mercoledì 20 aprile 2011

Wojtyla volle farsi confessare da un sacerdote barbone. Volando verso Cuba, "perdonò" Che Guevara (Izzo)

WOJTYLA: VOLLE FARSI CONFESSARE DA UN SACERDOTE BARBONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 par.

Giovanni Paolo II era capace di gesti davvero inconsueti e dalle carte del processo di beatificazione emergono episodi toccanti. Un monsignore che gli era vicino, un giorno riconobbe in un barbone che dormiva sempre in una traversa di via della Conciliazione un prete che aveva abbandonato il ministero. Riusci' a inserirlo in un'udienza, e avviso' il Papa. Alla fine dell'udienza Giovanni Paolo II chiamo' in una sala vicino il sacerdote barbone, e gli chiese di essere confessato. Il monsignore trovo' il sacerdote in lacrime; alla fine della confessione il Papa gli aveva detto: "Vedi quanto grande e' il sacerdozio? Non deturparlo". L'episodio e' raccontato dal vaticanista Marco Tosatti nel volumetto "99 domande su Wojtyla". Tosatti rivela anche un altro fatto clamoroso che testimonia l'attenzione del Pontefice polacco per i clochard. Con il Papa, e il presidente della Repubblica Ciampi alla cerimonia di apertura del grande Giubileo del 2000, infatti, c'era anche Sergio De Giorgio, napoletano, di 34 anni, senza fissa dimora, che abitava a Roma e passava la notte in un giaciglio di cartone in quella che una volta era Galleria Colonna e adesso e' intitolata ad Alberto Sordi. Altri episodi dello stesso segno -rivela Tosatti- sono registrati nelle carte del processo anche in anni molto precedenti all'elezione di Karol Wojtyla al soglio di Pietro. Ad esempio il futuro Papa arrivo' nel "seminario" cioe' nel palazzo arcivescovile di Cracovia, per evitare che i nazisti lo arrestassero nel 1944, con una camicia bianca, un paio di pantaloni di cotone e zoccoli ai piedi. Il giorno successivo ricevette un abito talare regalata da un sacerdote della diocesi. Gia' ai tempi della fabbrica era famoso perche' arrivava anche in inverno senza cappotto, o maglione, perche' li regalava strada facendo a qualcuno "che aveva piu' bisogno di me", diceva. E gli indumenti che gli operai gli regalavano facevano spesso la stessa fine. Quando era viceparroco a San Floriano, a Cracovia, capito' infine che non si presentasse alla messa "perche' non aveva piu' scarpe, che aveva regalato la sera prima a uno studente amico che ne aveva bisogno. Il sacrestano dovette prestargli le sue affinche' potesse scendere in chiesa a celebrare".
"In una favela di Rio de Janeiro - racconta ancora Tosatti - il Papa fu colpito in maniera fortissima dalla poverta' di una famiglia. Si sfilo' dal dito l'anello d'oro che gli aveva regalato Paolo VI quando l'aveva nominato cardinale, e lo diede alla mamma. Fu obbligato, per il resto del viaggio, a farsi prestare l'anello episcopale dal Segretario di Stato". Giovanni Paolo II, si legge ancora nel volumetto firmato dal vaticanista Tosatti, "aveva un modo molto particolare di pregare: disteso sul pavimento, bocconi, con le braccia aperte in croce". "Sembra - continua il giornalista - che sia stata allestita nella cappella privata del suo appartamento a Roma una plancia in legno, sul marmo freddo del pavimento, perche' Wojtyla, finche' la salute e la forza fisica glielo permisero, passava ore in preghiera. Un'abitudine che non sospendeva nemmeno nei suoi viaggi in tutto il mondo". Biografo di Padre Pio, Tosatti si sofferma anche su una testimone ascoltata nel processo di beatificazione che, sottolinea, "ha raccontato un'esperienza molto singolare. Ebbe un'udienza da Giovanni Paolo II, dopo aver partecipato alla messa mattutina nella sua cappella privata. Durante l'incontro, le sembro' che il volto di Wojtyla 'sfumasse', e apparisse al suo posto il volto di Padre Pio sorridente. Esterrefatta, e un po' imbarazzata, riferi' la cosa al Papa. Giovanni Paolo II rispose semplicemente: 'Anch'io lo vedo'". Giovanni Paolo II pero' - secondo Tosatti - non ha mai avuto delle visioni. A un membro della 'Famiglia pontificia', che gli chiedeva, mentre discutevano delle apparizioni mariane, se a lui personalmente fosse capitata un'esperienza del genere, Wojtyla rispose: "No, non ho visto la Madonna, ma la sento". E' certo invece che abbia compiuto dei miracoli in vita. "Il segretario del Papa - scrive il vaticanista che segui' il Pontificato per la Stampa di Torino - mi racconto' che un americano, ebreo, malato di un tumore, in fase avanzata, voleva prima di morire, fare due cose; andare a Gerusalemme, e assistere alla messa privata del Papa. Era amico del cardinale di New York, e gli fu concesso. Durante la messa si comunico'; e per questo Dziwisz rimprovero' le persone che lo accompagnavano. L'americano riparti', senza piu' andare a Gerusalemme; e fece saper, piu' tardi di essere guarito completamente".

