mercoledì 16 marzo 2011

La Corte di Cassazione: Solo il crocifisso può comparire nelle aule dei tribunali italiani come simbolo religioso (Galeazzi)

La Cassazione: solo il crocefisso in tribunale

La presenza del simbolo religioso non invalida la laicità dello Stato

GIACOMO GALEAZZI

ROMA

Solo il crocifisso può comparire nelle aule dei tribunali italiani come simbolo religioso. Non si conoscono ancora le motivazioni integrali della sentenza, ma per la Cassazione il principio di laicità dello Stato nell’ordinamento italiano non esclude la presenza della croce negli spazi pubblici. Ieri la Suprema corte, pur riaffermando il principio di laicità dello Stato, ha confermato la rimozione dalla magistratura del giudice Luigi Tosti che non aveva voluto celebrare un processo in un’aula di giustizia in cui era presente il crocifisso. Per esporre simboli religiosi diversi, stabilisce la Cassazione, è necessaria una legge. Dunque è stata confermata la rimozione dall’ordine giudiziario del giudice di pace del Tribunale di Camerino, Luigi Tosti, già sanzionato dal Csm per essersi rifiutato di celebrare le udienze nelle aule con il crocifisso.
L’8 febbraio il sostituto procuratore generale della Cassazione aveva chiesto ai giudici delle sezioni unite civili di respingere il ricorso contro la sentenza disciplinare del Csm che a gennaio aveva disposto la rimozione dalla magistratura per Tosti. Tra i primi a portare la vicendacrocifisso in tribunale fu nel 2003 il presidente dell’Unione musulmani d’Italia, Adel Smith, che presentò ricorso al Tribunale dell’Aquila contro l’istituto comprensivo «Navelli» per far rimuovere il crocifisso esposto nella scuola materna ed elementare di Ofena, in provincia dell’Aquila, frequentata dai suoi figli. Nel dicembre 2004, a voler togliere il crocifisso dal muro è un insegnante dell’istituto per geometri «Giovanni Cena» di Ivrea ed è il consiglio d’istituto a decidere all’unanimità che la croce torni in aula purché le classi ne facciano richiesta. Nel 2005, durante le elezioni regionali, la questione investe anche i seggi elettorali. Soddisfazione bipartisan per il verdetto di ieri. «Finalmente l’unico simbolo religioso autorizzato a essere esposto nelle aule dei tribunali è il crocifisso, riconosciuto come simbolo della nostra identità culturale», esulta il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
«Le istituzioni sono separate dalle confessioni religiose ma non dalla società civile in cui vivono le esperienze religiose anche se il singolo può legittimamente richiederne la rimozione», osserva il costituzionalista e senatore Pd, Stefano Ceccanti, rievocando il «caso Folgero», quando nel 2007 in Norvegia fu riconosciuto che nell’impostare l’insegnamento della materia «cristianesimo, religione e filosofia», lo Stato aveva tutto il diritto di basarsi sulla storia nazionale e la tradizione, ma che aveva anche il dovere di prevedere la richiesta di esonero totale per gli alunni i cui genitori avessero convinzioni diverse. Una soluzione analoga a quella adottata in Baviera per i crocifissi nelle scuole. Già per il Consiglio di Stato in Italia la croce in aula ha una funzione simbolica altamente educativa a prescindere dalla religione professata.
Intanto, la Corte europea dei Diritti dell’uomo si esprimerà venerdì, con sentenza d’appello definitiva, sul caso dei crocifissi nelle scuole italiane. In primo grado la Corte aveva concluso che la presenza del Crocifisso violava diritto all’istruzione e diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo
“La croce in aula riflette il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione e non si traduce in un’imposizione”.

© Copyright La Stampa, 15 marzo 2011

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