martedì 22 marzo 2011

La Chiesa prende posizione a favore dell’azione in Libia ma emergono freddezze e distinguo (Valli)

Il fianco scoperto della Cei interventista

La chiesa prende posizione a favore dell’azione in Libia ma emergono freddezze e distinguo.

Aldo Maria Valli

«Il Vangelo ci indica il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà. Se qualcuno aggredisce mia mamma che è in carrozzella, io ho il dovere di intervenire».
Per un prelato che di solito misura anche le virgole, queste parole del cardinale Bagnasco sull’intervento militare in Libia sono insolitamente risolute.
«Tutte le carte internazionali – ha spiegato – parlano di dignità della persona umana e di diritti. Diritti che non sempre sono rispettati e promossi nelle varie parti del mondo. Senza giustizia e pace nel mondo la vita è grama. La vita dei singoli, dei popoli, delle nazioni».
Posizione molto netta rispetto a una guerra di cui non si capiscono ancora i fini, le modalità e le conseguenze, sia sul terreno sia più in generale nel mondo arabo e nei rapporti internazionali. Che la linea della Cei sia in ogni caso quella indicata dal presidente lo conferma Avvenire, che si è decisamente schierato dalla parte dell’intervento parlando di «guerra animata da motivi umanitari».
L’ispirazione di fondo si trova nel discorso di Benedetto XVI alle Nazioni Unite (2008), quando parlò del dovere della comunità internazionale e delle sue istituzioni di proteggere le popolazioni da «violazioni gravi e continue dei diritti umani» e disse che un’azione in tal senso «non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità», ma, al contrario, sono «l’indifferenza e o la mancanza di intervento che recano danno reale».Una cosa però è la teoria, un’altra è la pratica.
E domenica il papa stesso è stato più sfumato. Rivolgendo «un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari», Benedetto XVI ha posto infatti alcuni limiti all’azione militare.
Tuttavia non è chiaro se, quando ha pregato Dio perché «un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana », ha voluto dire che l’intervento armato delle potenze occidentali fa diventare più facile o più difficile il sorgere di tale orizzonte.
Inequivocabili sono invece le parole di monsignor Giovanni Innocenzo Marinelli, vicario apostolico di Tripoli, che all’agenzia Fides ha detto: «Tripoli si sta svuotando, la popolazione fugge per paura dei bombardamenti. La guerra non risolve niente. Continuo a ripetere che occorre fermare le armi e avviare subito una mediazione per risolvere la crisi in modo pacifico. Perché non si è data una possibilità alla via diplomatica? ».
Dissonante rispetto a Bagnasco è anche il vescovo di Pavia Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi Italia: «Mentre parlano solo le armi, si resta senza parole. Ammutoliti, sconcertati. Il regime di Gheddafi ha sempre mostrato il suo volto tirannico. Pax Christi, con altri, ha denunciando le connivenze di chi, Italia in testa, gli forniva una quantità enormi di armi senza dire nulla, anche dopo la sua visita in Italia. Il Colonnello era già in guerra con la sua gente anche quando era nostro alleato e amico! Non possiamo tacere la triste verità di un’operazione militare che, per quanto legittimata dal voto di una incerta e divisa comunità internazionale, porterà ulteriore dolore in un’area così delicata ed esplosiva, piena di incognite ma anche di speranze. Le operazioni militari contro la Libia non ci avvicinano all’alba, come si dice, ma costituiscono un’uscita dalla razionalità, un’ odissea, un viaggio dalla meta incerta e dalle tappe contraddittorie a causa di una debolezza della politica».
Così, mentre l’Osservatore romano si limita a una rassegna delle opinioni, su guerra e pace la Chiesa si scopre divisa.

© Copyright Europa, 22 marzo 2011 consultabile online anche qui.

13 commenti:

Marco ha detto...