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WOJTYLA: VOLANDO VERSO CUBA "PERDONO'" CHE GUEVARA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 apr.

Volando verso Cuba, Giovanni Paolo II, nel gennaio del 1998, rispose a un giornalista che gli chiedeva cosa pensasse di Ernesto "Che" Guevara dicendo che il rivoluzionario ucciso nel 1967 in Bolivia "si trova di fronte al tribunale del Signore. Lasciamo a Lui il giudizio sui suoi meriti. Certamente sono convinto che volesse servire i poveri". All'Avana, poi, sulla piazza dove il Pontefice doveva celebrare si fronteggiavano una gigantografia del "Che" e un enorme crocifisso. Giovanni Paolo II grido': "Il Papa abbraccia con il cuore e la sua parola di incoraggiamento tutti coloro che subiscono l'ingiustizia". La folla rispose con cori di "ingiustizia, ingiustizia", mescolati ad altri: "El Papa libre nos quiere libre", il Papa libero ci vuole liberi". Il Papa polacco, scrive Marco Tosatti nel suo volumetto "99 domande su Wojtyla", visse il viaggio a Cuba come un prosieguo di "quelli in Polonia del 1979 e del 1983, che prepararono la caduta delle dittature". Disse infatti prima di fare rientro in Italia: "Auguro ai nostri fratelli e sorelle di Cuba i frutti del pellegrinaggio di allora in Polonia".

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che con uno come Giovanni Paolo II, i vaticanisti avevano la vita facile. Eufemia

Anonimo ha detto...

I cardinali Sodano e Sandri si sono rifiutati di testimoniare al processo di beatificazione....ci sarà un motivo.

Anonimo ha detto...

tenete presente che molta anedottica wojtylana è frutto della fertile fantasia di Navarro-Valls, tipo il mai verificatosi incontro con Rigoberta Menchù.
Come sarebbe bello avere un ritratto veritiero di questo pontefice al di là della leggenda.
Alessia

Guido ha detto...

Concordo con Alessia.
I primi responsabili della commercializzazione della figura del papa sono i suoi ex collaboratori. La grandezza di Giovanni paolo II è nei suoi insegnamenti e nella sua vita esemplare,santa.
Malgrado le cadute di stile di Navarro e don Stanislao(un bel tacer non fu mai scritto!) la storia renderà comunque giustizia a un grande pontefice,grande sacerdote,grande vescovo,il cui anelito fu sempre quello di far conoscere e amare Gesù, più che sè stesso.
Beate Joanne Paule ora pro nobis!