Inediti
Benedetto XVI racconta il suo Wojtyla «segreto»
Nella biografia di Giovanni Paolo II, Andrea Riccardi si avvale anche di colloqui personali e inediti con il successore Benedetto XVI. Riportiamo qui alcune di tali testimonianze.
Il conclave del 1978
Al momento della sua elezione il vero problema da affrontare era uscire dalla crisi della Chiesa in quegli anni. Bisognava praticare la massima fedeltà al Concilio Vaticano II. Si doveva purificare anche la recezione del Concilio. Non era soprattutto necessaria una riforma strutturale, ma una profonda riforma spirituale.
La teologia della liberazione
Giovanni Paolo II insisteva sul fatto che si pensasse a una teologia della liberazione anche in modo positivo dopo aver chiarificato gli aspetti negativi e le commistioni indebite.
Non so quanto ci siamo riusciti in seguito a formularla in senso positivo.
Tuttavia la seconda istruzione sulla teologia della liberazione vuole muoversi proprio in questa linea toccando un problema e una prospettiva che sono reali e che Giovanni Paolo II sentiva molto.
Il metodo di governo
Giovanni Paolo II stimava il lavoro della Segreteria di Stato e dei suoi collaboratori in Curia. Aveva una visione dell’umanità che gli faceva cogliere con acutezza alcuni problemi.
Pensava e prospettava modi di intervento anche diretto e personale. C’è una dialettica di sempre tra l’uomo e l’istituzione, tra il sentire personale e il lavoro di un’amministrazione. Forse era un po’ diverso per Paolo VI e per Pio XII, che avevano trascorso tanto tempo della loro vita lavorando in Vaticano e in Segreteria di Stato.
Il tempo della malattia
Allora ci si poteva ragionevolmente chiedere: è possibile governare la Chiesa in quelle condizioni di salute? Oggi, in una visione retrospettiva, comprendiamo meglio la portata di quegli anni di sofferenza. Vediamo che portava sulle sue spalle, fattesi fragili, il peso del suo ministero. La sua vita, negli ultimi anni, è stata una vera catechesi del dolore.
Oggi, nel mondo contemporaneo si nascondono i sofferenti e le sofferenze. Ma la sofferenza è una parte essenziale della vita umana. Giovanni Paolo II ha mostrato, con la sua sofferenza personale, il cristianesimo come la religione del Crocifisso. Sì, si può governare anche con la sofferenza. È certo qualcosa di straordinario. Ma dopo un lungo pontificato e dopo tanta vita attiva da parte del Papa, era significativo ed eloquente un tempo di sofferenza, che quasi divenne un tipo di governo.
Benedetto XVI
© Copyright Avvenire, 16 marzo 2011
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