Sì al crocifisso: l’Europa recupera le radici cristiane
Mario Mauro
Il crocifisso rappresenta un simbolo religioso, culturale e identitario e proprio per questo non ha mai assunto alcuna valenza coercitiva. È un simbolo di coesione, in una società, quella europea, che non può prescindere dalla sua tradizione cristiana. Accogliendo il ricorso presentato dal governo italiano dopo la sentenza del 3 novembre 2009, la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha risolto, ieri, in maniera finalmente veritiera, un caso che era finito su binari di profonda ingiustizia. Il vento in Europa sta cambiando in favore di una presa di coscienza e riscoperta della propria identità e delle proprie radici cristiane.
Un’autentica integrazione civile non può prescindere da una proposta educativa che abbia il coraggio e l’ambizione di proporre a tutti gli studenti i punti di riferimento che fondano la nostra società. Il Partito popolare europeo ha accolto con grande soddisfazione la sentenza e ha riconosciuto immediatamente al governo italiano i meriti del successo. La Corte ha dato ragione a chi ha sempre sostenuto che non è possibile cercare di costruire l’Europa dei popoli respingendo e relegando la religione nello spazio privato, annullando le diversità culturali degli Stati e dando vita in tal modo, a un centralismo burocratico e ideologico che ricorda l’esperienza storica dei Paesi totalitari.
Sottolineo non solo l’esito della sentenza con la quale l’Italia è stata assolta dall’accusa che le era stata mossa, ma anche come i giudici abbiamo votato quasi all’unanimità, 15 a due. Con questa sentenza l’Europa recupera la propria identità. La Corte europea dei diritti dell’uomo, dal canto suo, recupera un’insperata credibilità che ci permette di guardare al futuro con meno incertezza. Sarebbe stato francamente impossibile spiegare ai cittadini europei che i muri delle loro scuole avrebbero dovuto restare bianchi. Uno spazio pubblico vuoto di significato e di tradizione. A questo proposito aggiungo una considerazione, che potrebbe sembrare paradossale, ma che in realtà dimostra come l’Europa si sia risparmiata una figura tragicomica. Se il muro bianco di una scuola è spazio pubblico, una bandiera nazionale lo è forse di meno? No. Con quali argomenti la Corte avrebbe quindi potuto chiedere alle nazioni la cui bandiera porta al centro una croce, di rimuoverla in quanto lesiva dei diritti di tutti?
Questo ci fa comprendere benissimo che quello che è in gioco non è assolutamente la preoccupazione per i cristiani di preservare il Cristianesimo e la sua tradizione. Con la sentenza di ieri non ha vinto un’esibizione identitaria fine a se stessa in cui viene sostituita l’ideologia di turno con i crocifissi. È stato reso evidente come, rinunciando all’esposizione del crocifisso, sarebbe saltato un progetto che, innegabilmente ha permesso di vivere in libertà e in pace ai suoi cittadini per tutti i suoi 60 anni di storia. Il crocifisso simboleggia quindi una possibilità di libertà per tutti, innanzitutto per chi non crede in Dio.
*Presidente dei deputati Pdl al Parlamento europeo
© Copyright Il Giornale, 19 marzo 2011 consultabile online anche qui.
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