In vigore la nuova legge che regola la cittadinanza, la residenza e l'accesso alla Città del Vaticano
Entra in vigore da oggi la nuova normativa che disciplina la concessione della cittadinanza e dei requisiti di residenza e di accesso allo Stato Vaticano. Tra i principali aventi diritto figurano i cardinali residenti nella Città del Vaticano e il personale diplomatico della Santa Sede. La legge, firmata da Benedetto XVI, è da considerarsi alla stregua di un Motu Proprio pontificio e sostituisce le vecchia legge sulla “cittadinanza e il soggiorno” risalente al 1929. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:
Quattro capitoli e 16 articoli, la metà dei 33 che componevano, nel complesso, la vecchia legge promulgata da Pio XI qualche mese dopo la firma dei Patti Lateranensi. È la nuova “Legge sulla cittadinanza, la residenza e l’accesso”, una normativa più agile e funzionale, voluta da Benedetto XVI, che due anni fa diede mandato a una Commissione ad hoc di studiare e aggiornare le vecchie regole che per l’appunto consentono di acquisire la cittadinanza vaticana, di ottenere la residenza all’interno dello Stato e di avere il permesso per circolarvi all’interno, anche senza essere un cittadino vaticano. La nuova legge è “figlia” di altre due normative promulgate negli anni passati, la Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, voluta da Giovanni Paolo II nel 2000, e la nuova Legge sulle fonti del diritto, firmata da Benedetto XVI nel 2008. A spiegare in sintesi la nuova normativa è mons. Giorgio Corbellini, presidente della Commissione che ha provveduto alla stesura della normativa, in un articolo sul numero del 2 marzo dell’Osservatore Romano. Va rilevato, afferma anzitutto, che la “figura del ‘residente’ ha acquistato importanza sempre maggiore nella realtà vaticana; nel corso degli anni – soggiunge – molte persone abitanti nello Stato hanno preferito, pur avendone i requisiti, non assumere la condizione di cittadino, che, nella legge del 1929, era considerata la situazione normale di quanti vivevano nella Città del Vaticano”. L’iter della Commissione (composta dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero, da mons. Sergio Felice Aumenta, e dai signori Claudio Ceresa, Vincenzo Mauriello, Carlo Carrieri, Raffaele Ottaviano e Costanzo Alessandrini) si è concluso il 16 giugno 2010, con la presentazione del progetto definitivo al cardinale segretario, Tarcisio Bertone, poi approvato dal Papa.
Per quanto riguarda la cittadinanza, nel primo capitolo della nuova legge vengono considerati cittadini i cardinali residenti nella Città del Vaticano o in Roma. Articolo quest’ultimo, si precisa, che inserisce nella legge “una disposizione prevista nell'art. 21 del Trattato Lateranense”. L’attribuzione della cittadinanza vaticana è inoltre prevista anche per il personale diplomatico della Santa Sede. Anche questa disposizione rende organica una decisione non presente nella legge del ’29, ma aggiunta successivamente da Pio XII nel 1940. In subordine, può ottenere il diritto di cittadinanza chi risieda nella Città del Vaticano “in ragione della carica o del servizio”. Il secondo capitolo regola la condizione di residente e le relative autorizzazioni, mentre il terzo disciplina l’accesso, “cioè il permesso – spiega mons. Corbellini – di cui deve munirsi chi, non essendo cittadino o residente, ha qualche motivo per accedere alla Città del Vaticano”; nel 2010 il è stato registrato ai varchi il transito di circa 2 milioni e 100 mila veicoli. Una serie di altri articoli precisa poi permessi, divieti e sanzioni di una normativa che peraltro, si ribadisce, non si applica su quella parte del territorio vaticano nella quale vige il libero accesso: ovvero, Piazza San Pietro (che ha visto nel 2010 circa 2 milioni e 300 mila persone partecipare a udienze e cerimonie), la Basilica di San Pietro, frequentata sempre nel 2010 da 18 milioni persone (4 milioni e 100 mila sulla Cupola e le terrazze soprastanti) – anche se nel caso della Basilica, osserva mons. Corbellini, “dopo l'acuirsi dei pericoli del terrorismo internazionale, la prudenza esige una serie di controlli, prima non praticati” – e i Musei Vaticani, che non comportano “formalità diverse da quelle esistenti per gli altri musei” e che nel 2010 hanno contato circa 4 milioni e 600 mila visitatori.
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