Renzo Gattegna e i commenti positivi della comunità ebraica all'ultimo libro del Papa
Un altro passo nel dialogo
«Prosegue quel processo di riconciliazione iniziato nel 1965 con la dichiarazione Nostra aetate». Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), intervistato da Gian Guido Vecchi sul «Corriere della Sera» del 4 marzo, commenta le anticipazioni dell'ultimo libro del Papa -- il secondo volume del saggio di Benedetto XVI Gesù di Nazaret. Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione -- uscite sul nostro giornale. «Viene ribadita con forza -- continua il presidente -- l'infondatezza dell'accusa di deicidio che per secoli è stata usata per diffondere odio nei confronti degli ebrei».
Rispondendo alle nostre domande Gattegna aggiunge: «Nei rapporti fra ebraismo e cristianesimo molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Siamo in un mondo in continua evoluzione; la situazione di oggi non è più paragonabile con il passato. Siamo partiti da comuni origini; ai primordi del cristianesimo le catacombe di Roma venivano frequentate anche dagli ebrei. Oggi le sfide più impegnative del mondo vedono ebrei e cristiani dalla stessa parte; ci avvicina il monoteismo, la lotta contro l'idolatria, intesa come la liberazione dell'umanità dalla tentazione dei falsi valori e da stili di vita che arrivano fino all'autolesionismo, la lotta contro il fanatismo e l'intolleranza, una chiara presa di posizione per la laicità dello Stato». È un punto che sta particolarmente a cuore al presidente dell'Ucei.
Ricordando quanto aveva scritto su «L'Osservatore Romano» del 10 novembre 2010 -- nel quale auspicava coraggiosi e decisivi passi avanti nella reciproca comprensione verso un rapporto impostato sulla pari dignità e sul rispetto -- Gattegna prosegue: «È indispensabile continuare così per un futuro di dialogo. Il passo ulteriore sta anche in un serio, impegnativo e approfondito lavoro teologico».
Analogo apprezzamento per il volume del Papa emerge dalle parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che in una lettera inviata a Benedetto XVI scrive: «La ringrazio per aver rigettato nel suo libro la falsa affermazione che è stata usata come base per l'odio contro gli ebrei nel corso di centinaia di anni».
E anche dall'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede giungono commenti positivi: «Accogliamo con tutto il cuore l'enfasi rimarcata dal Papa nel suo nuovo libro, in cui solleva gli ebrei dalla responsabilità per la morte di Gesù -- si legge in un comunicato stampa -- è una conferma della ben nota posizione del Papa a favore del Popolo Ebraico e dello Stato d'Israele. Non dovremmo dimenticare che senza la Nostra aetate non ci sarebbe stato un processo di riconciliazione tra ebrei e cattolici da una parte e Santa Sede e Israele dall'altra». Conclude l'ambasciatore Mordechay Lewy: «Speriamo che questo Suo atteggiamento positivo sia di ispirazione per più di un miliardo di cattolici sparsi in tutto il mondo». (silvia guidi)
(©L'Osservatore Romano - 5 marzo 2011)
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