Il cardinale Tauran: Shabbaz Bhatti è un martire, da lui mai una parola d’odio contro i suoi nemici
La straordinaria testimonianza di Shabbaz Bhatti verrà ricordata, domani pomeriggio alle 16.30, al Pontificio Collegio San Pietro Apostolo in Roma, dove verrà celebrata una Messa in suffragio del ministro pakistano ucciso mercoledì scorso. La celebrazione, promossa dall’Associazione pakistani cristiani in Italia, verrà presieduta dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Al microfono di Alessandro Gisotti, il porporato si sofferma con parole commosse sulla figura di Shabbaz Bhatti:
R. – Devo dire che mi sono commosso profondamente leggendo il testamento spirituale che – secondo me – è all’altezza di un testo di uno dei Padri della Chiesa: “Non ho più alcuna paura, dedico la mia vita a Gesù. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere: voglio solo un posto ai piedi di Gesù”. Sono frasi che realmente colpiscono. Io l’avevo incontrato a Roma e poi, alla fine di novembre, in Pakistan. L’ultima volta che ci siamo incontrati all’aeroporto di Lahore, verso mezzanotte, prima che io mi imbarcassi sul volo per Roma, quando ci siamo separati, mi disse: “So che morirò assassinato, ma do la mia vita come testimonianza per Gesù e per il dialogo interreligioso”. Lui sapeva, ed aveva già offerto la sua vita. Penso che sia un vero martire.
D. – Anche i vescovi del Pakistan dicono che quest’uomo è un martire …
R. – Sì, lo penso anch’io, perché è stato ucciso perché cristiano. Era un uomo, un cristiano autentico.
D. – E questo essere cristiano autentico si vede anche dal fatto che non odiava i suoi nemici …
R. - … mai una parola d’odio: mai! Aveva assimilato il Vangelo in maniera esimia!
D. – Ogni volta che succedono tragedie come questa, ci si chiede cosa avrebbe potuto fare la comunità internazionale …
R. – Certo: si dovrebbe avere una risposta corale. Ma io devo dire che ricevo lettere di ambasciatori musulmani, che dicono che ovviamente questo non è l'islam: sono persone che usano l’islam e compiono questi atti che sono aberranti.
D. – Forse questa testimonianza straordinaria aiuta anche noi cristiani dell’Occidente, a volte un po’ indifferenti e un po’ stanchi …
R. – Ah, certo: siamo piccoli piccoli di fronte a questo grande esempio. Un uomo di 42 anni – giovanissimo! – che viveva un po’ come un consacrato, senza esserlo. Sono rimasto molto impressionato perché si percepiva l’intensità della sua vita interiore. (gf)
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