Decreto della Congregazione per l'Educazione Cattolica
Più spazio alla filosofia negli istituti ecclesiastici
Obbligo per gli allievi di studiare la filosofia per almeno tre anni e un corpo docente più stabile e qualificato: sono queste le principali novità introdotte dal decreto di riforma degli istituti ecclesiastici di Filosofia, varato nella significativa data del 28 gennaio, memoria di san Tommaso d'Aquino, dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica.
Stamane, martedì 22 marzo, il documento è stato presentato nella Sala Stampa della Santa Sede dal cardinale prefetto Zenon Grocholewski, dall'arcivescovo segretario Jean-Louis Bruguès, e dal rettore dell'Angelicum, il domenicano Charles Morerod.
Come sottolineato dal direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, il tema trattato ha richiamato non solo i giornalisti accreditati, ma anche docenti, decani e rettori delle facoltà ecclesiastiche romane interessate.
La nuova normativa risponde a un'esigenza richiamata un po' a tutti i livelli nella Chiesa. Lo stesso cardinale Joseph Ratzinger nel 1998 aveva affermato che «la crisi della teologia postconciliare è in larga misura la crisi dei suoi fondamenti filosofici. Quando questi non vengono chiariti, alla teologia viene a mancare il terreno sotto i piedi». Inoltre -- ha spiegato Grocholewski -- essa attua le aspettative contenute nell'enciclica del 1998 di Giovanni Paolo II Fides et ratio.
Giunto dopo la riforma parziale degli studi di diritto canonico del 2002 e quella degli istituti superiori di scienze religiose del 2008, l'attuale decreto della Congregazione per l'Educazione Cattolica «si compone -- ha detto il cardinale prefetto -- di due parti: un preambolo, che illustra le ragioni e lo spirito della riforma; e le nuove norme che devono sostituire quelle della costituzione apostolica del 1979 Sapientia christiana e delle relative norme applicative».
Una riforma che prende spunto dalla debolezza della formazione filosofica in molte istituzioni ecclesiastiche, restituendo il primo posto alla metafisica. «La nostra epoca ha bisogno della filosofia -- ha concluso il porporato polacco -- perché contribuisce direttamente a porre la domanda circa il senso della vita e ad abbozzarne la risposta», e quindi «si configura come uno dei compiti più nobili dell'umanità», in un tempo in cui i progressi della scienza e della tecnica «non saziano la sete dell'uomo rispetto alle domande ultime».
Le novità introdotte mirano dunque a un rafforzamento della preparazione filosofica dei seminaristi e degli studenti degli istituti ecclesiastici, nella certezza che questa materia costituisca la base necessaria per recuperare il ruolo centrale che negli studi teologici spetta in particolare alla metafisica. «Una teologia senza filosofia è semplicemente impossibile», ha commentato il rettore della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino.
La riforma -- gli ha fatto eco monsignor Bruguès -- riguarda quattro tipi di istituzioni: le facoltà ecclesiastiche di filosofia, il primo ciclo delle facoltà ecclesiastiche di teologia, le istituzioni di filosofia affiliate o aggregate a facoltà di filosofia, e le istituzioni di teologia affiliate o aggregate a facoltà di teologia. Una realtà che si applica attualmente a 400 facoltà ecclesiastiche di teologia e 50 di filosofia; oltre alle facoltà teologiche presenti nelle università statali. «L'informazione -- ha detto l'arcivescovo facendo un esempio concreto delle novità introdotte -- non è formazione; per questo agli studenti che si accontentano di leggere i manuali e non hanno accesso alle fonti, la riforma richiama tra l'altro l'importanza della lettura dei testi degli autori più significativi».
(©L'Osservatore Romano 23 marzo 2011)
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