Incontro di Assisi: le riflessioni di Marco Impagliazzo e padre Giuseppe Piemontese
Per un bilancio della Giornata di riflessione e di preghiera per la pace nella città di San Francesco, Fabio Colagrande ha sentito Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che in questi 25 anni ha continuato a promuovere nel mondo lo spirito di Assisi:
R. – Per noi di Sant’Egidio è stata una grande emozione, l’emozione di rivedere la preghiera di 25 anni fa in un nuovo mondo, in un nuovo contesto internazionale ed anche con un interlocutore in più: il mondo degli umanisti, dei non credenti. Quindi, la grande emozione di rivedere le religioni e gli umanisti insieme a cercare la pace per questo mondo.
D. – In questo nuovo contesto storico, che importanza ha avuto questa Giornata di Assisi?
R. – Ha avuto un’importanza fondamentale. Perché? Per il fatto che, come diceva ieri il Santo Padre, questo mondo sta perdendo il suo orientamento, i valori spirituali di fondo – penso particolarmente al mondo occidentale, all’Europa – e l’incontro di ieri vuole aiutare a dare uno spirito nuovo ad un mondo che è destinato a vivere insieme, perché nella globalizzazione ci siamo mischiati – popoli, culture, religioni ed etnie – e non sappiamo sempre vivere insieme, anzi la globalizzazione spesso ha portato dei fenomeni di rigetto di altri popoli, di altre culture, di altre religioni all’interno della stessa società. Quindi, l’incontro di ieri ha aperto una strada nuova, fondamentalmente spirituale, di riconoscimento dell’altro nel profondo, nel suo volto, nel suo cuore, nella sua storia per costruire una nuova società del vivere insieme.
D. – Ha colpito molti il “mea culpa” di Benedetto XVI, che ha riconosciuto che, in nome della fede cristiana, sono state commesse delle violenze. Ha detto: “Lo ammettiamo, pieni di vergogna”...
R. – Sì, io ho risentito i toni e gli accenti di quel “mea culpa” così commovente del grande Giubileo del 2000 di Giovanni Paolo II. Se non si parte da una purificazione interiore, personale, se non si parte da se stessi – e qui il Papa è stato un maestro ieri di questo per tutti noi – è difficile dire agli altri come cambiare il mondo. E allora la purificazione di cui il Papa ha parlato, a partire dalla vita della Chiesa, della storia della Chiesa cattolica, è fondamentale, perché possiamo essere esemplari anche per gli altri. Ogni nostro cambiamento personale, della nostra Chiesa, avrà un’influenza sul mondo intero.
D. – Per molti la vera novità di Assisi 2011 è stata la presenza dei non credenti. Ma Benedetto XVI ha parlato anche della negazione di Dio, come una delle cause della violenza...
R. – Il grande richiamo che viene da Assisi è che se proprio non si riparte da Dio l’uomo è disorientato e nel disorientamento nascono anche tanti fenomeni di contrapposizione, di violenze. Io penso al grande tema della violenza diffusa che sta attanagliando tante società in America Latina e anche in Africa. Di fronte a tutto questo ci vuole un soprassalto di spiritualità, ma assieme a tanti uomini e donne di buona volontà che vogliono unirsi per quest’opera di pace. (ap)
Infine, per una riflessione su questo evento, ascoltiamo padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro Convento di Assisi, al microfono di Luca Collodi:
R. – Abbiamo visto il Santo Padre giungere in Assisi con i capi delle grandi religioni mondiali, farsi pellegrino; pellegrino della verità e pellegrino della pace. Il richiamo a una disponibilità maggiore al dialogo, a costruire la pace e la giusta convivenza tra i popoli è uno degli aspetti fondamentali di questa giornata. Ma insieme, viene sottolineato il cammino verso la verità. E’ una novità rispetto al 1986: tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a guardarsi dentro, a guardare in alto, a guardarsi intorno, per cercare le ragioni della verità, per avvicinarsi il più possibile alla verità. E’ la verità di chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Ecco, l’invito di Benedetto XVI a questa riflessione porterà certamente e di conseguenza ad una dimensione di pace più grande, perché la verità è nello stesso tempo bene e bellezza, convivenza pacifica e gioia. E San Francesco sembra quasi dirci che, unendo insieme la ricerca della verità e la ricerca della pace si raggiunge la perfetta letizia.
D. – Padre Piemontese, perché oggi realizzare la pace è così difficile, soprattutto nei rapporti tra Stati e tra popoli?
R. – Nella storia dell’umanità abbiamo assistito sempre a rapporti di frizione, di competizione e di conseguenza anche di guerra per la supremazia. Oggi siamo diventati tutti un po’ più egoisti e individualisti a livello personale, ma anche a livello di gruppo, di Paesi, di Stati e di Nazioni. Ognuno vuole raggiungere una supremazia che sì, forse compete anche, ma non può essere vissuta a scapito e a prezzo di altre persone, di altre nazioni. Io credo che se ritornassimo ad una considerazione della fraternità del genere umano, del rispetto di coloro che ci sono accanto, che anche loro hanno diritto ad una fetta di serenità, di buon vivere, credo che si potrebbe arrivare ad attenuare tensioni e conflitti tra le nazioni, tra i popoli e tra le persone. (gf)
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