venerdì 4 marzo 2011

Card. Burke: Gli abusi liturgici causano gravi danni alla fede dei Cattolici ma troppi preti e vescovi non li considerano importanti

Clicca qui per leggere la riflessione segnalataci da Alberto. Qui una traduzione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi è capitato di partecipare a Messe dove, in qualche passaggio, il celebrante introduceva, episodicamente, qualche invocazione latina, letta o cantata.
In altre, ho constatato il rifiuto pressoché totale di qualche banché minimo richiamo latino. In effetti si ha talvolta l'impressione di partecipare a messe condotte diversamente. Un passaggio che continuo a "non digerire" riguarda lo sviluppo della comunione, nella quale il Celebrante, mentre distribuisce la comunione, canta i canti di comunione, con il risultato finale che i fedeli che si sono comunicati spesso non fanno alcun vero raccoglimento spirituale post-comunione, si guardano bene dall'inginocchiarsi, cantano "allegramente" come se la comunione fosse un passaggio insignificante. La gestione attuale della comunione, sia da parte del celebrante, sia da parte dei fedeli (anche per scelte forse sbagliate, probabilmente discutibili, della Chiesa)ha perso il suo carattere di "dialogo intimo e personale con Dio, di ringraziamento del dono ricevuto".
E' diventata una routine, più o meno come il segno della croce all'inizio della Messa.
Questo è, a mio modesto avviso, uno degli errori gravi della nuova liturgia, molto più della questione (a mio avviso irrilevante) della comunione alla bocca o sulle mani, oppure del sacerdote rivolto ai fedeli, anziché, come un tempo, all'altare. L'uso dei canti, a mio avviso, ha raggiunto livelli da "patologia psichiatrica", con innni di accompagnamento alla messa sempre più stravaganti, profondi magari nel contenuto, ma non orecchiabili, di difficile memorizzazione, di difficile intonazione, di difficile esecuzione. Queste "carenze" sviliscono il senso profondo della Messa come "dialogo personale con Dio, in ambito comunitario".
Cherokee.

Andrea ha detto...

Esatto, caro Cherokee:

A- la questione del latino è vitale, soprattutto (ma non solo) perché riguarda la CONTINUITA' nella vita della Chiesa.
B- se molti vanno e vengono dalla Comunione "come se niente fosse", è perché aderiscono a un'impostazione comunitaristica: "È
un rito NOSTRO, una cosa TRA NOI! "...