Il Papa all'udienza generale: la libertà non si raggiunge con la violenza ma con l'amore
L’ideale di libertà cui aspirano gli uomini si realizza con pienezza solo in Dio e non attraverso la violenza e l’inquietudine, con le quali spesso lo si cerca anche oggi. Lo ha affermato Benedetto XVI al termine della catechesi dell’udienza generale, tenuta questa mattina in Aula Paolo VI e dedicata a San Francesco di Sales. Il Papa ha parlato della grande amabilità e profondità d’animo del Santo, che insegnò che la santità è un percorso aperto a tutti, al di là del loro stato sociale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La santità a portata di tutti, non solo degli asceti o dei conventi. Un concetto ormai acquisito e familiare per la sensibilità cristiana contemporanea. Un pensiero travolgente quattrocento anni fa, quando, con la grazia e la profondità che gli erano proprie, lo formulò Francesco di Sales. Eloquente – in un’epoca in cui si discettava su cosa bisognasse aspettarsi da Dio – la consapevolezza cui approdò, pregando e interrogandosi, il ventenne Francesco: la libertà sta nell’amare Dio “senza chiedere nulla in cambio”. Evidente l’ammirazione con la quale Benedetto XVI ha ritratto un uomo che la Chiesa venera come Santo e dottore, tra i più grandi, vissuto tra il Cinque e il Seicento:
“L’influsso della sua vita e del suo insegnamento sull’Europa dell’epoca e dei secoli successivi appare immenso. E’ apostolo, predicatore, scrittore, uomo d’azione e di preghiera; impegnato a realizzare gli ideali del Concilio di Trento; coinvolto nella controversia e nel dialogo con i protestanti, sperimentando sempre più, al di là del necessario confronto teologico, l’efficacia della relazione personale e della carità; incaricato di missioni diplomatiche a livello europeo, e di compiti sociali di mediazione e di riconciliazione”.
“Dio è il Dio del cuore umano”, spiegava con semplicità solo apparente Francesco di Sales. Il quale di umanità, ha riconosciuto il Papa, era ben ricco, con le sue doti di cultura, cortesia, nobiltà, solidarietà. Ma di lui arricchiva quel senso umano dell’esperienza cristiana, una sapienza che riversava nei suoi contatti con la gente e nelle sue opere scritte, rimaste celebri. In una di esse, l’“Introduzione alla vita devota”, il Santo francese – ha ricordato Benedetto XVI – formula un invito “rivoluzionario”, quello “a essere completamente di Dio, vivendo in pienezza la presenza nel mondo e i compiti del proprio stato”:
“Nasceva così quell’appello ai laici, quella cura per la consacrazione delle cose temporali e per la santificazione del quotidiano su cui insisteranno il Concilio Vaticano II e la spiritualità del nostro tempo. Si manifestava l’ideale di un’umanità riconciliata, nella sintonia fra azione nel mondo e preghiera, fra condizione secolare e ricerca di perfezione, con l’aiuto della Grazia di Dio che permea l’umano e, senza distruggerlo, lo purifica, innalzandolo alle altezze divine”.
Francesco di Sales, ha proseguito il Pontefice, arriva a descrivere la ragione umana come “un tempio articolato in più spazi”, al centro del quale vi è il “fondo dell’anima”, il punto in cui la ragione – disse un giorno – “chiude gli occhi” e la conoscenza diventa un “tutt’uno con l’amore”:
“Che l’amore, nella sua dimensione teologale, divina, sia la ragion d’essere di tutte le cose, in una scala ascendente che non sembra conoscere fratture e abissi, san Francesco di Sales lo ha riassunto in una celebre frase: “L’uomo è la perfezione dell’universo; lo spirito è la perfezione dell’uomo; l’amore è quella dello spirito, e la carità quella dell’amore”.
Scriverà un giorno, a Santa Francesca di Chantal, la “regola” sulla quale, ha ricordato Benedetto XVI, si formeranno Santi successivi come Giovanni Bosco o Teresa di Lisieux:
“Fare tutto per amore, niente per forza - amar più l’obbedienza che temere la disobbedienza. Vi lascio lo spirito di libertà, non già quello che esclude l’obbedienza, ché questa è la libertà del mondo; ma quello che esclude la violenza, l’ansia e lo scrupolo”.
Una regola, ha concluso il Papa, che sovverte e risponde a certe derive del mondo di oggi:
“In una stagione come la nostra che cerca la libertà, anche con violenza e inquietudine, non deve sfuggire l’attualità di questo grande maestro di spiritualità e di pace, che consegna ai suoi discepoli lo ‘spirito di libertà’, quella vera (...) San Francesco di Sales è un testimone esemplare dell’umanesimo cristiano; con il suo stile familiare, con parabole che hanno talora il colpo d’ala della poesia, ricorda che l’uomo porta iscritta nel profondo di sé la nostalgia di Dio e che solo in Lui trova la vera gioia e la sua realizzazione più piena”.
Tra i gruppi di fedeli citati al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari alle Suore Figlie di San Camillo, che nel 2011 ricordano il centenario di morte della loro fondatrice, la Beata Giuseppina Vannini, e che il Pontefice ha esortato “a servire con rinnovata generosità il Vangelo della vita, seguendo Cristo Buon Samaritano”. Un saluto è stato indirizzato anche a un gruppo di allevatori sardi, presenti in aula Paolo VI assieme all’arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei.
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