Intervenire come? Perché è lì che si può e si deve fare la differenza. Che ovviamente non c'è, il Vaticano si comporta ancora una volta come qualsiasi altro Stato. Di fronte alla logica, questo significa che il valore della vita è ben negoziabile. E sempre in virtù di una coerenza logica ci si aspetterebbe una dichiarazione che auspichi interventi militari in tutte quelle altre regioni dell'Africa dove la popolazione è costantemente sottoposta a violenze da parte dei regimi.
Marco

mariateresa ha detto...

Il vaticano è quasi come qualsiasi altro stato. Però non ha l'esercito e le divisioni come aveva ben capito Stalin.
Credo che stiano cercando di capirci qualcosa in mezzo a notizie contrastanti e anche a qualche falsità che è stata messa in giro ad arte prima dell'intervento militare .
Nessuno ha le idee chiarissime in questo momento e men che meno i Pisolo e Mammolo della nostra politica italiana sia al governo che all'opposizione.Diciamo che, per rimanere in argomento, il Vaticano sta cercando di non fare la parte di Biancaneve.
E lasciamo stare il nastro preregistrato sui valori non negaoziabili che scatta sempre a fini propagandistici. Abbiate pazienza.Non è aria.

Ambrosiano, ma cattolico ha detto...

Io la differenza la vedrei in questo:
- il Santo Padre applica al massimo la divisione dei poteri e dà indicazione sulla salvaguardia delle vite umane e dei deboli, senza offrire panorami politici, ma svolgendo SEMPRE e SOLO il suo compito di pastore;
- la CEI, come suo solito, fa politica e si schiera; Bagnasco si mostra in questo vicino a Tettamanzi, un politico e non un pastore della chiesa.
E Avvenire? Continua ad essere il giornale della politica di un certo clero e di certi poteri...

Alice ha detto...

Avvenire è il giornale della Cei. La Cei è un certo clero??
Secondo me la Chiesa è favorevole ad azioni che liberino il popolo libico, certo è che sembra stiano giocando tutti al risiko.
(da lì i distinguo)

Alice ha detto...

La Cei ha detto si (anche se a bassa voce) all'intervento umanitario dell'ONU. Non credo approvi i sogni di grandeur di Sarkozy

gemma ha detto...

la Chiesa a mio parere dovrebbe tenersi sempre fuori dal si alle guerre, a qualunque scopo servano. Se l'uomo va cambiato, va spronato ad usare ogni altra via possibile. Mi si dirà che è utopia, ideale irrealizzabile, ma se non punta all'ideale alto il messaggio della Chiesa. non so chi altro potrebbe farlo

Alice ha detto...

Sicuramente la Chiesa deve rifiutare qualsiasi guerra, infatti la risoluzione dell'ONU non era equiparabile ad una guerra. A tre giorni di distanza invece sembra una guerra a tutti gli effetti.



Lega Araba a denti stretti
All'Onu crescono i pentiti

http://www.avvenire.it/Mondo/lega+arba+onu+libia_201103220826518300000.htm

gemma ha detto...

le risoluzioni Onu che fanno partire caccia e tornado non servono certo a spargere petali di rose sotto le zone che sorvolano. Purtroppo si pensa di sapere come si inizia ma non si sa mai come e quando si finisce. E a parte il dispiacere per chi è coinvolto, perchè i ribelli si difendono e si nascondono ma i civili no, tutto questo è a due passi da cosa nostra

Alice ha detto...

