martedì 1 marzo 2011

Benedetto XVI si sofferma sui new media. Il Papa non vuole ammonire o prescrivere (Di Majo)

Il Papa affronta il tema delle nuove tecnologie con i membri del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali

Ratzinger sfida i new media
Il Pontefice: solo i valori spirituali permetteranno relazioni umane


di ALBERTO DI MAJO

Il linguaggio dei nuovi media e le relazioni tra le persone che usano le tecnologie.
Ma, soprattutto, il rischio, sempre dietro l'angolo, che l'opinione prevalga sulla verità. Cioè che internet diventi il luogo in cui si raccolgono le certezze. Nell'udienza ai membri del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, ricevuti in occasione della loro assemblea plenaria, Benedetto XVI si sofferma sui new media.
Il Papa non vuole ammonire o prescrivere. Piuttosto, mettendo in risalto opportunità e crisi dell'era digitale, accetta l'ennesima sfida a una teologia che vuole stare al passo coi tempi. Dunque l'analisi del Pontefice punta soprattutto a trovare nuovi canali, cioè nuovi simboli e metafore per le espressioni della Chiesa nell'era di facebook e dell'iPhone. Con la convinzione che anche in quest'epoca soltanto «l'appello ai valori spirituali permetterà di promuovere una comunicazione veramente umana».
«Sono sotto gli occhi di tutti i rischi che si corrono» con i linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie: «perdita dell'interiorità, superficialità nel vivere le relazioni, prevalere dell'opinione più convincente rispetto al desiderio di verità» spiega il Papa che definisce «urgente» una «riflessione» su questi nuovi linguaggi.
«Le nuove tecnologie - dice Benedetto XVI - non solamente cambiano il modo di comunicare, ma stanno operando una vasta trasformazione culturale. Si va sviluppando un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e costruire comunione».
Innanzitutto «i nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l'altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica, orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l'immagine e i collegamenti ipertestuali».
Insomma, è ormai al tramonto, nota il Papa, «la distinzione netta tra linguaggio scritto e orale» che «sembra sfumarsi a favore di una comunicazione scritta che prende la forma e l'immediatezza dell'oralità». Inoltre quando «le persone si scambiano informazioni, - prosegue l'analisi di papa Ratzinger - stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo: diventano "testimoni" di ciò che dà senso alla loro esistenza».
Se la fede vuole «penetrare, arricchire, esaltare la cultura», precisa il Pontefice, è necessario per i cristiani «farsi attenti ascoltatori dei linguaggi degli uomini del nostro tempo, per essere attenti all'opera di Dio nel mondo». Le «sfide» che le nuove tecnologie pongono anche alla Chiesa non riguardano solo il fatto di «esprimere il messaggio evangelico nel linguaggio di oggi», ma richiedono di «avere il coraggio di pensare in modo più profondo, come è avvenuto in altre epoche, il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che l'uomo sta vivendo». Va quindi ripensato il rapporto tra macchine e uomo, tra spirito e materia. Ancorandosi, saldamente, ai valori spirituali.

© Copyright Il Tempo, 1° marzo 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa.
oggi sul Foglio ci sono degli articoli interessanti
Di Rodari:
I nuovi tradizionalisti vanno alla carica di Ratzinger il “progressista”
Di Gnocchi e Palmaro:
Un prete chiamato Lefebvre
Alessia