BIOTESTAMENTO: BUTTIGLIONE, COSTITUENTI PENSAVANO A LEGGE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 feb.
L'articolo 32 della Costituzione stabilisce si' che "nessuno puo' essere obbligato ad un trattamento sanitario", come viene spesso ricordato, ma significativamente aggiunge: "se non per disposizione di legge". E questo dettaglio viene spesso omesso.
"Invece di un divieto assoluto - spiega il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione in un intervento pubblicato oggi da Avvenire - abbiamo qui una semplice riserva di legge, poi rafforzata da una clausola di chiusura: 'la legge non puo' in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana'". Una sottolineatura che mette in guardia dall'accanimento terapeutico ma dalla quale per l'esponente dell'Udc, "e' risibile far derivare il diritto alla eutanasia".
"Alcuni - continua Buttiglione che nello spazio concessogli dal giornale della Cei vuole smentire alcuni luoghi comuni sul ddl approvato dal Senato - dicono che la legge impone l'alimentazione forzata a chi non la vuole. Non e' vero. Se uno non vuole la alimentazione artificiale e la rifiuta nessuno puo' imporgliela. La legge dice un'altra cosa: il rifiuto di terapie salvavita o di ordinarie misure di assistenza e cura che preservano la vita e' un atto personalissimo assolutamente non delegabile".
Dunque, spiega Buttiglione, "la persona deve esprimerlo direttamente" e "non basta scriverlo in una dichiarazione anticipata di trattamento" perche' rispetto al momento in cui si e' scritto molto e' cambiato contesto della imminente minaccia di vita è un contesto assolutamente straordinario ed e' elevata la probabilita' che in quel contesto la persona esprimerebbe una indicazione diversa da quella che ha lasciato scritta in un documento".
"Alcuni - continua il vice presidente della Camera - dicono che la legge non serve a nulla. Non e' vero: nella maggior parte dei casi, "il fatto di avere la dichiarazione del paziente aiuta il medico a prendere la decisione (insieme con il fiduciario indicato nelle dichiarazioni anticipate) e lo tutela anche contro possibili azioni legali dei familiari. La decisione verra' presa (probabilmente) prima e con minori difficolta'".
In definitiva, osserva Buttiglione, "nel bilanciamento fra il principio costituzionale della difesa della vita e quello della autodeterminazione, si stabilisce un equilibrio per cui prevale il principio di autodeterminazione quando la volonta' viene espressa direttamente, e prevale il favor vitae quando manchi questa espressione diretta".
"Resta infine - conclude il vice presidente della Camera - da considerare un'ultima obiezione: la legge contraddirebbe gli indirizzi giurisprudenziali della Corte di Cassazione. Su questo punto basta replicare che le leggi non le fanno i giudici ma il Parlamento".
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24 commenti:
http://www.comitatoveritaevita.it/pub/news_read.php?read=288
Ciò che l'on. Buttiglione, ma anche i pro-lifers, non vogliono capire, è che solo la previsione del SUICIDIO COME REATO chiarisce la situazione: se la "MIA" vita è un bene a mia disposizione, qualunque orrore è concepibile e attuabile.
E infatti stiamo arrivando alla soppressione legalizzata dei deboli in un clima complessivamente suicidario (mancanza di figli, riflessioni cupe sul "senso della vita" e così via).
Il suicidio come reato? Una cosa che non sta ne in cielo ne in terra. Roba da teocrazia.
Esattamente.
Infatti Dio, che ha fatto l'uomo, il cielo e la terra, è l'unico amico dell'uomo.
Giusto! Ma non va imposto per legge.
Va imposto, va imposto. Come per legge si sanziona l'omicidi, il furto, la rapina a mano armata,
lo sfruttamento della prostituzione......
La legge naturale non è un'invenzione della Chiesa.
La libertà dell'individuo di poter disporre del proprio corpo è fondamentale. È una delle cose che differenziano l'occidente da molte teocrazie islamiche dove regna la sharia.
Disporre del proprio corpo...e' una brutta espressione.
Se portata alle estreme conseguenze, puo' giustificare il mercato degli organi o gli uteri in affitto.
R.
