Il libro di Benedetto XVI
Il Messia è Gesù. Papa Ratzinger non solo lo sa ma lo dimostra pure
di Stefano Fontana
Finalmente possiamo porci davanti all’intera opera su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI. La seconda parte potrà illuminare così la prima e viceversa. Un’opera è sempre un tutto unitario e non un semplice assemblaggio perché è sempre il tutto che dà luce alle parti.
Il 10 marzo, quindi, andremo in libreria e poi ricostruiremo il quadro d’insieme. In attesa abbiamo però letto le parti che l’Editore – la Libreria Editrice Vaticana – ha anticipato, come pure abbiamo letto le prime interpretazioni dei giornali. Non abbiamo così potuto non rifarci la domanda: perché Benedetto XVI ha deciso di scrivere questo libro? La risposta è ora uguale ad allora: per mostrare che Gesù è il Messia e che questa verità di fede e di ragione ad un tempo è oggi come sempre la Via verso la Verità e quindi verso la salvezza. Niente di meno di questo? Niente di meno.
Benedetto persegue questo scopo in ogni riga del suo libro, dalla Introduzione alla esposizione della passione, della morte e della resurrezione. Per poterlo seguire, però, e quindi per poter comprendere e godere della brillantezza delle sue osservazioni e della genialità delle sue ricostruzioni bisogna cogliere il suo punto di vista, che non è mai solo storico, ma presuppone sempre la verità della fede. La grande pretesa di questo libro è di mostrare come la luce della fede permetta di comprendere fino in fondo anche i fatti della storia e che non è tanto Gesù a mostrare il Messia ma il Messia a mostrare Gesù. I fatti rimarrebbero incomprensibili senza la luce della fede. Ratzinger lo aveva già espresso nella Introduzione del primo volume e poi vi si era attenuto in tutta la prima parte dell’opera. In questa seconda parte conferma questa prospettiva.
Facciamo il caso delle sue riflessioni sulla cronologia del racconto della Pasqua. I Vangeli sinottici propongono una cronologia degli avvenimenti diversa da quella del Vangelo di Giovanni. Per quest’ultimo la morte di Gesù avvenne all’ora nona del venerdì, alla vigilia della Pasqua ebraica, in concomitanza con il sacrificio degli agnelli nel Tempio di Gerusalemme. Per i Sinottici, invece, sarebbe avvenuta nel giorno della Pasqua ebraica. Dal punto di vista della verità di fede, la versione di Giovanni è più densa di significato: la Pasqua di Gesù non è la Pasqua di Israele, è una “nuova Pasqua” perché ora l’Agnello è lui stesso. Il fatto che il suo sacrificio avvenga nello stesso momento in cui avviene nel tempio quello degli agnelli è quindi teologicamente molto significativo. E questo dà un aiuto anche alla ricostruzione storica in quanto le tesi dei Sinottici, apparentemente più verosimili, possono venire contestate con argomenti ragionevoli, a favore della versione giovannea. La cronologia teologica illumina anche la cronologia storica.
Da ciò consegue anche che tutto il libro è un serrato confronto con l’Antico Testamento e con la religione ebraica. Ratzinger si cura di mostrare sia come Gesù Cristo non sia comprensibile senza il Vecchio Testamento, sia come Egli lo superi, proponendo se stesso come “Nuovo Israele”. Non è possibile eliminare la Legge antica: essa permane, inverata e superata, nella Legge Nuova, che è Gesù stesso. La dimensione sociale delle norme sul Sabato non viene negata dal divieto di anteporre il Sabato all’uomo, ma ripresa e confermata in una Nuova Alleanza, a dimostrazione che Gesù si pone come Dio. Lo stesso accade nel racconto del processo a Gesù condotto da Pilato che Benedetto racconta in questa seconda parte. Secondo Ratzinger l’attribuzione della colpa della morte del Messia ai “giudei” intesi come “popolo intero” è sbagliata. Il “deicidio” non è da far ricadere sui giudei e suoi loro discendenti. Il motivo di queste sue affermazioni è storico o teologico? Benedetto parte dalla luce della visione teologica: il sangue versato da Gesù non è di condanna ma di riconciliazione. Non richiede vendette ma l’amore incondizionato. Da questa luce egli poi scende anche all’analisi storica, linguistica, filologica per riscontrare, anche su questi terreni diciamo così profani, la conferma scientifica. Questa analisi scientifica dimostrerebbe che l’accusa dei Vangeli sarebbe indirizzata “ai sacerdoti del tempio” e non ai giudei in quanto popolo. Come si vede, la visione teologica e di fede non si aggiunge dopo che il metodo storico-critico ha fatto il suo corso e messo insieme i suoi dati, ma lo anticipa e instaura con esso un dialogo circolare.
