sabato 23 aprile 2011

Con la sua partecipazione alla trasmissione "A sua immagine" il Papa ha dimostrato ancora una volta grande disponibilità al confronto con il mondo. Sarebbe stato bello ascoltare e basta (Valli)

Il Papa debutta in tv, purtroppo non è solo

Aldo Maria Valli

Con la sua partecipazione alla trasmissione televisiva A sua immagine, su Raiuno, Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta grande disponibilità al confronto con il mondo. Lo aveva già fatto, da cardinale, rispondendo alle domande di Vittorio Messori nei libro Rapporto sulla fede, lo ha fatto più di recente nel libro Luce del mondo, dove si è lasciato interpellare dal giornalista Peter Seewald, e ora lo ha fatto di nuovo davanti alle telecamere.
Per un papa è stata una prima assoluta, e se qualcuno può sorprendersi che il protagonista di questo esordio sia stato il timido e riservato Joseph Ratzinger, va ricordato che in realtà l’attuale pontefice ha sempre manifestato fiducia nei confronti dei mass media, compresi i più innovativi, arrivando a sostenere che anche i social networks sono importanti per la diffusione del Vangelo e di un maggiore spirito di fratellanza.
Non è quindi così strano che Benedetto XVI abbia detto sì a questa partecipazione televisiva, all’interno di una storica rubrica religiosa del servizio pubblico. Apparso con il volto stanco (per fortuna, almeno al papa è risparmiata la triste incombenza di farsi imbellettare la faccia), Benedetto XVI ha risposto in modo semplice e pacato a tutte le domande che gli sono state poste. A una mamma che aveva accanto a sé il figlio quarantenne in coma vegetativo da due anni (è sembrata una moderna versione della Pietà), ha detto che l’anima è ancora e sempre presente nel corpo e ha paragonato il figlio della signora a una chitarra dalle corde spezzate: non si può suonare, ma è presente, c’è, e sicuramente l’anima del figlio sente in profondità l’amore che gli viene donato dai genitori e da tutti coloro che si prodigano per lui.
Ai giovani cattolici che lo hanno interpellato da Bagdad ha detto di non cedere alla tentazione di abbandonare l’Iraq e ha ricordato che il papa prega per loro ogni giorno. A una donna musulmana della martoriata Costa d’Avorio ha raccomandato di cercare la pace con i mezzi della pace stessa, abbandonando la violenza, che non viene mai da Dio. Alla domanda su un possibile nuovo affidamento della Chiesa alla Vergine ha detto molto sinceramente di non avere l’intenzione di procedere in questo senso, visto che altri papi, come Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, già l’hanno fatto.
Ma la risposta che ha colpito di più è quella data a una bambina giapponese sul significato della sofferenza provocata da una catastrofe come il terremoto e lo tsunami. Perché tutto questo? Che senso ha? «Anche a me vengono le stesse domande – ha ammesso il papa – e non abbiamo le risposte. Ma sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente, che il Dio vero che si mostra in Gesù sta dalla vostra parte. Questo mi sembra molto importante, anche se non abbiamo le risposte, se rimane la tristezza. Dio sta dalla vostra parte, e state sicuri che questo vi aiuterà. E un giorno potremo anche capire perché era così».
Senza mai aiutarsi con un testo scritto, senza enfasi, senza cercare di apparire diverso da come è, papa Benedetto ha fatto così un pezzo di strada accanto a tutti. Certo, la televisione ha le sue logiche, e così, mentre sarebbe stato bello ascoltare e basta, per rimuginare poi con calma sulle risposte del papa, è stato necessario fare i conti con un conduttore e tre esperti in studio che, per quanto bravi, si sono trovati nella spiacevole situazione di dover dire qualcosa di sensato su temi non soltanto complicatissimi, ma già affrontati benissimo dal papa stesso. Inoltre ogni intervento del papa è stato introdotto da una minisigla che sembrava presa in prestito da una puntata di Voyager. Ma poco male. Il papa in tv? Buona la prima!

© Copyright Europa, 23 aprile 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

laura ha detto...

Davvero, di fronte al Papa, l'unico attegiamento opportuno è l'ascolto e il silenzio