Per questo ci sono le leggi che limitano il diritto degli altri di disporre del corpo del singolo individuo. Non si parla di anarchia.
Sono io l'anonimo delle 9.08
Ma se io volessi vendere un organo perché attualmente l'occidente mi vieta quest'atto di disposizione del corpo? Oppure se io avessi tentato il suicidio perché lo stato non punisce colui che sventò il mio tentativo, comprimendo la mia libertà di disposizione del corpo?
Il suicidio (senza giudicare i singoli suicidi) è IL delitto per antonomasia :
"Vedi, Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male:.. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza..." (Deuteronomio 30, 15 e 19).
Se lo si sfuma nell'opinabile, tutto crolla nella disgregazione di morte.
@Michele
Nessuno mi vieta di togliermi un organo da solo(se ne fossi capace). I divieti iniziano quando io voglio fare di ciò un commercio di qualsiasi tipo. E' il commercio ad essere vietato.
Come non esiste il reato di tentato suicidio, non esiste il reato di "salvataggio da suicidio".
@Andrea
Sul concetto di suicidio sono d'accordo con te, ma per me è una cosa che deve rimanere nell'ambito della coscienza e del credo religioso(o non religioso) del singolo individuo.
Non può essere una legge di uno stato laico a decidere quale approccio religioso o filosofico sia giusto a riguardo.
Siamo sempre lì, Saturno. Vendere un organo è un atto di disposizione del corpo. Se trovo qualcuno disponibile ad acquistarlo, perché lo stato dovrebbe vietarmelo, visto che non nuoce a terzi? Non solo: ma le democrazie occcidentali hanno vietato (e talvolta ancora vietano) la pratica di donare organi a sconosciuti dove non è implicato alcun commercio.
Quanto al suicidio, il reato di cui parlo potrebbe essere tranquillamente la violenza privata. Se suicidarsi significa autodeterminarsi, chi impedisce che ciò avvenga sta comprimendo la mia libertà. E se tale libertà è fondamentale, ciò che la ostacola deve essere considerato reato.
No Michele. Vendere un proprio organo è un reato, punto. Vendere presuppone un compratore e quindi non è più una cosa che riguarda il singolo.
Se uno ti chiude in casa per non farti andare a suicidare questi può essere incriminato per sequestro di persona.
Presuppone un compratore consenziente ed, aggiungo io, senza che ciò nuoccia ad alcuno. Se è reato, lo è per retaggio storico-culturale, e non perché in contraddizione con la propria autodeterminazione, poiché inequivocabilmente riguarda due soggetti consenzienti.
Idem per il suicidio. Se un carabiniere si getta nel fiume per "salvare" (dal suo punto di vista) un suicida, non viene incriminato per sequestro di persona.
per adesso vendere un proprio organo è un reato, ma fino a quando, visto come si tende a spostare sempre più i paletti su ciò che riguarda la vita umana?
Affittare l'utero per soldi (e in fondo comprare anche il suo contenuto) fino a qualche tempo fa sarebbe sembrato inimmaginabile, oggi in diversi paesi è consentito, e laddove non lo è si è considerati retrogradi e in ritardo nel rispetto dei diritti
Si era partiti col parlare del suicidio come reato e si è arrivati a parlare di compravendita di organi e di carabinieri che si buttano nel fiume. Questo succede a non ascoltarsi.
Ci si è capiti benissimo, "Saturno".
Il punto è uno solo: "IO SONO MIO" o no?
La questione non è quella posta dal relativismo, cioè "Per me io mi considero "a mia disposizione", per un altro sarà diverso - lo Stato ci deve lasciar pensare e lasciar fare", bensì
"Lo Stato è struttura organizzativa di persone concretamente esistenti (=non auto-create) o Entità Superiore che dà ordini a delle MONADI (= esseri chiusi in se stesi) ? ".
Se fosse vera la seconda, ovviamente qualunque Stato sarebbe qualcosa di contraddittorio. E infatti il vero volto del Liberalismo è l'Anarchia.
Il fatto che uno sia libero di suicidarsi non vuol dire che possa fare tutto. E comunque penso siamo ben lungi dal rendere reato il suicidio
uno deve avere il diritto di pensare "io sono mio" o "io sono di Dio".
e l'unico stato che può garantirlo è uno stato laico.
