lunedì 28 marzo 2011

Visita del Papa alle Fosse Ardeatine, Vian: Dall'abisso del male (O.R.)

Dall'abisso del male

Il pellegrinaggio di Benedetto XVI alle Fosse ardeatine - così l'ha voluto definire lo stesso Papa - per rendere omaggio alle vittime dello spaventoso eccidio, che resta indelebile tra i numerosissimi orrori della seconda guerra mondiale, non ha trovato molto spazio nei media. Forse anche per il succedersi incalzante e drammatico di notizie nel panorama internazionale.
Eppure la visita di Benedetto XVI a questo sacrario "caro a tutti gli italiani" - in continuità con quelle di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, e con la volontà di pregare e "rinnovare la memoria" - ha un significato particolare, che rimane. Il loro successore ha infatti compiuto un altro passo nella ricomposizione della memoria di quel conflitto che contribuì a sprofondare il Novecento nell'abisso del male. Come aveva affermato lo stesso Benedetto XVI un mese esatto dopo la sua elezione riflettendo sulle ultime successioni papali.
In questo modo bisogna considerare, aveva detto il nuovo Papa, "il fatto che sulla cattedra di Pietro, ad un Pontefice polacco sia succeduto un cittadino di quella terra, la Germania, dove il regime nazista poté affermarsi con grande virulenza, attaccando poi le nazioni vicine, tra le quali in particolare la Polonia? Entrambi questi Papi in gioventù - seppure su fronti avversi e in situazioni differenti - hanno dovuto conoscere la barbarie della seconda guerra mondiale e dell'insensata violenza di uomini contro altri uomini, di popoli contro altri popoli".
Alla presenza del rabbino capo della più antica comunità della diaspora occidentale, ferocemente colpita dalla persecuzione razziale anche alle Fosse ardeatine, il vescovo di Roma, "città consacrata dal sangue dei martiri", ha voluto incontrare a lungo i familiari delle vittime - cattolici ed ebrei insieme - e ha reso omaggio alla loro memoria, in un luogo vicino alle catacombe e dal quale ancora una volta si è levata la preghiera dei Salmi, con le parole che da molti secoli ebrei e cristiani innalzano all'unico Dio.
Quel Dio al quale, nell'ora delle tenebre, si rivolsero due caduti, come altri in quei giorni, per affermare la fede "in Dio e nell'Italia" e invocare la protezione degli ebrei "dalle barbare persecuzioni". Benedetto XVI ha citato le loro parole, ricordando il centocinquantesimo anniversario dell'unità del Paese e ripetendo che nel Padre di tutti è possibile un futuro diverso. Che non offenda il Nome santo di Dio e l'essere umano, creato a sua immagine.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 28-29 marzo 2011)

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