mercoledì 1 giugno 2011

Il Papa: L’intercessione di Cristo “è non solo solidarietà, ma è identificazione con noi, porta tutti noi nel suo corpo e così tutta la sua esistenza di Uomo e di Figlio è grido al cuore di Dio, è perdono, ma è perdono che trasforma e rinnova”

BENEDETTO XVI: UDIENZA, L’ESEMPIO DI “MOSÈ, UOMO DI PREGHIERA”

“I Padri della Chiesa hanno visto in Mosè che sta sulla cima del monte che sta faccia a faccia con Dio e si fa intercessore per il suo popolo, offre se stesso, una prefigurazione di Cristo, che sull’alta cima della croce realmente sta davanti a Dio, non solo come amico, ma come Figlio e offre il suo cuore trafitto, si fa cancellare e, come dice san Paolo, porta i nostri peccati per salvarci”, ha osservato Benedetto XVI.
L’intercessione di Cristo “è non solo solidarietà, ma è identificazione con noi, porta tutti noi nel suo corpo e così tutta la sua esistenza di Uomo e di Figlio è grido al cuore di Dio, è perdono, ma è perdono che trasforma e rinnova”.
“Penso – ha aggiunto il Papa – che dobbiamo meditare su questa realtà: Cristo sta davanti alla faccia di Dio e prega per me, ha sofferto per me, si è identificato con me prendendo il nostro corpo e l’anima umana e ci invita a entrare in questa sua identità facendoci un corpo e uno spirito con Lui, perché dall’alta cima della croce ha portato non nuove leggi, ma come nuova alleanza se stesso, il suo corpo e il suo sangue”. Così, ha chiarito il Pontefice, “ci fa consanguinei con Lui ci invita a entrare a essere uniti con Lui in questo desiderio di essere un corpo e uno spirito con Lui”.
“Preghiamo il Signore che questa identificazione ci trasformi, ci rinnovi”, ha concluso.

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