Presentati i Lineamenta per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione
“Una risposta adeguata ai segni dei tempi”, la “promozione di una cultura più profondamente radicata nel Vangelo”: è questa la nuova evangelizzazione. A definirla così sono i “Lineamenta” del Sinodo generale dei vescovi, in programma ad ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.
Le linee-guida, redatte dalla Segreteria generale e dal Consiglio ordinario del Sinodo, sono scritte in lingua latina, italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese e polacca e sono state presentate questa mattina nella Sala Stampa vaticana. Suddivisi in tre capitoli – oltre all’introduzione e alla conclusione – i Lineamenta sono inviati ai Sinodi dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, alle Conferenze episcopali, ai dicasteri della Curia romana e all’Unione dei Superiori generali. Al centro del documento, l’importanza del “cortile dei gentili”, la necessità di risolvere l’emergenza educativa ed il dovere, per ogni cristiano, di diffondere la Parola di Dio. I Lineamenta contengono anche un questionario dettagliato al quale i partecipanti al prossimo Sinodo dovranno rispondere entro il 1° novembre. Le loro risposte saranno analizzate ed integrate nell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento sul quale la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo vescovi lavorerà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012. Il servizio di Isabella Piro:
Fu Giovanni Paolo II ad introdurre il concetto di “nuova evangelizzazione” durante il viaggio apostolico in Polonia del 1979. Essa rappresenta la risposta ai bisogni degli uomini e dei popoli di oggi, è la ricerca di nuovi sentieri, modi ed espressioni per trasmettere la gioia del Vangelo, è lo strumento con il quale la Chiesa si misura con le sfide di un mondo accelerato.
I suoi destinatari sono coloro che si sono allontanati dalla Chiesa nei Paesi di antica cristianità e quanti, nei Paesi evangelizzati più recentemente, sono sì battezzati, ma non hanno accolto profondamente il Vangelo. In Occidente, infatti, la fede cristiana risulta distorta da caricature e luoghi comuni e la vita è vissuta come se Dio non esistesse. Il momento storico attuale, ricco di cambiamenti, porta a perdere i punti di riferimento, schiaccia l’uomo nel provvisorio, rende difficile la trasmissione di valori. E in questo contesto, i cristiani vengono percepiti con sospetto e si moltiplicano gli interrogativi critici alla Chiesa.
Certo, dicono i Lineamenta, anche i cristiani devono fare un’autoverifica per riconoscere e purificarsi da tracce di paura, stanchezza e stordimento. Ma la Chiesa non si rassegna e di fronte a chi dubita che la nuova evangelizzazione nasconda il proselitismo, essa risponde con “il cortile dei gentili”, ovvero quello spazio di preghiera in cui tutti gli uomini possano “agganciarsi a Dio”, anche senza conoscerlo. Gli atei e gli agnostici non si spaventino – sottolineano i Lineamenta – perché la nuova evangelizzazione non li vuole trasformare in mero oggetto di missione, ma vuole tenere desta in loro la ricerca di Dio.
Sono sei gli scenari nei quali deve operare l’evangelizzazione del terzo millennio: innanzitutto, quello culturale, in cui la secolarizzazione si spaccia come positiva parlando di liberazione, di possibilità di vivere senza trascendenza. E lo fa senza i toni forti e diretti di una volta – anche se un certo anticlericalismo si sente ancora – bensì con un tono sommesso che ha invaso la vita quotidiana dell’uomo. Il risultato? La messa in discussione della relazione uomo-donna, del senso della vita e della morte, il prevalere della cultura dell’immagine e della superficialità. Ma anche, dall’altra parte, il proliferare delle sètte e quei fenomeni di fondamentalismo che manipolano la religione per giustificare la violenza e persino il terrorismo, compiendo “un grave abuso”.