Il fatto che è a due passi da casa nostra però non deve essere un motivo da cavalcare come fanno Bossi e compagni. Insomma lasciamo tutto com'è basta che non vengano gli immigrati e non abbiamo ritorsioni. Ieri a porta a porta Libero ha intitolato: "a loro il petrolio, a noi i clandestini". Ci sono rimasta malissimo.
Pare che non ci sia alternativa tra sfruttarli e fregarsene.
Che tristezza. La Chiesa penso cerchi un aiuto sincero e disinteressato che non arriverà mai.

gemma ha detto...

il due passi da cosa nostra non si riferisce, almeno da parte mia, al problema immigratorio, che comunque ormai ci sarà sempre di più lo stesso, guerra o non guerra. Mi riferisco al fatto che se non ne usciamo in tempi rapidi, il conflitto potrebbe degenerare, e come noi siamo andati da loro, loro possono facilmente arrivare da noi.Nella nostra costituzione, se non sbaglio, oltre a tutto il resto c'è anche un bel no alla guerra. E tutto questo lo pensa la mia testa, non mi frega nulla nè di libero nè del manifesto. Ero contro la guerra in Iraq ieri e sono contro questa oggi, che, piaccia o no le immagini in tv ci rimandano come fatta di bombardamenti. E non è molto equo sceglierci i popoli che vogliamo aiutare con le risoluzioni Onu. In base a cosa li scegliamo, visto che sono tanti, in tutto il mondo?
Mubarak è stato per anni interlocutore privilegiato dall'occidente, come leader moderato, accolto con tutti gli onori, ricevuto anche in Vaticano. Improvvisamente ce lo dipingono come un dittatore quasi sanguinario, mentre i fondamentalisti paiono ovunque improvvisamente spariti. Potranno magari i miei neuroni chiedersi perchè, e cosa sta accadendo.
A volte ho la sensazione che ci sia troppa tendenza a selezionare guerre buone e guerre sbagliate, a seconda di chi intellettualmente e politicamente si schiera a favore o contro di queste guerre. E che la chiesa spesso si accodi, in base a questo. Non discuto il magistero, ma quando si occupa di geopolitica credo di poter obiettare
E smettiamola un pò con l'ipocrisia sui clandestini, facendo finta che la cosa non ci preoccupi minimamente. Non sono famiglie disperate con bambini che stanno scappando da battaglie in strada o persecuzioni religiose o politiche. Sono tutti uomini giovani e forti, quelli che normalmente dovrebbero restare a costruire i loro paesi. Non preoccuparsi per le convivenze forzate fa tanto chic ed evangelico ma intolleranza e razzismo spesso partono da lì, visto che nelle perfierie e nei piani bassi è spesso un "accoglieteli e arrangiatevi".

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Gesù mai disse niente contro l'occupatore romano e, al pensiero di Gerusalemme distrutta pianse, non invocò l'ira divina.
Egli rivelò il peccato come fonte di distruzione e di guai, la conversione come soluzione.
Chi invoca l'intervento della chiesa per benedire missioni o per maledirle, a mio avviso cerca di trasformarne la natura.

Anonimo ha detto...

Anche sulla Libia, P. Scalese non ha peli sulla lingua.

http://querculanus.blogspot.com/2011/03/non-ci-resta-che-pregare.html

Alberto

Anonimo ha detto...

ma perché un vescovo italiano deve esprimersi sulla guerra in libia? e chi è contro? e contro il magistero? e se poi viene instalalto un regime islamista al posto di gheddaffi ne è valsa la pena?quanti sono i ribelli? se più del 50% hanno ragione, ma se sono il 20 15% hanno veramente ragione?all'epoca dell'unità d'italia molti clerici, forse non PioIX, era per la guerra contro il piemonte da paolo VI in poi invece, tutti i papi a essere contenti che sia avvenuto il contrario. I governanti passano, le forme di governo mutano, ma la chiesa resta.La meta della cheisa dev'essere l'eternità e non il contingente, altrimenti al momento paga, vedete col franchismo, però poi la cattolicissima spagna diventa la laicissima, idem per argentina o cile e anche se in maniera diversa la chiesa francese con il socialismo ho fatto lo stesso fatale errore. Se la chiesa, anche se chiesa, la si costruisce sulla sabbia dei potentanti di turno, e non sulla roccia del vangelo, verrà spazzata coi potentati di turno

Max