Da Gerusalemme a Parigi
L'intuizione di Benedetto XVI di un nuovo spazio dove laici e non credenti possano essere accolti con amicizia per condividere con chi crede la ricerca dell'unico Dio sta prendendo forma.
Nella visione papale questa proposta è rappresentata dall'immagine del "cortile dei gentili" nel Tempio di Gerusalemme - dove appunto erano ammessi i pagani attratti dalla religiosità ebraica - ed è stata assunta dall'organismo curiale che si occupa del mondo della cultura con originale creatività.
Carica di simboli è stata così la scelta di Parigi - la "città dei Lumi" emblema di quella modernità contraddittoria e drammatica nata dagli ideali e dagli errori della rivoluzione francese - per l'esordio di questa iniziativa.
Che senza dubbio è tra le più importanti decise da un Papa tanto mite quanto coraggioso, uomo di fede e teologo profondo, abituato sin da giovane al confronto, soprattutto nel mondo universitario, con chi è al di fuori dei confini visibili della Chiesa.
Uso dunque a esprimersi con parole comprensibili a tutti, Benedetto XVI ha voluto essere presente a Parigi con un messaggio ai giovani riuniti davanti a Notre-Dame, in uno spazio aperto oggi come venti secoli fa era accessibile ai pagani il cortile esterno del Tempio gerosolimitano. Dal grande santuario di un ebraismo sempre più caratterizzato da aspirazioni universalistiche rimanevano però esclusi i non giudei.
A cambiare tutto è stata la venuta di Cristo, quella luce vista da Giovanni che illumina ogni essere umano e ha abbattuto "il muro di separazione" tra ebrei e gentili, e dunque ogni divisione: anche quella tra credenti e non credenti. E perché non fosse reso difficile l'accesso dei pagani allo spazio loro riservato nel santuario di Gerusalemme Gesù aveva cacciato chi di questo luogo si approfittava per lucro. Per questo Benedetto XVI in molti modi si fa capire. Come hanno dimostrato, diversamente ma con straordinaria efficacia, i suoi ultimi due libri.
Ed efficaci per credenti e non credenti sono risuonate a Parigi le sue parole, rivolte ai giovani, ma più in generale alle donne e agli uomini di oggi.
Il Papa ha così rinnovato l'invito che nel succedersi dei secoli e sino alla fine dei tempi la Chiesa di Cristo non si è stancata e non si stancherà di rivolgere: di non aver paura di aprire a Dio i cuori e le società. Senza timore di assumere le parole - libertà, uguaglianza, fraternità - che hanno riassunto gli ideali rivoluzionari, tante volte poi brandite con asprezza contro la Chiesa e il cristianesimo, e che pure dal cristianesimo sono nate.
Comuni sono moltissime aspirazioni di credenti e non credenti, per costruire "un mondo nuovo e più libero, più giusto e più solidale, più pacifico e più felice". Allora - dice Benedetto XVI - tra chi crede e chi non crede deve cadere, nel riconoscimento reciproco, ogni diffidenza: Dio non è un pericolo per la società e la vita umana e non lo è naturalmente la ragione, purché non si pieghi agli interessi e all'utilità, come spesso avviene. Per questo il Papa ha invitato i giovani parigini, riuniti davanti a Notre-Dame, senza distinguere tra credenti e non credenti, a non fermarsi nel cortile dei gentili. E a entrare invece nella cattedrale, dove come incenso si alzava la preghiera della sera.
g.m.v.
(©L'Osservatore Romano 27 marzo 2011)
sabato 26 marzo 2011
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