Il Papa: «Aborto mai terapeutico»
Carlo Marroni
CITTÀ DEL VATICANO
I medici devono «difendere le donne dall'inganno» dell'aborto.
Non lascia dubbi l'intervento di Benedetto XVI nel suo discorso alla Pontifica Accademia per la Vita.
Il Papa ha sottolineato che l'aborto non è mai una soluzione né a difficoltà familiari ed economiche, né a problemi di salute, mentre «la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l'aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto "terapeutico"».
Inoltre il Papa ha esortato a «porre l'attenzione sulla coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte. Nella coscienza morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento».
Il discorso del Pontefice ha affrontato anche «il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto ricorso all'aborto volontario» che «rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l'azione umana tradisce l'innata vocazione al bene dell'essere umano, che essa testimonia». Il Papa ha chiesto ai medici di mantenere «una speciale fortezza per continuare ad affermare che l'aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare». Affrontato poi il tema delle donazioni del cordone ombelicale ai fini di ricerca: ci vuole generosità – ha detto Benedetto XVI – «la ricerca medico-scientifica è un valore, e dunque un impegno, non solo per i ricercatori, ma per l'intera comunità civile». Per questo è necessario promuovere «le ricerche eticamente valide da parte delle istituzioni e il valore della solidarietà dei singoli nella partecipazione a ricerche volte a promuovere il bene comune. Questo valore, e la necessità di questa solidarietà, si evidenziano molto bene nel caso dell'impiego delle cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale».
Nel commento in prima pagina sull'Osservatore Romano dal titolo "La voce della coscienza", il direttore Gian Maria Vian ha esortato i media a non leggere il discorso «in chiave soltanto negativa» contribuendo così a «rafforzare gli stereotipi caricaturali di un Papa e di un cattolicesimo spietati, retrogradi e nemici di presunte libertà, se non addirittura di diritti. Naturalmente – ha aggiunto Vian - non è così, e basta leggere il testo per accorgersi che l'intervento del Pontefice è ancora una volta positivo e ragionevole: insomma, profondamente umano».
© Copyright Il Sole 24 Ore, 27 febbraio 2011 consultabile online anche qui.
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