, ogni brano venisse vissuto e intensamente trasmesso nel mondo. Un Vangelo portato ovunque dal vento, come il vento ha portato ovunque le parole di Giovanni Paolo II. Non per disperderlo nel vuoto ma per farlo arrivare il piu' lontano possibile. E per i fedeli che si erano riversati nelle piazze e nelle strade di Roma, ma anche nel resto del pianeta, era anche questo un miracolo da Santo.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bertone si è svegliato dal letargo...

Anonimo ha detto...

parla solo adesso dopo undici anni?
fra un pò viene fuori che w. volle anche il summorum pontificum e la anglicanorum coetibus.

Anonimo ha detto...

Con una manovra a tenaglia hanno accerchiato papa Benedetto...ieri Navarro era in TV per esaltare il suo grande immaginifico amico W. che magnetizzava le masse ma non ha detto una parola sul suo amico Maciel Degollado , su come l'abbia fatta franca per ventisette anni e su dove siqan finiti i miliardi versati dallo scaltro fondatore dei Legionari.

Anonimo ha detto...

E' mia impressione, ma mi auguro caldamente di sbagliarmi, che l'accerchiamento a Benedetto prosegua e ad esso non sia estraneo, tra gli altri, l'Uomo della Madonnina di Milano, più difficile da schiodare dalla sua poltrona di certi politici italiani dal loro scranno.
Cherokee.