Benedetto XVI alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
Il Vangelo e il dramma della frammentarietà
C'è una continuità dinamica tra l'annuncio dei primi discepoli e il nostro: il mistero salvifico della morte e della resurrezione di Cristo ha bisogno oggi solo di essere comunicato con rinnovato vigore per convincere l'uomo contemporaneo, «spesso distratto e insensibile», perché è lo stesso annuncio di sempre «anche nelle mutevoli condizioni della storia». Dunque nulla di nuovo da annunciare. Semmai bisogna farlo in modo nuovo. Benedetto XVI lo ha ripetuto lunedì mattina, 30 maggio, rivolgendosi ai partecipanti alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Il Papa ha denunciato apertamente il tentativo di marginalizzare il cristianesimo dalla vita pubblica. Un atteggiamento, ha detto, che a volte coinvolge anche persone che, pur desiderando appartenere alla Chiesa «sono fortemente plasamate da una visione della vita in contrasto con la fede». Anche se si tratta di esperienze vissute nel passato, qualcosa è cambiata: mentre nei decenni scorsi «era ancora possibile ritrovare un generale senso cristiano che unificava il comune sentire di intere generazioni» oggi al contrario si assiste «al dramma della frammentarietà che non consente di avere un riferimento unificante». Ma anche se «annunciare Cristo unico salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato -- ha sottolineato Benedetto XVI -- il nostro compito permane identico come agli albori della nostra storia»: «farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l'annuncio della salvezza, senza del quale l'esistenza personale permane nella sua contraddittorietà e priva dell'essenziale». Ma perché l'annuncio abbia efficacia non bisognerà dimenticare che lo stile di vita dei credenti -- ha detto concludendo -- ha bisogno di una «genuina credibilità, tanto più convincente quanto più drammatica è la condizione» di coloro ai quali ci si rivolge.
(©L'Osservatore Romano 30-31 maggio 2011)
Il saluto dell'arcivescovo Fisichella
Nel cuore della missione della Chiesa
«L'esigenza e l'urgenza per promuovere la nuova evangelizzazione ci riporta al cuore della missione della Chiesa e al comando ricevuto dal Signore stesso di non lasciare nulla di intentato perché a ogni uomo possa giungere il suo Vangelo come la bella notizia attesa da lungo tempo». Lo ha detto l'arcivescovo Fisichella al Papa, presentandogli, all'inizio dell'udienza, la prima sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
«Le condizioni del mondo contemporaneo -- ha detto --, soprattutto in un clima di passaggio culturale tra i più impegnativi nella storia dell'umanità, ci obbligano a guardare con realismo e lungimiranza alle grandi sfide che si affacciano e che ogni giorno diventano più impegnative non solo per l'annuncio di Gesù Cristo, ma anche per un coerente stile di vita che i credenti in lui devono testimoniare». L'istituzione del nuovo dicastero, ha proseguito, «ci obbliga a non tergiversare più sul tempo presente fatto di grandi idealità e positive conquiste, ma permeato anche da grandi limiti e contraddizioni che spesso impediscono di tenere fisso lo sguardo sull'essenziale e illudono con proposte effimere». Nonostante questo, come il Papa stesso ha insegnato nell'enciclica Spe salvi, dobbiamo essere forti perché «ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino».
Per l'arcivescovo, «annunciare in modo nuovo il Vangelo al mondo di oggi è un cammino faticoso che tuttavia merita di essere percorso proprio per la grandezza della meta a cui conduce: l'esperienza dell'amore di Dio che salva». Riconoscendo che «le attese per il nostro lavoro sono molte», monsignor Fisichella ha individuato in quello odierno «anzitutto il momento della riflessione per dare un fondamento solido alla costruzione in modo che sia di garanzia e sostegno all'attività futura». In questi giorni la plenaria del Pontificio Consiglio «sarà chiamata allo studio di diverse tematiche che segneranno le tappe successive del nostro cammino». Un lavoro che inizia con l'ascolto del «prezioso magistero» del Papa, «per ricevere -- ha concluso -- la stessa carica di entusiasmo che portò i discepoli del Signore a non avere timore di affrontare difficoltà e pericoli, perché forti della fede in lui e della certezza della sua presenza viva».
(©L'Osservatore Romano 30-31 maggio 2011)
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