L'alternativa è "Io sono mio", cioè mi posseggo come oggetto, oppure "Io sono un SOGGETTO in prova: prova che si attua nelle relazioni con il mondo, con gli altri, con Dio - MAI nel ripiegamento su me stesso".
Il Liberalismo (laicismo) dà per scontato proprio questo, cioè che ognuno non abbia e non voglia avere relazioni vitali con nessuno (Dio-Patria-Famiglia), per celebrare un continuo culto a se stesso come "libero pensatore" (e non "attore", cioè persona agente).
I risultati storici sono stati e sono catastrofici.
La parola "laicismo" è un invenzione retorica che serve a sporcare gradualmente la parola "laicità".
A parte questo, tu dai per scontato che un soggetto debba mettersi in relazione con Dio e quindi con le regole religiose e confessionali specifiche del luogo. Non deve essere così. La relazione con Dio è facoltativa. Lo stato laico deve garantire anche chi con Dio non vuole avere relazioni. Sempre nell'ambito del diritto e nella ricerca del benessere di tutti.
Tutte le degenerazioni dei concetti sono "-ismi".
R.
Quel diritto di scelta, ovvero il biotestamento che ogni essere umano dovrebbe disporre per la fine della sua vita in quelle situazioni particolari terminali che non contemplano quella esistenza in vita dignitosamente della persona malata e' stato negato.
Con il nuovo recente disegno di legge del nuovo testamento biologico la camera ha approvato quelle norme che serviranno solo a trascinare quel dolore di chi per forza di cose e' rappresentrato da tali norme ovvero i malati terminali e conseguentemente da quelle persone come i familiari.
Tali articoli pongono quelle condizioni che la tutela della vita umana e' un diritto inviolabile ed indisponibile anche nella fase terminale dell' esistenza e quindi al divieto di eutanasia e assistenza al suicidio,norme gia' contemplate da nostro codice penale il quale non e' stato adeguato ai nostri tempi Europei.
In altre nazioni dell' Europa come Svizzera ed Olanda esistono addirittura dei kit di fine vita per i malati terminali e quindi tali inviolabilita' ed indisponibilita' della vita propria non vengono imposte come per legge,la vita ad ogni costo e' la negazione di tutto quello che chiamiamo vita ed e' contraria a quegli atti d'amore pur dolorosi ma indispensabili che pongono un fine a quelle sofferenze.
Quella mostruosita' che la nostra vita non ci appartiene e' una norma a mio avviso anticostituzionale,perche' la mia vita dovrebbe appartenere a chi ha deciso sulla mia esistenza da malato terminale?,alcune situazioni per essere capite devono essere provate ,il dolore tante volte non puo' essere compreso se non da chi ha provato quello stesso dolore.
La dignita' della persona e'quel principio fondamentale democratico di qualuncque Nazione civile, quando questa manca si rischia di ritornare indietro nella storia, con imposizioni contro quella nostra unica volonta'.
I cattolici che festeggerano tali norme contro quel fine di quella che loro considerano ancora vita dovrebbero capire che la vita non e' solo un cuore che batte nell' essere umano,essa e' il provare un emozione una gioia un dolore, una ragione.
Chi ha deciso per noi che non possiamo avere quella pace che tanto si cerca in quei momenti particolari terminali per l' impossibilita' a quelle indispensabili condizioni dignitose di pseudovita dovrebbe per capire essere toccato personalmente .
Come possiamo concepire il rispetto di quelle leggi che la nostra vita non sia nostra ma di persone che magari neanche ci rappresentano politicamente benche' siano al governo?,come si puo' concepire che quella chiesa fondata in quod pugnat malis et doloris non possa capire che porre fine ad un agonia non sia atto d'amore?.
Anche con i cani ed i cavalli in punto di morte i veterinari pongono fine ad una pseudovita che non e' piu' tale,ma agonizzante di estrema sofferenza ,unicamente per quell' atto atto d'amore e di quella misericors, non certo per malvagita'-
Antonello Laiso(Napoli)
giornalista freelance international press
antonio_laiso@fastwebnet.it
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