Prima udienza "a distanza": e il Papa risponde ai fedeli in tv
Le domande gli sono arrivate da tutto il mondo attraverso la trasmissione di Raiuno "A sua immagine"
Roma, 22 apr (Il Velino)
Per la prima volta il Papa risponde ai fedeli in tv. È successo il giorno del venerdì santo durante la trasmissione “A sua immagine” su Raiuno. Diversi i temi trattati attraverso i quesiti arrivati da tutto il mondo: si è passati da quelli religiosi e più strettamente legati al periodo pasquale alle questioni di attualità, come il terremoto in Giappone o alla guerra in Iraq e in Costa d’Avorio.
GESÙ RISORTO STA OLTRE LEGGI FISICA E BIOLOGIA - Gesù risorge e “non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica” in “una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che (...) è la grande promessa per noi”: così Benedetto XVI risponde a una domanda sulla manifestazione di Gesù dopo la risurrezione, nel suo “corpo glorioso”. Si tratta di una realtà non definibile interamente – spiega – in quanto “oltre le nostre esperienze”, ma ci sono alcuni segni “per capire almeno un po’ in quale direzione dobbiamo cercare questa realtà”. In questa nuova condizione “Gesù ha la possibilità di farsi palpare, di dare la mano ai suoi, di mangiare con i suoi, ma tuttavia sta sopra le condizioni della vita biologica”. Per il Papa “è importante capire questo, almeno in quanto si può, per l’Eucaristia: nell’Eucaristia, il Signore ci dona il suo corpo glorioso, non ci dona carne da mangiare nel senso della biologia, ci dà se stesso, questa novità che Lui è, entra nel nostro essere uomini, nel nostro, nel mio essere persona, come persona, e ci tocca interiormente con il suo essere, così che possiamo lasciarci penetrare dalla sua presenza, trasformare nella sua presenza. È un punto importante, perché così siamo già in contatto con questa nuova vita, questo nuovo tipo di vita, essendo Lui entrato in me, e io sono uscito da me e mi estendo verso una nuova dimensione di vita. Io penso che questo aspetto della promessa, della realtà che Lui si dà a me e mi tira fuori da me, in alto, è il punto più importante: non si tratta di registrare cose che non possiamo capire, ma di essere in cammino verso la novità che comincia, sempre, di nuovo, nell’Eucaristia”.
GESÙ SCESO AGLI INFERI PER REDIMERCI, PER NOI NON SARÀ COSÌ - E ancora: “Cosa fa Gesù nel lasso di tempo tra la morte e la Risurrezione? Nella recita del Credo si dice che Gesù, dopo la morte, discese negli Inferi, possiamo pensare che sarà una cosa che accadrà anche a noi?” La domanda arriva dall’Italia, e il Papa risponde: “Questa discesa dell’anima di Gesù non si deve immaginare come un viaggio geografico, locale, da un continente all’altro. È un viaggio dell’anima (...). Questa parola vuol soprattutto dire che anche il passato è raggiunto da Gesù, che l’efficacia della Redenzione non comincia nell’anno zero o trenta, ma va anche al passato, abbraccia il passato, tutti gli uomini di tutti i tempi” e “crea così l’accesso a Dio”. Quindi “questa discesa agli Inferi, cioè nelle profondità dell’essere umano, nelle profondità del passato dell’umanità, è una parte essenziale della missione di Gesù, della sua missione di Redentore e non si applica a noi”. Quanto a noi, “la nostra vita è diversa, noi siamo già redenti dal Signore e noi arriviamo davanti al volto del Giudice, dopo la nostra morte, sotto lo sguardo di Gesù, e questo sguardo da una parte sarà purificante: penso che tutti noi, in maggiore o minore misura, avremo bisogno di purificazione. Lo sguardo di Gesù ci purifica e poi ci rende capaci di vivere con Dio, di vivere con i santi, di vivere soprattutto in comunione con i nostri cari che ci hanno preceduto”.
