sabato 5 marzo 2011

Il testamento di Shabbaz Bhatti: voglio solo un posto ai piedi di Gesù (R.V.)

Il testamento di Shabbaz Bhatti: voglio solo un posto ai piedi di Gesù

Migliaia di persone tra cui il premier pakistano Gilani, leader religiosi e diplomatici stranieri hanno partecipato ieri ai funerali del ministro per le Minoranze, il cattolico Shabbaz Bhatti, ucciso brutalmente il due marzo scorso da un commando di fondamentalisti islamici. La Messa si è tenuta nella chiesa cattolica di Islamabad, mentre tantissime persone manifestavano con cartelli e striscioni contro il terrorismo. Dal canto loro, i vescovi pakistani affermano che Bhatti è morto come un martire e si impegnato a proseguire sulla via del dialogo e della riconciliazione. Intanto, ha destato grande emozione uno scritto di Shabbaz Bhatti, pubblicato sul sito web della Fondazione Oasis del cardinale Angelo Scola, che appare come un vero e proprio testamento spirituale del ministro pakistano. Nel servizio di Alessandro Gisotti, proponiamo alcuni passaggi di questo documento:

“Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia – scrive Shabbaz Bhatti – ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita”. La mia risposta, si legge in questo testo pubblicato da “Marcianum Press”, “è sempre stata la stessa: ‘No, io voglio servire Gesù da uomo comune’. Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù”. Voglio, scrive ancora il ministro cattolico, “che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita”. E ribadisce con parole commuoventi: “Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia”. Gli estremisti, racconta poi Bhatti, “qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato”. Io, conclude, “ dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri”.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Commovente;
degno di un posto nel cielo dei martiri cristiani e dei santi che hanno fatto della politica un autentico servizio di carita’.

Anonimo ha detto...

Riposi in pace.E un abbraccio a questa nobile famiglia. Massimo rispetto da parte di un non credente. Direi che quell'uomo e' un'esempio.
Alberto 2