Joaquín Navarro-Valls alla Radio Vaticana: Giovanni Paolo II ha parlato di Dio a tutta una generazione
Mancano ormai meno di due mesi alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Un evento che si preannuncia memorabile e che viene preceduto da tantissime iniziative per celebrare la figura del futuro Beato. Grande è poi l’emozione tra quanti furono al fianco di Karol Wojtyla durante il suo Pontificato. E’ il caso dell’ex direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquín Navarro-Valls, che in questa intervista di Alessandro Gisotti racconta innanzitutto con quali sentimenti abbia accolto l’annuncio della Beatificazione del primo maggio:
R. - Direi con gli stessi sentimenti che ho provato pochi minuti dopo la sua scomparsa, quella sera del 2 aprile del 2005. Cioè con sentimenti di grandissimo ringraziamento a questa persona, a questo Papa, che ci ha parlato di Dio – non a me soltanto, naturalmente, ma a tutta una generazione – in modo diretto. Ci ha fatto capire quel tesoro di valori umani e cristiani di cui un Papa è portavoce.
D. – Lei ha vissuto per 20 anni al fianco di Giovanni Paolo II, ma quanto e in che modo Karol Wojtyla è presente nella sua vita dopo il 2 aprile del 2005?
R. – La sua domanda mi riporta a pochi giorni dopo la sua scomparsa, ad una delle conferenze stampa che si continuavano a fare in quel periodo di sede vacante. Una giornalista, mi pare tedesca, mi ha fatto la domanda: “Le manca Giovanni Paolo II, a lei che è stato così vicino a lui per tutti gli anni del suo Pontificato?”. La mia risposta è stata: “No, non mi manca!”. Non mi manca, perché prima potevo – dipendeva dal tipo di lavoro – essere con lui due, tre ore al giorno e adesso posso essere in contatto con lui per 24 ore al giorno. E’ presente 24 ore al giorno, gli chiedo di darmi una mano, come io cercavo, molto modestamente, di dare una mano a lui in un aspetto del Pontificato: nell’aspetto comunicativo.
D. – Qual è il dono più grande che Giovanni Paolo II le ha fatto come uomo, come credente?
R. – Penso che la sua grande eredità fosse lui stesso, in quanto esempio di quello che un cristiano cerca di vivere, il Vangelo, e lo si vedeva in lui. Questo è il dono più grande. Altri doni di un’altra dimensione sono l’enorme quantità di ricordi nel contatto quotidiano per tantissimi anni.
D. – C’è qualche momento, anche qualche parola che ha visto in una nuova luce dopo la sua morte?
R. – Sì, sicuramente. C’è un pensiero che lui esprimeva in una frase che ricordo a memoria testualmente, che lui ha ripetuto in diversi momenti, in diverse occasioni come all’Unesco... Quel suo pensiero era: “Una fede che non si fa cultura è una fede mal ricevuta, mal vissuta, mal comunicata”. Ecco, quella frase l’ho molto spesso in testa. E’ la grande sfida anche di questo momento storico, da una parte c’è il dato della fede, quello che conosciamo per fede, ma come fare di questo, cultura? Una fede che non si fa cultura è una fede mal vissuta: questo pensiero di Giovanni Paolo II l’ho in mente molto spesso.
D. – Santo subito! Fin dai funerali la gente attendeva questo momento della Beatificazione. Davvero si può dire che il popolo di Dio abbia riconosciuto immediatamente la Santità di Papa Giovanni Paolo...
R. – Per molti secoli i Santi si facevano per clamore popolare. E questo lo abbiamo avuto davanti agli occhi quella mattina, il giorno del suo funerale a San Pietro. Perché questo? Perché l’essere umano ha una grande capacità, che è unica, unica e propria dell’essere umano, che è la capacità di conoscere la verità. Abbiamo visto per molti anni, tutti, la congruenza nella vita di Giovanni Paolo II tra quello che lui diceva, quello che lui comunicava e quello che lui viveva, che era lo stesso. Per questo lui trasmetteva i valori cristiani con quello che diceva e con la sua stessa vita.
D. – Lei ha detto una volta che Karol Wojtyla aveva il buon umore dei Santi. Ecco, è bello pensare che il Santo Padre ci sorrida anche oggi dal cielo!
R. – Sì, ne sono sicuro, ne sono convito! Il Santo Padre tra le molte, moltissime qualità aveva anche questo: un ottimo buon umore! Era una persona con una visione estremamente positiva dell’esistenza, e questo naturalmente partiva non già da un tratto caratteriale. C’era in lui la convinzione che tutti siamo figli di Dio, questa è una sicurezza, è un ottimismo che era evidente in Giovanni Paolo II. Me lo immagino ora – sorridendo - con molta più solidità di fronte allo sguardo di Dio! (ma)
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