Grandiose, in questo senso, le riflessioni sulla Verità a proposito del dialogo di Gesù con Pilato, che gli chiede appunto cosa sia la verità. La risposta di Gesù è che Lui, Cristo stesso, è la verità e che il suo Regno non è di questo mondo. Ratzinger qui approfitta sia per chiedersi perché Pilato lo abbia condannato, sia per impostare il rapporto tra la Verità di Dio e la società umana. Pilato non può aver condannato Gesù ritenendolo un pericolo politico: egli aveva detto con chiarezza che il suo regno non era di questo mondo. Più probabilmente – e realisticamente – Pilato deve essere stato condizionato da un timore superstizioso riscontrando in Gesù qualcosa i strano e dal pericolo di perdere la sua posizione nel caso di un eventuale evento nefasto. Quanto alla società umana, dice Benedetto, essa si accorge davanti a Gesù – che dice di essere la Verità – di averne bisogno, per non rimanere in balia del più forte. Anche in questo caso, quindi, l’annuncio della verità di fede diventa luce per illuminare – in un rapporto di circolarità – anche le realtà storiche ed umane.
Questo libro di Benedetto XVI è allora molto importante. Egli ha affermato più volte che lo ha scritto non da Papa ma da teologo e che quindi può anche venire contraddetto dagli studiosi. Eppure, nonostante questa diminutio, il libro svolge un ruolo molto importante non solo per dare un indirizzo ai teologi e agli esegeti, ma anche per farci capire meglio questo Papa e perfino la natura del suo pontificato.
© Copyright L'Occidentale, 7 marzo 2011
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6 commenti:
In questo articolo ( oppure onestamente , nel nuovo libro Gesu` di Nazaret ) c`e` scritto questo :Secondo Ratzinger l’attribuzione della colpa della morte del Messia ai “giudei” intesi come “popolo intero” è sbagliata. Il “deicidio” non è da far ricadere sui giudei e suoi loro discendenti. Il motivo di queste sue affermazioni è storico o teologico?
Come bisogna capire allora queste parole di san Paolo ai Tessalonicesi? (1Tess.2:14-16 )Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei,
[15] i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini,
[16] impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.
Ora tutti sanno , che in Israele , e` vietato evangelizzare , infatti , chi evangelizza , rischia di andare in galera per almeno 15 anni.
Allora , le parole di san Paolo sono valide o no?
E perche` lo Spirito Santo Ha ispirato san Paolo e gli altri di scrivere parole del genere ( se sono false)?
Ciao Raffa! Buon inizio settimana :-)
La mia più fervida speranza è che il Gesù del nostro Papa sia già disponibile giovedì pomeriggio.
Ti segnalo la riflessione del prof. Alberoni sulla prima del corrierone. Alberoni non piace a certi radical chic che lo hanno definito il tuttologo del nulla (vedi Gervaso). A me non dispiace, nella mia gioventù ho letto molta della sua produzione.
Si intitola: Le basi della morale cristiana sempre nelle nostre giornate.
www.corriere.it/alberoni
Alessia
Buon inizio settimana, Alessia :-))
Grazie per la segnalazione!
Corro a leggere l'articolo.
p.s. ho deciso di tagliare la testa al toro (povero!) e di ordinare il libro via web :-)
R.
@mauron : credi di avere più conoscenze teologiche di chi ha studiato una vita ed ha un rapporto con Dio come lo ha Ratzingher? Sinceramente lo dubito. Quindi prima di salire in cattedra, prima di sparare versetti in modo totalmente non cattolico, ci penserei due volte.
Non credo di aver sparato nulla.Ho solo chiesto.
Allora per favore , invece di criticarmi,potresti almeno cercare di rispondermi?
Grazie.
Anonimo ha detto . @mauron : credi di avere più conoscenze teologiche di chi ha studiato una vita ed ha un rapporto con Dio come lo ha Ratzingher? Sinceramente lo dubito. Quindi prima di salire in cattedra, prima di sparare versetti in modo totalmente non cattolico, ci penserei due volte.
Prima di tutto , io non ho in nessun modo criticato il santo padre.Poi , ho solo fatto una domanda prendendo 3 versi dalla lettera ai tessalonicesi .
Poi , secondo te anonimo , uno non capisco niente di teologia ?benissimo.Ma cosa diresti di sant `Agostino?anche lui non capiva niente di teologia?e san Giovanni Crisostomo?E sant`Ambrogio? e san Cirillo d`Alessandria? per non parlare di tanti papi,come per esempio il papa Gregorio VII?oppure il papa Clemente I?San Giustiniano martire?tertulliano di Cartagine?san Ippolito?Origene?Cipriano?Eusebio di Cesarea?Ilario?san Gregorio?il papa Silvestro I?Il papa Velentiniano III?San Giovanni Damascene?san Bernardo di clairveaux?san Tommaso d`Aquino?Il papa Innocente III?
Potrei continuare fino a domani .
Allora anonimo , tutti questi non sanno niente di teologia?tutti sono ignoranti come me?tutti hanno sparato dei versetti?
Percio`di nuovo ti chiedo con tanta umilta` e preciso che non intendo ne criticare ne insegnare al santo padre , infatti sono al 100% della stessa opinione . Pero` ho il diritto di chiedere e il dovere anche di chiedere per capire.
Le autorita` di allora che hanno condannato e voluto mettere a morte il Signore , continuano oggi giorno a combattere contro la Chiesa , che e` il corpo di Cristo. Percio` ripeto la mia domanda , perche` le autorita` religiose e politiche Israeliane continuano a vietare ai cristiani di predicare il vangelo in Israele?
Grazie
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