IRAQ, SANTA SEDE LAVORA PER RICONCILIAZIONE - “La Santa Sede è in permanente contatto con le diverse comunità” religiose irachene e “vogliamo fare un lavoro di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino difficile di ricomporre una società lacerata”: così il Papa ha risposto ad alcuni giovani di Bagdad, che gli chiedevano "in che modo possiamo aiutare la nostra comunità cristiana a riconsiderare il desiderio di emigrare in altri Paesi”. “Prego ogni giorno per i cristiani in Iraq. Sono i nostri fratelli sofferenti” e “quindi sono particolarmente vicini al nostro cuore e noi dobbiamo fare, per quanto possiamo, il possibile perché possano rimanere, perché possano resistere alla tentazione di migrare, perché è molto comprensibile nelle condizioni nelle quali vivono”. Per questo “le istituzioni, tutti coloro che hanno realmente una possibilità di fare qualcosa in Iraq per voi, devono farlo”. Da parte sua – ha spiegato il Pontefice – “la Santa Sede vuole fare “un lavoro di riconciliazione, di comprensione” sia con le comunità religiose sia con il governo: “Questo è il problema, che la società è profondamente divisa, lacerata, che non c’è più questa consapevolezza: ‘Noi siamo nelle diversità un popolo con una storia comune, dove ognuno ha il suo posto’. E devono ricostruire questa consapevolezza”. In questo contesto il Vaticano vuole “aiutare il processo di ricostruzione e incoraggiare voi, cari fratelli cristiani in Iraq, di avere fiducia, di avere pazienza, di avere fiducia in Dio, di collaborare in questo processo difficile”.
COSTA D’AVORIO, CERCARE LA PACE CON I MEZZI DELLA PACE - “Invito fortemente tutte le parti a rinunciare alla violenza, a cercare le vie della pace. Non potete servire la ricomposizione del vostro popolo con mezzi di violenza, anche se pensate di avere ragione. L’unica via è rinunciare alla violenza, ricominciare con il dialogo”: è l’appello del Papa per la Costa D’Avorio. Bintù, una donna musulmana proveniente dal Paese africano, che ha visto improvvisamente crollare la convivenza pacifica tra diverse etnie e religioni, chiede: “I messaggeri hanno esortato alla pace, i profeti hanno esortato alla pace. Gesù è un uomo di pace. Lei, in quanto ambasciatore di Gesù, cosa consiglierebbe per il nostro Paese?”. “Ho ricevuto lettere laceranti dalla Costa d’Avorio – dice Benedetto XVI -, dove vedo tutta la tristezza, la profondità della sofferenza, e rimango triste che possiamo fare così poco. Possiamo fare una cosa, sempre: essere in preghiera con voi, e in quanto sono possibili, faremo opere di carità e soprattutto vogliamo aiutare, secondo le nostre possibilità, i contatti politici, umani”. Un tentativo è stato fatto con l’invio del cardinale Turkson, che però non è potuto entrare nel Paese. Dio “è venuto debole, è venuto solo con la forza dell’amore, totalmente senza violenza fino ad andare alla croce. E questo ci mostra il vero volto di Dio, che la violenza non viene mai da Dio, mai aiuta a dare le cose buone, ma è un mezzo distruttivo e non è il cammino per uscire dalle difficoltà. Quindi è una forte voce contro ogni tipo di violenza”. L’unica via – dice il Papa - è “rinunciare alla violenza, ricominciare con il dialogo, con tentativi di trovare insieme la pace, con la nuova attenzione l’uno per l’altro, con la nuova disponibilità ad aprirsi l’uno all’altro. E questo, cara Signora, è il vero messaggio di Gesù: cercate la pace con i mezzi della pace e lasciate la violenza. Noi preghiamo per voi, che tutti i componenti della vostra società sentano questa voce di Gesù e che così ritorni la pace e la comunione”.
