Corso promosso dalla Penitenzieria Aspostolica. Mons. Girotti: meno senso del peccato, più sensi di colpa
Inizia oggi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria, il corso annuale sul Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Aspostolica. Il corso, introdotto dal saluto del penitenziere maggiore, il cardinale Fortunato Baldelli, affronta la questione della retta amministrazione del Sacramento della Penitenza, in particolare di fronte a casi complessi e delicati. Partecipano all’evento oltre 700 sacerdoti. Ascoltiamo in proposito il vescovo Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria, al microfono di Sergio Centofanti:
R. - Per noi è una gioia constatare che c’è una risposta veramente grande, perché vediamo la presenza di tanti sacerdoti, non soltanto giovani, ma anche non più giovani, che esercitano il loro servizio ministeriale in alcuni noti santuari d’Italia. Per noi è una gioia, perché vediamo che il nostro servizio è un servizio veramente ecclesiale.
D. - Anche perché è necessario un continuo aggiornamento. Oggi ci sono nuove forme di peccato...
R. - Esatto. Per esempio tutto ciò che rientra nel campo della bioetica, quando ci sono degli esperimenti illeciti, pensiamo anche alla procreazione assistita; e poi c'è il campo della giustizia, la sperequazione che esiste anche nella società, e tutto ciò che riguarda i rapporti amministrativi...
D. - Tuttavia il Sacramento della Penitenza continua ad essere in crisi...
R. - Purtroppo, sia sul piano della pratica, sia sul piano della comprensione, appare investito da una preoccupante crisi. Oggi si tende a smarrire il senso del peccato, mentre aumentano i sensi di colpa. Poi, vogliamo ricordare che il peccato non è mai una realtà esclusivamente individuale, ma comporta sempre anche una ferita all’interno della comunione ecclesiale. Il nostro corso è un richiamo ad un deciso recupero della pedagogia della conversione.
D. - Che consigli darebbe ai sacerdoti riguardo alla Confessione?
R. - Naturalmente, consiglierei di avere una preparazione veramente solida: hanno il grave dovere di possedere una solida dottrina teologica, una solida dottrina morale e anche canonistica. Consiglierei poi di avere quell’atteggiamento di accoglienza, perché rappresentano veramente il Signore. Infine, consiglierei sempre di ricordarsi quella bella frase che il Santo Padre, nella Messa crismale dello scorso anno, ebbe a riferire e che i confessori dovrebbero sempre avere presente: “nella lampada della nostra vita non dovrebbe mai mancare l’olio della misericordia”. (ma)
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