Nel messaggio di Benedetto XVI per il centocinquantesimo anniversario dell'unificazione politica dell'Italia
Naturale sbocco dell'identità nazionale
Il contributo fondamentale del cristianesimo e della Chiesa cattolica
L'unità d'Italia realizzata centocinquant'anni fa non è una «artificiosa costruzione politica di identità diverse» ma il «naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente nel tempo». Lo scrive il Papa nel messaggio inviato al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo dell'unificazione nazionale. Il testo è stato consegnato al capo dello Stato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante l'incontro svoltosi alle 11 di questa mattina, mercoledì 16 marzo, nel Palazzo del Quirinale. Il porporato era accompagnato dall'arcivescovo Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, e dai monsignori Lech Piechota, Roberto Lucchini e Guillermo Javier Karcher.
Nel messaggio il Pontefice ricorda che «il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell'identità italiana attraverso l'opera della Chiesa». E lo ha fatto -- rileva -- non soltanto attraverso le sue attività sociali, educative e assistenziali, ma anche «mediante una ricchissima attività artistica» e una testimonianza di santità che ha lasciato un segno profondo persino nell'ambito culturale e politico. A cominciare dal periodo risorgimentale, quando l'apporto di pensiero e di azione offerto da figure come Gioberti, Rosmini, Manzoni, don Bosco ha contribuito indiscutibilmente a dare agli italiani «il senso dell'appartenenza alla nuova comunità politica» che si stava costruendo.
Certo -- riconosce Benedetto XVI -- il problema della sovranità temporale dei Papi «ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani». Ma si trattò soprattutto di un contrasto politico-istituzionale, mentre «nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale». In effetti -- evidenzia il Pontefice -- «l'identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì la base più solida della conquistata unità politica».
Anche negli anni in cui la contrapposizione tra Stato e Chiesa ha raggiunto le punte più aspre «i cattolici -- scrive il Papa -- hanno lavorato all'unità del Paese». Da parte sua la Santa Sede -- assicura -- «ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della “Questione Romana” attraverso imposizioni dall'esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano». In questa ottica va letta la firma dei Patti lateranensi, che nel 1929 ha sancito «la definitiva soluzione del problema».
Il messaggio non dimentica di sottolineare «l'apporto fondamentale» dei cattolici alla Costituzione repubblicana del 1947, definita da Benedetto XVI «il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero». E rimarca l'«assoluta fedeltà allo Stato» e la «dedizione al bene comune» dimostrate anche nei decenni successivi, quando la Chiesa lavora soprattutto per «alimentare il corpo sociale di quei valori morali che sono essenziali per la vita di una società democratica, giusta, ordinata». Fino ad arrivare alla revisione del Concordato con l'Accordo del 1984, che ha contribuito largamente a garantire quella «sana laicità» fondata sui principi della distinzione e della collaborazione tra Stato e Chiesa.
(©L'Osservatore Romano 17 marzo 2011)
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