venerdì 18 marzo 2011

Papa Ratzinger "scommette" su Vaticano 2.0, il nuovo portale web della Santa Sede che sarà operativo dopo Pasqua (de Nolac)

Ratzinger scommette su Vaticano 2.0 Dopo Pasqua il nuovo sito web

di Pierre de Nolac

Da piazza San Pietro si parlerà in cinese, grazie a internet. Papa Ratzinger scommette su Vaticano 2.0, il nuovo portale web della Santa Sede che sarà operativo dopo Pasqua: l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, ha anticipato all'Osservatore Romano, sul giornale oggi in edicola, la nuova frontiera dell'evangelizzazione grazie alla cultura digitale. Si comincerà parlando in italiano, inglese, e francese, per poi dare il via alle altre lingue: «La Chiesa deve certamente imparare ad annunciare Cristo secondo il linguaggio più facilmente e più direttamente comprensibile dall'uomo al quale si rivolge.
Oggi si tratta dell'uomo dell'era digitale, della cultura digitale. E il Papa ha orientato la nostra riflessione in questo senso». Letteralmente, Papa Benedetto XVI aveva chiesto a «quanti hanno responsabilità nella Chiesa a essere in grado di capire, interpretare e parlare il nuovo linguaggio dei media in funzione pastorale».
E Celli spiega la strategia vaticana: «Il punto fondamentale è cogliere le dimensioni più profonde dei processi comunicativi che via via emergono. La persona umana, come soggetto comunicativo, si esprime infatti attraverso un'attrezzatura tecnica che veicola un nuovo linguaggio, un modo nuovo di capire il mondo. È questo che va approfondito nei centri formativi della Chiesa, che già adesso vede tanti episcopati in prima linea».
Tanto che, dopo l'incontro delle università cattoliche del mondo a Roma lo scorso anno, «abbiamo avviato noi stessi una serie di riunioni continentali proprio per incentivare questa attività formativa. Siamo già stati in Spagna, Thailandia e Stati Uniti. Prossime mete l'America latina e l'Africa». Avendo ben presente che «non si comunica per sé, perché l'autoreferenzialità è uno dei rischi maggiori di tutta la comunicazione. Da questo pericolo il Pontificio consiglio intende stare molto alla larga». Una regola che nella Chiesa vale da duemila anni.

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