Benedetto XVI: il cristianesimo dà gioia
Sandro Vigani
“Tutta la mia vita da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti”.
Sono alcune parole di papa Benedetto, raccolte da Peter Seewald nel libro-intervista Luce del Mondo, parole che raccolgono, proponendolo al lettore, il senso profondo della vita del Papa e contemporaneamente della vita cristiana. Il cristianesimo – Papa Benedetto lo ripete spesso – non è una prigione di norme e precetti che appesantiscono l'esistenza, non è una “minestra riscaldata” che dà noia. E' esperienza liberante, che permette di vivere una vita piena di senso, veramente “riuscita”.
Il libro-intervista è uno strumento molto utile, soprattutto mentre ci prepariamo alla visita di Benedetto XVI, per conoscere più da vicino la persona del Papa, non solo in ciò che fa per la Chiesa e per il Mondo, ma anche negli aspetti della sua vita “privata”, del suo rapporto quotidiano con le persone che gli vivono accanto e collaborano con lui.
C'è – mi pare - una chiave di lettura nella lunga conversazione tra Benedetto XVI e Peter Seewald: la semplicità. Benedetto XVI è un grande e teologo, un intellettuale, un uomo di dottrina.
In questo libro mostra ai credenti e ai non credenti come la fede, nella sua essenza e nel suo significato, non è un'esperienza complessa e complicata, non è anzitutto dottrina o speculazione razionale. E' esperienza fatta di cose essenziali, che attraversano la ferialità della vita dove realmente vive e fiorisce lo straordinario: la possibilità dell'incontro coin Gesù di Nazaret. Anzi, il Papa sembra dire che la stessa teologia, se vuole davvero aiutare la Chiesa e il cristiano a vivere la fede in Gesù, non può chiudersi nella speculazione intellettuale, ma deve essere essa stessa accessibile e semplice. Certo, semplice non significa ingenua, banale: vuol dire, appunto, essenziale.
Ecco allora che Benedetto XVI nel libro-intervista tratta senza reticenza dei temi formidabili che la Chiesa è chiamata ad affrontare in questi anni: la pedofilia, l'ecumenismo, la riforma, le “cose ultime”, il senso del pontificato. Ma anche delle piccole-grandi cose di cui è fatta la sua vita quotidiana: la preghiera, le gioie semplici che vive con i suoi segretari e le quattro donne consacrate che sono la sua piccola famiglia, come le feste o qualche cassetta di “Don Camillo” guardata assieme in qualche momento di svago. E poi parla coin libertà dei suoi timori, degli sbagli che pensa di aver commesso, della paura che ha avuto quando è stato eletto Papa. Sa di essere “un povero mendicante mendicante davanti a Dio, ancora più degli altri uomini”. Un mendicante che prega il Signore al quale è legato “per così dire, da antica amicizia” e “invoca i santi” perché lo proteggano e li chiama “amici”.
Il libro “entra” in modo del tutto personale, perché il suo protagonista è lo stesso Papa, nel ministero del successore di Pietro, Capo degli apostoli. Aiuta a comprenderlo di più poiché comunica l'esperienza di un discepolo cui è accaduto di dover diventare Papa. Perciò è prezioso, sia per farci sentire più vicino il Santo Padre, sia per aiutarci a capire il significato di quello che si chiama “ministero Petrino”, cioè il ministero del Pontefice nella Chiesa.
© Copyright Gente Veneta, 20 marzo 2011 consultabile online anche qui.
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