Il secondo scenario ha carattere sociale e vede protagonisti i migranti e la globalizzazione. Il clima attuale è “liquido”, dicono i Lineamenta, e prevalgono la contaminazione e lo sgretolamento di legami, di valori, di confini geografici. Con conseguenze anche sulla comunicazione sociale – ovvero il terzo scenario – perché se, da una parte, la cultura mediatica e digitale permette a tutti di essere informati, dall’altra aumenta l’egocentrismo, sminuisce la riflessione, aliena dalla dimensione etica e politica della vita, facendo prevalere l’effimero e l’immediato.
Gli ultimi tre scenari analizzati dai Lineamenta sono quello economico, quello scientifico e quello politico. Centrale la necessità di trovare le regole di un mercato globale che tutelino la giusta convivenza, così come il bisogno di non pensare alla ricerca scientifica e tecnologica – che pure ha portato tanti benefici - come ad una nuova religione della prosperità e della gratificazione. Quanto alla politica, la crisi dell’ideologia comunista e l’emergere di nuovi attori come il mondo islamico e quello asiatico creano nuove potenzialità, ma anche nuovi rischi. La pace, lo sviluppo, il dialogo, la tutela dei diritti dell’uomo, la salvaguardia del creato, quindi, sono tutti temi da illuminare con la luce del Vangelo.
Cosa possono fare dunque i cristiani? Portare speranza e fare autocritica - dicono i Lineamenta – essere uniti nel trasmettere la Parola di Dio, accettando la sfida di confrontarsi anche con l’ateismo più aggressivo o la secolarizzazione estrema. Perché questo è il martirio dell’età contemporanea.
Gli “strumenti” di tali operazioni sono i giovani, i movimenti ecclesiali, la vita consacrata, il dialogo interreligioso e l’incontro con le Chiese orientali che, alle persecuzioni e all’intolleranza, rispondono con tenacia e speranza, diventando così un punto di riferimento.
Naturalmente, bisogna innanzitutto vivere il Vangelo per poi trasmetterlo, poiché non si può diffondere ciò che non si crede e non si vive. La liturgia, la catechesi ed il catecumenato diventano quindi modelli paradigmatici di tale missione.
I Lineamenta non nascondono i punti critici del cristianesimo moderno: la scarsità dei presbiteri, la mancanza di condivisione, la solitudine dei catechisti, ma anche le infedeltà, gli scandali, le colpe delle comunità cristiane. Pagine che vanno denunciate con coraggio – si legge nel documento – praticando la penitenza e la purificazione per generare frutti adatti ai nostri tempi, ovvero famiglie aperte alla vita, comunità capaci di dialogo ecumenico ed interreligioso, iniziative di giustizia sociale e solidarietà, nuove vocazioni.
Nell’ambito dell’iniziazione al cristianesimo, le linee-guida del prossimo Sinodo generale ribadiscono l’importanza di non delegare ai corsi di religione scolastici il compito proprio della Chiesa di generare i giovani alla fede, soprattutto oggi, in cui si riscontra “un’emergenza educativa”. Il relativismo, divenuto il nuovo “credo”, toglie valore alla verità, la bolla come “autoritaria”, riduce l’educazione alla trasmissione di mere abilità pratiche. Ma i cristiani non dimentichino che educare vuol dire formare integralmente l’uomo, trasmettergli valori-base dell’esistenza e del retto comportamento, lavorare ad una “ecologia della persona umana”. Tutto questo permette di vivere gli spazi culturali come “cortili dei gentili” in cui formare persone libere e adulte, capaci di portare la questione di Dio nella vita, nella famiglia nel lavoro.
Naturalmente, ciò richiede famiglie, educatori ed evangelizzatori credibili in questo testimoni in prima persona del Vangelo, perché la nuova evangelizzazione non si pone come un peso in più da portare, ma come un “farmaco capace di ridare gioia a realtà prigioniere delle proprie paure”. I cristiani non possono tenere solo per sé le parole di vita eterna di Cristo, perché esse sono di tutti gli uomini. “Ogni uomo del nostro tempo, lo sappia o no, ha bisogno di questo annuncio”.
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