Papa: ai nostri giorni si cerca la libertà con violenza e inquietudine, ma è solo in Dio
All’udienza generale Benedetto XVI illustra la figura di san Francesco di Sales, “un grande maestro” al quale, tra l’altro, si deve “quella cura per la consacrazione delle cose temporali e per la santificazione del quotidiano su cui insisteranno il concilio Vaticano II e la spiritualità del nostro tempo”.
Città del Vaticano (AsiaNews)
In una stagione come la nostra che “cerca la libertà anche con violenza e inquietudine”, vale il principio che “lo spirito di libertà quella vera” ha al cui culmine la realta dell’amore divino. Lo diceva san Francesco di Sales ai suoi discepoli, lo ha ripetuto oggi Benedetto XVI che al santo “testimone esemplare dell`umanesimo cristiano, con il suo stile familiare, con parabole che hanno talora il colpo d`ala della poesia, ricorda che l`uomo porta iscritta nel profondo di sé la nostalgia di Dio e che solo in lui trova la vera gioia e la sua realizzazione più piena” ha dedicato la sua riflessione per l’udienza generale.
Questo “dottore della Chiesa” è stato “un grande maestro” al quale, tra l’altro, si deve “quella cura per la consacrazione delle cose temporali e per la santificazione del quotidiano su cui insisteranno il concilio Vaticano II e la spiritualità del nostro tempo. Si manifestava l’ideale di un’umanità riconciliata, nella sintonia fra azione nel mondo e preghiera, fra condizione secolare e ricerca di perfezione, con l’aiuto della grazia di Dio che permea l’umano e, senza distruggerlo, lo purifica, innalzandolo alle altezze divine”.
Francesco, ha poi ricordato il Papa, nacque nel 1567 in una regione francese di frontiera, suo padre era il signore di Boisy, in Savoia. Ricevette una formazione “molto accurata”, a Parigi fece gli studi superiori, dedicandosi anche alla teologia, e all’Università di Padova quelli di giurisprudenza e conseguì la laurea in diritto canonico e diritto civile. Ma, riflettendo sul pensiero di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino, “ebbe una crisi profonda che lo indusse a interrogarsi sulla propria salvezza eterna e sulla predestinazione di Dio nei suoi riguardi, soffrendo come vero dramma spirituale le principali questioni teologiche del suo tempo”.
La sua crisi ebbe termine nella chiesa dei Domenicani a Parigi, aprì il suo cuore e pregò così: “Qualsiasi cosa accada, Signore, tu che tieni tutto nella tua mano, e le cui vie sono giustizia e verità; qualunque cosa tu abbia stabilito a mio riguardo …; tu che sei sempre giusto giudice e Padre misericordioso, io ti amerò, Signore”.
Vincendo le resistenze del padre, il 18 dicembre 1593 Francesco fu ordinato sacerdote. Nel 1602 divenne vescovo di Ginevra, in un periodo in cui la città era roccaforte del Calvinismo, “diocesi povera e tormentata”, tanto che la sede vescovile si trovava in esilio ad Annecy. “E tuttavia l’influsso della sua vita e del suo insegnamento sull’Europa dell’epoca e dei secoli successivi appare immenso”. Non per niente, ha ricordato Benedetto XVI “all’origine di molte vie della pedagogia e della spiritualità del nostro tempo ritroviamo proprio la traccia di questo maestro, senza il quale non vi sarebbero stati san Giovanni Bosco né l’eroica piccola via di santa Teresa di Lisieux”.
Francesco di Sales è “apostolo, predicatore, scrittore, uomo d’azione e di preghiera; impegnato a realizzare gli ideali del Concilio di Trento; coinvolto nella controversia e nel dialogo con i protestanti, sperimentando sempre più, al di là del necessario confronto teologico, l’efficacia della relazione personale e della carità; incaricato di missioni diplomatiche a livello europeo, e di compiti sociali di mediazione e di riconciliazione”.
Ma soprattutto san Francesco di Sales è “guida di anime: dall’incontro con una giovane donna, la signora di Charmoisy, trarrà spunto per scrivere uno dei libri più letti nell’età moderna, l’Introduzione alla vita devota; dalla sua profonda comunione spirituale con una personalità d’eccezione, santa Giovanna Francesca di Chantal, nascerà una nuova famiglia religiosa, l’Ordine della Visitazione, caratterizzato – come volle il Santo – da una consacrazione totale a Dio vissuta nella semplicità e umiltà, nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie.
“Quella di san Francesco di Sales - ha sottolineato il Papa - è stata una vita relativamente breve, ma vissuta con grande intensità. Dalla figura di questo santo emana un’impressione di rara pienezza, dimostrata nella serenità della sua ricerca intellettuale, ma anche nella ricchezza dei suoi affetti, nella dolcezza dei suoi insegnamenti che hanno avuto un grande influsso sulla coscienza cristiana. Della parola umanità egli ha incarnato diverse accezioni che, oggi come ieri, questo termine può assumere: cultura e cortesia, libertà e tenerezza, nobiltà e solidarietà. Nell’aspetto aveva qualcosa della maestà del paesaggio in cui è vissuto, conservandone anche la semplicità e la naturalezza. Le antiche parole e le immagini in cui si esprimeva suonano inaspettatamente, anche all’orecchio dell’uomo d’oggi, come una lingua nativa e familiare”.
Muore nel 1622 a 55 anni, “dopo un’esistenza segnata dalla durezza dei tempi e dalla fatica apostolica”.
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