lunedì 21 marzo 2011

Libia, la diplomazia vaticana mette i paletti morali. Analisi di Lucio Brunelli

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo commento di Lucio Brunelli:

L'analisi

La diplomazia vaticana mette i paletti morali

Lucio Brunelli

Apprensione, trepidazione, timore.
Sono i tre sostantivi scelti ieri dal Papa per esprimere i suoi sentimenti di fronte alla «drammatica situazione» del conflitto libico. Benedetto XVI non ha condannato l'operazione militare guidata da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti: è stata autorizzata dell'Onu e dichiara finalità umanitarie, impedire cioè a un regime dittatoriale di repri! mere nel sangue la rivolta degli insorti in Cirenaica.
Ma dalle parole del Papa traspare una grande preoccupazione e qualche perplessità, prodotta probabilmente dall'impressionante potenza di fuoco dei primi raid.
Non a caso Benedetto XVI ha rivolto un appello «pressante» a quanti hanno responsabilità politiche e militari «perché abbiano a cuore, anzitutto, l'incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l'accesso ai soccorsi umanitari». I timori del Papa sono simili a quelli espressi ieri della Lega araba, che p! ure ha offerto il proprio sostegno alla risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. «Quello che è successo è diverso dall'obiettivo di imporre una no fly zone, quello che vogliamo è proteggere i civili e non bombardarli», ha detto il segretario generale Amr Mussa.
È prevedibile che anche la diplomazia della Santa Sede, nei prossimi giorni, si attesterà su questa linea. Un conto è imporre il divieto di volo ai caccia libici, per impedire che sgancino bombe sulle roccaforti degli insorti; un altro conto è sparare missili contro i bunker di Gheddafi e bombardare ogni veicolo e deposito militare con il rischio dei ben tristemente noti «effetti collaterali». È questo anche il senso delle dichiarazioni del cardinale Angelo Bagnasco: «Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente».
Speriamo che le cose vadano davvero così, anche se gli analisti ne dubitano. Sarkozy fin dall'inizio non ha! nascosto che l'obiettivo è un cambio di regime. La Francia, l! a prima a lanciare i suoi aerei in Libia, è stata anche la prima, nelle scorse settimane, a riconoscere il consiglio degli insorti di Bengasi come rappresentante del nuovo «governo». C'è una corsa forsennata a piantare i propri vessilli nella Libia del dopo Gheddafi. Territorio che fa gola a tutte le grandi potenze, con i suoi immensi giacimenti di petrolio.
La rivolta libica ha sfruttato l'onda lunga della primavera araba cominciata in Tunisia e sbocciata poi in Egitto. Ma le differenze con le due altre rivoluzioni sono abnormi. A Tunisi e al Cairo si è vista in azione per settimane una grande folla pacifica, compatta, consapevole. In Libia la rivolta ha assunto fin dall'inizio un connotato regionale, pescando nella storica rivalità fra la Cirenaica e la Tripolitania.
Poco o niente sappiamo delle idee degli insorti, si è vista sventolare qualche bandiera monarchica, abbiamo ascoltato tanta gente che giustamente detesta quel pazzo di Gheddafi. Ma non abbiamo mai visto niente! di simile alla egiziana piazza Tahrir. Abbiamo assistito invece a una guerra di propaganda, da una parte e dall'altra, la cui prima vittima come sempre è stata la verità. Una delle pagine più nere della informazione globale è stata scritta il 23 febbraio. Nello stesso giorno è stato diffusa la notizia (poi rivelatasi falsa) che 10mila libici erano morti sotto i bombardamenti di Gheddafi.
E poi un video che pretendeva essere la prova di improvvisate fosse comuni scavate nella spiaggia di Tripoli e invece mostrava solo il cimitero della capitale libica, con normali tombe singole. Cattiva informazione o disinformazione mirata per creare quel detonatore emotivo indispensabile a ogni guerra annunciata? La prudenza del Papa, il suo piantare comunque dei paletti morali all'offensiva militare, sono segni del realismo e della saggezza che ispira, da sempre, la migliore tradizione della diplomazia vaticana.

© Copyright Eco di Bergamo, 21 marzo 2011

8 commenti:

Anonimo ha detto...

A leggere il commento fantasioso della Giansoldati pare quasi che il Papa e la Santa Sede (o Vaticano) abbiano "benedetto" l'operazione. Di cattivo gusto scrivere che le parole di Bagnasco (Cei) paiono quelle di un ordinario militare. Immancabile la sottolineatura del no wojtylano alla guerra in Iraq, anche se i contesti non sono paragonabili.
E dire che stamane ho acquistato il messaggero per leggere della cronaca della visita del Papa all'Infernetto. In breve, presa da un impeto di rabbia l'ho cestinato.
Impareranno mai i giornali l'obiettività?
Alessia

Alice ha detto...

Benedetto no, ma anche io ieri mi aspettavo parole più nette. Mi sembra che la posizione sia abbastanza sfumata.

Alice ha detto...

Vaticano contro Gheddafi


In Segreteria di Stato si riconosce l'urgenza di disarmare un dittatore che massacra e tiene in ostaggio i suoi cittadini. A differenza dell'esplicita condanna per la guerra in Iraq e in analogia al sostanziale sì all'intervento anti-talebani in Afghanistan, la Chiesa riconosce i motivi umanitari dei raid aerei contro Gheddafi



http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=4289&ID_sezione=524&sezione=

Anonimo ha detto...

In realtà regna una grande confusione forse dovuta al repentino precipitare degli eventi. Gli stessi vaticanisti paiono divisi. Tornielli è contro, Accattoli a favore del raid.
Alessia

Alice ha detto...

Questa volta la destra è contraria e la sinistra è favorevole (forse erchè vuole appoggiare gli insorti e favorire il processo democratico).
Certo che il bombardamento mi è parso troppo precipitoso e brutale.

un passante ha detto...

si parla solo dell'Iraq, ma quello era un intervento diverso, non legittimato dall'Onu. E negli anni 90 c'è stato anche il conflitto serbo-bosniaco in cui, se non ricordo male, la Santa sede tenne una posizione favorevole all'intervento nato

Anonimo ha detto...

Interessante la discussione in corso nel blog di Luigi Accattoli.
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=6343
Alessia

euge ha detto...

Giusto passante ma, quello chissà perchè se lo sono dimenticato tutti.

Peraltro, qualcuno dimentica che nonostante la determinazione delle parole del Papa che godeva della stima dei media e dell'affetto straboccante dei fedeli, al tempo della guerra in Iraq nessuno se lo filò..................Anzi, la maggior parte delle persone che ora rimpiangono ovviamente quelle parole, ne dissero di cotte e di crude. Ma, ovviamente questo non si può dire sui giornali!