VATICANO
Papa: Quaresima, digiuno è astenersi dal male e vivere del Vangelo
All’udienza generale Benedetto XVI illustra i momenti di questo “tempo di conversione” e le pratiche ad esso unite. Legata “strettamente” al digiuno, l’elemosina è la volontà di fare del bene. L’uno e l’altra sono poi le “le due ali della preghiera, che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio”.
Città del Vaticano (AsiaNews)
La Quaresima, che comincia oggi con le Ceneri, “ci ricorda la nostra condizione di creature, ci invita alla penitenza, a un cammino di conversione”, essa è un “itinerario” caratterizzato anche dalle pratiche del digiuno, dell’elemosina e della preghiera. Il digiuno, in particolare, “significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria”, ma questo “è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio”.
Il senso e i “momenti” della Quaresima, “cammino che ci ricorda che la vita cristiana è una via da percorrere consistente non tanto in una legge da osservare, ma in una persona da incontrare, Gesù Cristo” sono stati illustrati oggi da Benedetto XVI nel discorso che ha rivolto alle settemila persone presenti in Vaticano per l’udienza generale.
Questo tempo, nelle parole del Papa, “è un metterci alla scuola di Gesù, ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma non come una semplice commemorazione, un ricordo di fatti passati. Nelle azioni liturgiche, Cristo si rende presente attraverso l’opera dello Spirito Santo, quegli avvenimenti salvifici diventano attuali. C’è una parola chiave che ricorre spesso nella Liturgia per indicare questo: la parola oggi; ed essa va intesa in senso originario e concreto, non metaforico. Oggi Dio rivela la sua legge e a noi è dato di scegliere oggi tra il bene e il male, tra la vita e la morte; oggi il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo; oggi il Cristo è morto sul Calvario ed è risuscitato dai morti; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; oggi ci è dato lo Spirito Santo; oggi è il tempo favorevole. Partecipare alla Liturgia significa allora immergere la propria vita nel mistero di Cristo, la sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita”.
Nelle domeniche di Quaresima, ha detto poi Benedetto XVI, siamo introdotti a vivere un itinerario battesimale, “per ravvivare in noi questo dono e far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento, che è alla base della nostra vita cristiana”, come sottolineato, ha ricordato, nel messaggio per questa Quaresima. “Da sempre la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in esso si realizza quel grande mistero per cui l’uomo, morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti”.
“Le letture che ascolteremo nelle prossime domeniche e alle quali vi invito a prestare speciale attenzione, sono riprese proprio dalla tradizione antica, che accompagnava il catecumeno nella scoperta del Battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera in questo Sacramento, una stupenda catechesi battesimale rivolta a ciascuno di noi. La prima domenica, chiamata Domenica della tentazione, perché presenta le tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio e ad affrontare con coraggio la lotta che ci attende per rimanergli fedeli”.
La seconda domenica “è detta di Abramo e della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza divina; come Abramo, padre dei credenti, anche noi siamo invitati a partire, ad uscire dalla nostra terra, a lasciare le sicurezze che ci siano costruite, per riporre la nostra fiducia in Dio; la meta si intravede nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio amato, nel quale anche noi diventiamo figli di Dio”.
Nelle Domeniche successive viene presentato il battesimo nelle immagini dell’acqua, della luce e della vita. La Terza ci fa incontrare la Samaritana. Come Israele nell’Esodo, anche noi nel battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana, ha un’acqua di vita, che estingue ogni sete; quest’acqua è il suo stesso Spirito”.
La quarta domenica “ci fa riflettere sull’esperienza del Cieco nato. Nel Battesimo veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da figli della luce”. La quinta domenica, infine, ci presenta la risurrezione di Lazzaro. Nel Battesimo noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far morire l’uomo vecchio per vivere dello spirito del Risorto”.
Questo itinerario è caratterizzato, nella tradizione della Chiesa, da alcune pratiche: il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Il digiuno è legato “strettamente” all’elemosina. Citando san Leone Magno, il Papa ha detto che l’elemosina, “sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima”.
“La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina sono ‘le due ali della preghiera’, che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio”. “La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio”.
“In questo cammino quaresimale - l’esortazione conclusiva del Papa - siamo attenti a cogliere l’invito di Cristo a seguirlo in modo più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo, per abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati alla Pasqua e poter dire con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me”.
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