GIAPPONE, DIO STA DALLA VOSTRA PARTE - “Noi siamo con te, con tutti i bambini giapponesi che soffrono, vogliamo aiutarvi con la preghiera, con i nostri atti e siate sicuri che Dio vi aiuta”: così il Papa alla piccola Elena, 7 anni, che dal Giappone gli confida che ha “paura” e gli chiede perché “non posso andare a giocare nel parco” e “perché devo avere tanta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza?”. “Anche a me vengono le stesse domande – dice Benedetto XVI -: perché è così? Perché voi dovete soffrire tanto, mentre altri vivono in comodità? E non abbiamo le risposte, ma sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente, che il Dio vero che si mostra in Gesù, sta dalla vostra parte. Questo mi sembra molto importante, anche se non abbiamo risposte, se rimane la tristezza: Dio sta dalla vostra parte, e siate sicuri che questo vi aiuterà. E un giorno potremo anche capire perché era così”, e capire che “questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che dietro di essa c’è un progetto buono, un progetto di amore”.
ANIMA PRESENTE IN STATI VEGETATIVI, MA NON PUÒ "SUONARE" - “Certamente l’anima è ancora presente nel corpo. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare”: così Papa Benedetto risponde alla signora Maria Teresa, di Busto Arsizio, madre di Francesco Grillo (40 anni), malato di sclerosi multipla dal ’93 e da due anni in stato vegetativo. La donna chiede se l’anima abbia abbandonato il corpo del figlio, visto che non è più cosciente. “Certamente l’anima è ancora presente nel corpo - risponde il Papa -. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare. Così anche lo strumento del corpo è fragile, è vulnerabile, e l’anima non può suonare, per così dire, ma rimane presente”. Il Papa si dice sicuro che “quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore” e “questa vostra presenza accanto a lui, ore ed ore ogni giorno, è un atto di amore di grande valore, perché questa presenza entra nella profondità di quest’anima nascosta e il vostro atto è, quindi, anche una testimonianza di fede in Dio, di fede nell’uomo” e “di rispetto per la vita umana, anche nelle situazioni più tristi”. Da qui l’invito a “continuare”, sapendo che “fate un grande servizio all’umanità con questo segno di fiducia, con questo segno di rispetto della vita, con questo amore per un corpo lacerato, un’anima sofferente”.
ATTO AFFIDAMENTO A MADONNA NON VA RIPETUTO MA INTERIORIZZATO - “Al momento non avrei l’intenzione di un nuovo pubblico affidamento” alla Madonna, “ma tanto più vorrei invitare ad entrare in questo affidamento già fatto” dai precedenti Pontefici, “perché sia realtà vissuta da noi ogni giorno e cresca così una Chiesa realmente mariana, che è Madre e Sposa e Figlia di Gesù”: così il ha risposto a una domanda sull’affidamento reciproco che Gesù compie tra la Madonna e San Giovanni, e sulla eventualità di rinnovare la consacrazione del mondo a Maria, come è stato fatto in passato. Benedetto XVI mette in rilievo “il vero umanesimo di Gesù” nell’affidare la madre a San Giovanni e viceversa: “Una donna sola, in Oriente, in quel tempo, era in una situazione impossibile. Affida la mamma a questo giovane e al giovane dà la mamma, quindi Gesù realmente agisce da uomo con un sentimento profondamente umano”. E “in Giovanni Gesù affida tutti noi, tutta la Chiesa, tutti i discepoli futuri, alla madre e la madre a noi (...). La Madre è immagine della Chiesa, della Madre Chiesa, e affidandoci a Maria dobbiamo anche affidarci alla Chiesa, vivere la Chiesa, essere la Chiesa con Maria”. E così “arrivo al punto dell’affidamento: i Papi – sia Pio XII, sia Paolo VI, sia Giovanni Paolo II – hanno fatto un grande atto di affidamento alla Madonna”, un gesto “molto importante”. E aggiunge: “Io penso che adesso sia importante di interiorizzare questo atto, di lasciarci penetrare, di realizzarlo in noi stessi (...) perché diventi realmente il nostro atto. Penso che l’atto grande, pubblico, sia stato fatto. Forse un giorno sarà necessario ripeterlo, ma al momento mi sembra più importante viverlo, realizzarlo, entrare in questo affidamento, perché sia realmente nostro” e “diventi realtà nella Chiesa vivente e così cresce anche la Chiesa”.
(red) 22 apr 2011 19:19
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