giovedì 3 marzo 2011

Mons. Celli: la Chiesa impari il linguaggio della cultura moderna se vuole farsi capire

Mons. Celli: la Chiesa impari il linguaggio della cultura moderna se vuole farsi capire

Si è conclusa oggi a Roma la plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: al centro dei lavori, lo studio dei linguaggi della moderna cultura digitale per aiutare la missione evangelizzatrice della Chiesa. A guidare la riflessione è stato il discorso del Papa all’inizio dell’assemblea. Ascoltiamo in proposito il presidente del dicastero vaticano, mons. Claudio Maria Celli, al microfono di padre David Gutiérrez, responsabile della redazione spagnola della Radio Vaticana:

R. - Il Papa ci ha invitato a proseguire nel nostro annuncio, però ha ricordato a tutti noi il grande impegno a riscoprire un linguaggio che - come ha ricordato nel suo discorso - non è un vestito, non è qualche cosa che mi metto addosso: no. Nasce da una cultura; un linguaggio nasce dalla cultura e forma una cultura. Il nostro problema nel nostro oggi, è proprio riscoprire qual è la cultura dell’uomo di oggi, che è una cultura digitale, specialmente nel mondo moderno, nel mondo – diciamo così – più sviluppato. Però, il nostro compito è sempre il medesimo: annunciare la Parola.

D. - Quali sono le sfide?

R. - Io penso che, innanzitutto, una delle sfide sarà quella di aiutare la Chiesa nella sua globalità a rendersi conto di questo problema. Noi abbiamo sempre l’idea che sappiamo tutto e abbiamo tutto nelle nostre mani, e invece ci accorgiamo che dobbiamo ascoltare. Noi abbiamo bisogno di passare dei momenti in silenzio per ascoltare: per ascoltare Lui che ci guida e che ci guida al largo. A me lascia sempre pensoso quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: andate al largo, non fermatevi nelle vostre esperienze locali, guardate con occhi aperti al futuro, a ogni uomo che cammina. La nostra missione, il nostro dovere sono legati proprio a questa missione che il Signore ci ha affidato: “Andate in tutto il mondo e predicate ad ogni creatura”. La Chiesa deve avere questa consapevolezza, però questa consapevolezza deve nascere anche da un ascolto attento, preciso, appassionato … a scoprire il linguaggio che usano l’uomo e la donna di oggi, perché altrimenti corriamo il rischio di usare un linguaggio che i nostri contemporanei non capiscono. Questa sarà la grande sfida della Chiesa. Quindi, non solamente avere la forza, la vivacità, la consapevolezza di avere nel cuore la Parola di Dio, ma anche capire l’uomo di oggi affinché per esso possa risuonare l’unica Parola che salva in quel linguaggio che l’uomo di oggi può capire. Questa è la nostra sfida che cercheremo di affrontare insieme, camminando insieme. (bf)

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con le affermazioni di Mons. Celli. Ieri sera ho avuto l'ennesima prova del "ritardo culturale" con il quale esponenti della Chiesa valutano gli avvenimenti del nostro tempo.
In una trasmissione televisiva pomeridiana, riguardo al caso Yara, un "pretone" simpatico, ma rimasto idealmente al '900 ha paragonato, con una fantasia smisurata, la vicenda di Yara a quella di S. Maria Goretti, facendola passare per una santa martire, determinata come la Goretti, a difendere i valori della verginità, della castità, della purezza. Un noto polemista, scrittore, giornalista laico, non credente, Giordano Bruno Guerri ha contestato le rappresentazioni "lunari" del Pretone, facendone rilevare la sostanziale lontananza dal pensiero e dagli atteggiamenti dei nostri giovanissimi nell'era della libertà sessuale precoce. I cattolici, come me, che hanno assistito, per caso, alla trasmissione pomeridiana, non possono, razionalmente, non dare ragione a Giordano Bruno Guerri e considerare il linguaggio del Pretone inadatto a comprendere i fenomeni socio-emotivi del nostro tempo. Il Sacerdote usava il metro di misura dei comportamenti femminili di epoche lontane o lontanissime nel tempo. Un ritardo storico impressisonante.
Purtroppo, nonostante l'ausilio delle informazioni morali sugli adolescenti e soprattutto sulle adolescenti tramite le confessioni(che a 16 anni, non raramentem supplicano i genitori di pagar loro il rifacimento del seno), diversi esponenti della Chiesa pensano che gli adolescenti e le adolescenti del XXI secolo esprimano la mentalità e gli atteggiamenti di quelli di qualche secolo addietro.
Cherokee.

Raffaella ha detto...

Essendomi imbattuta anche io nella trasmissione, non posso che dare ragione al mille per mille a Cherokee e non e' la prima volta che mi tocca fare queste considerazioni a proposito dei "preti mediatici".
R.

Anonimo ha detto...

Concordo ... anche io ho assistito alla trasmissione e mi sono chiesta in mondo vivesse quel prete ...

Anonimo ha detto...

Il paragone tra Yara e S. Maria Goretti però io l'ho letto anche su La Bussola Quotidiana in un articolo di Antonio Socci dal titolo "La lezione di Yara, come Maria Goretti". Dunque non è solo un'idea del "Pretone" visto da cherokee (io la trasmissione non l'ho vista).
Sonia