Papa: si operi per la pace
Fausto Gasparroni
CITTA' DEL VATICANO
«Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace».
Ha usato parole inequivocabili ieri Benedetto XVI per riaffermare la contrarietà della Chiesa verso ogni conflitto armato, soprattutto in un mondo come quello di oggi che «ha tanto bisogno di pace» e di «uomini e donne pacifici e pacificatori».
Nella prima udienza generale tenuta nuovamente in Piazza San Pietro dopo la fase invernale, dinanzi a circa diecimila fedeli, il Papa non parlava esplicitamente della Libia, nè delle altre situazioni di conflitto in ambito globale.
Dedicava invece la sua catechesi a un santo vissuto tra Cinque e Seicento, Lorenzo da Brindisi, frate cappuccino canonizzato da Leone XIII nel 1881 e annoverato tra i Dottori della Chiesa. Oltre che sulle sue attività di studioso e predicatore, Ratzinger ha posto l'accento sulla sua «azione per la pace».
«Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici – ha ricordato Benedetto XVI – gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall'Impero ottomano. L'autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato». «Oggi, come ai tempi di san Lorenzo – ha quindi aggiunto il Pontefice -, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori». Per questo tutti i credenti «devono essere sempre sorgenti e operatori di pace». Le parole di Ratzinger assumono un significato particolare in giorni in cui, anche all'interno del mondo cattolico, ci si interroga sull'opportunità dell'intervento armato in Libia, pur se giustificato dalla necessità di proteggere i civili e sul fatto se non fosse stato meglio esperire prima ogni tentativo di cercare altre soluzioni. «Non mi fanno paura le bombe, ma l'incapacità di tentare un dialogo per trovare una soluzione pacifica», ha detto all'agenzia vaticana Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. «Occorre raggiungere una tregua per fermare le violenze e le morti violente, poi cercare un dialogo tra le parti», ha aggiunto. Anche Famiglia Cristiana, parlando di «sconfitta per la politica», ha preso chiaramente le distanze dall'opportunità dei raid, a differenza di altri organi cattolici. «Si è fatto di tutto per evitare la guerra?», si chiede il settimanale dei Paolini.
© Copyright Gazzetta del sud, 24 marzo 2011
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