martedì 29 marzo 2011

"Cortile dei Gentili", credenti e non credenti hanno molte cose da dirsi (Bromuri)

CORTILE DEI GENTILI

Il vento del Concilio

Credenti e non credenti hanno molte cose da dirsi

Elio Bromuri

A conclusione della prima manifestazione ufficiale e solenne del “Cortile dei Gentili”, avvenuta a Parigi nei giorni 24 e 25 marzo, è stato trasmesso un breve e intenso videomessaggio di Benedetto XVI nel quale egli ha messo a fuoco il senso di questo nuovo e suggestivo progetto culturale della Santa Sede. Rivolgendosi ai circa diecimila giovani riuniti sul sagrato della stupenda cattedrale di Notre Dame di Parigi ha indicato con coraggio, proprio nel “cuore della Città dei Lumi”, nuove e promettenti vie di dialogo. Ha delineato e aperto uno spazio ideale, che non appartiene in proprio a nessuno, in cui è dato libero accesso a tutti coloro che aspirano ad un mondo descritto con sei aggettivi di forte caratura: “Un mondo nuovo e più libero, più giusto e più solidale, più pacifico e più felice”, nel solco della solidificata storica triade della libertà, uguaglianza e fraternità.
Un progetto volto alla trasformazione concreta della realtà e non solo alla contemplazione di un’astratta verità. In questo spazio “voi non credenti potete interpellare i credenti... Voi credenti potete dire...”. L’importante – sembra dire il Papa – è che vi parliate e diciate le vostre ragioni di credenti e di non credenti in modo che non cada nel vuoto la grande questione di Dio e della fede religiosa. Il Papa, intellettuale e teologo, profondo conoscitore del pensiero contemporaneo, sa che il vero pericolo per la fede, non solo cristiana, è l’indifferenza, la banalizzazione, la riduzione in una delle forme residuali della subcultura popolare, come è considerata da una certa cultura scientista radicale europea. Il mondo senza Dio sarebbe più povero e buio e più difficile sarebbe la convivenza umana. La fraternità e la pace tra gli uomini, pur nelle loro diversità, costituiscono il fondamento e l’intenzionalità del “Cortile”.
Il Papa non ripete la “cattedra dei non credenti”, che a buon diritto si può considerare l’antesignana di questa iniziativa. A prescindere dalle intelligenti e sottili intenzioni del card. Martini, infatti, l’iniziativa milanese può aver destato in alcuni il sospetto di aver posto in cattedra la non credenza. Nessuno è in cattedra, neppure i credenti, ma solo la verità sinceramente cercata, fonte di bellezza e felicità. Non si fa fatica a riconoscere in certi tratti del testo di Benedetto XVI tracce dell’anelito agostiniano verso la verità (Conf. X, 27,38).
La prospettiva del “Cortile dei Gentili”, pur nuova nell’espressione e nello stile, trae origine e linfa vitale dalla grande lezione conciliare sul dialogo della Chiesa nel mondo contemporaneo. Con questa formulazione si viene a indicare una struttura permanente, uno stato dell’essere credenti in rapporto con la dimensione “altra”, quella dei non credenti, non massa da allontanare, perché già fuori dal tempio, ma da considerare in riferimento alla categoria del confine, del limite, della soglia, dal momento che il muro della separazione che era frammezzo, l’inimicizia, è stato abbattuto (Ef, 2,14-17) e ciò ha reso possibile un rapporto di vicinanza, una maggiore possibilità di scambio e di legami di amicizia e fraternità. Benedetto XVI esprime anche l’augurio che tutti possano entrare nel tempio e pregare il Dio conosciuto per fede da parte dei credenti ed elevare verso il “Dio Ignoto” i sentimenti del proprio cuore da parte dei non credenti. Nutre altresì la speranza che Dio, e lui solo, possa operare una fraternità ancora più piena in Cristo.
Il messaggio del Papa non è un discorso sulla tolleranza vicendevole, quasi una mutua benevola concessione per un’utilità o convenienza comuni: “Credenti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alle proprie convinzioni e devono essere fratelli fra loro”. A loro è indicato il compito di cercare “le vie di un dialogo precursore e profondo”, che sia di esemplarità per un nuovo stile di vita e di rapporti. Credenti e non credenti, soprattutto giovani, hanno molte cose da dirsi e comuni sfide del tempo presente da affrontare.
L’invito di Benedetto XVI oltrepassa i confini del tempio e del suo cortile e bussa al cuore di tutti coloro che sono disposti ad ascoltare una voce disinteressata, diversa dal frastuono che ci accompagna e ci sommerge e si rivolge ai giovani invitandoli a Madrid, per la Gmg: “Non abbiate paura! Sulla strada che percorrete insieme verso un mondo nuovo, siate cercatori dell’Assoluto e cercatori di Dio, anche voi per i quali Dio è il Dio ignoto”.

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