VATICANO
Papa: il mondo ha bisogno di pace, i credenti siano uomini di pace
All’udienza generale Benedetto XVI illustrando la figura di san Lorenzo da Brindisi dice che la nuova evangelizzazione “ha bisogno di apostoli ben preparati zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa”.
Città del Vaticano (AsiaNews)
Il mondo ha bisogno di pace, “ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori, i credenti debbono essere uomini di pace” e la nuova evangelizzazione “ha bisogno di apostoli ben preparati zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”.
E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla vita di san Lorenzo da Brindisi, il “doctor apostolicus” la figura del quale il Papa ha illustrato alle oltre diecimila persone presenti all’udienza generale, tornata oggi a svolgersi all’aperto, in piazza san Pietro.
Nato nel 1559, rimasto orfano a sette anni, “fin dalla fanciullezza fu attratto dalla spiritualità di san Francesco” e fu uomo di pace, cui contribuì anche con importanti missioni diplomatiche e “anche oggi il mondo ha bisogno di pace”.
Quanto a Lorenzo, trasferitosi a Venezia, nel 1575 entrò tra i cappuccini. Lorenzo mostra le “eminenti qualità intellettuali di cui era dotato”, apprende con facilità le lingue antiche e moderne, conosce non solo la Bibbia “che sapeva ampiamente a memoria”, ma anche “i testi della letteratura rabbinica, che gli stessi rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto”.
La sua cultura gli permetteva in particolare di parlare ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. “Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza ed entusiasmo il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza”.
Divenuto sacerdote nel 1582, san Lorenzo da Brindisi fu professore di teologia e maestro dei novizi, fu anche, tra l’altro, vicario provinciale, definitore generale e vicario generale dell’ordine. Ma soprattutto, ha sottolineato il Papa, ha avuto una “vita spirituale di eccezionale fervore” dedicando tempo alla preghiera e specialmente alla messa che celebrava per ore.
“Anche oggi – ha commentato Benedetto XVI - nel portare avanti con tanta entusiasmo e speranza il cammino ecumenico, il confronto sulla Sacra Scrittura costituisce un elemento essenziale e di fondamentale importanza”. Convinto che “l’ascolto della parola di Dio compie una trasformazione interiore e ci conduce alla santità”, Lorenzo “ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare l’amicizia con il Signore nella preghiera”.
“Alla scuola dei santi, ogni presbitero può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore”. “Il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità. Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”.
“Del resto, Lorenzo esorta tutti e non solo i sacerdoti a coltivare la vita di preghiera, perchè per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi”. “Dio non solo è presente quando preghiamo e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”.
Lorenzo morì nel 1619 a Lisbona, dove si era recato per una missione presso il re di Spiana. Fu beatificato nel 1783, canonizzato nel 1881 e nel 1959 proclamato da Giovanni XXIII dottore della Chiesa con il titolo di “doctor apostolicus”, anche perché è autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. “Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata Mariale, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo”.
“San Lorenzo da Brindisi – la conclusione di Benedetto XVI - ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio”.
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8 commenti:
Non c'è alcun dubbio che il mondo abbia bisogno di pace. Ma, per non limitarci ad affermazioni astratte, "fuori dalla realtà", occorrerebbe cercare di comprendere le ragioni per le quali la pace non c'è. Occorre non limitarci a ripetere il solito ritornello, trito e ritrito, della tendenza (da peccato originale?) dell'uomo ad allontanarsi da Dio nella vita quotidiana, incorrendo nei numerosi peccati del semi-accantonato decalogo. Bisognerebbe anche estendere l'analisi "pacifista" ad altre componenti scatenanti del peccato, che impediscono la pce dei nostri giorni; una di queste, a mio avviso, in buona sostanza, quella prevalente, è il fatto che circa 1.600.000 persone nel mondo professano la religione islamica; una cultura religiosa (l'islamica) che è contro a "molte cose ed a molte persone", che nel 2011 proclama ancora "la guerra santa", che snobba, osteggia, o perseguita coloro che hanno culture religiose diverse, che lapida le donne supposte adultere, che costringe le donne a girare col burka, che impedisce loro di parlare od avvicinare gli uomini.
Una simile cultura non potrà mai essere una cultura di pace. Solo una conversione di massa(ora impossibile, forse mai possibile) degli islamici al cattolicesimo-cristianesimo potrà determinare le condizioni per una diminuzione drastica della "vocazione alla guerra" ed il passaggio della società umana ad una società di fratelli nell'amore, che avrà sempre al suo interno circostanze di disprezzo e di odio per qualcun altro, ma non produrrà tensioni così gravi ed insanabili come le attuali.
Non basta che i credenti siano uomini di pace; occorre che i credenti convincano gli islamici a diventare "uomini di pace", che sappiano vivere senza i kalashnikov e le granate RPG.
Ma credo che una simile aspettativa positiva, attualmente, sia una pura immaginazione fuori dalla realtà.
Cherokee
intanto non sarebbe male se i credenti cristiani convincessero altri cristiani a diventare loro, tutti uomini di pace. Un certo atteggiamento dell'islam certo non aiuta, per contro c'è chi invece vede nell'occidente l'origine di tutti i mali. Un pò di obiettività dovrebbe dirci che non possiamo assolverci e chiamarci fuori così, solo perchè il Vangelo è un libro di pace. Non mi pare proprio che nella seconda guerra mondiale ci fossero orde di islamici contro cose e persone
Gemma sbaglia il paragone, che non regge ed è sbagliato. Riferendosi alla seconda guerra mondiale, provocata dal nazismo e dal fascismo dimentica di precisare che quelle esponenziali degenerazioni furono dovute "agli uomini ed alle loro idee distorte"; non furono dovute ai messaggi di pace e di amore del cristianesimo, che già da molti secoli chiedeva agli uomini di amarsi come fratelli e di non odiare neppure i nemici. L'esatto contrario di quanto fa l'islam che invita a d odiare i nemici.
Cherokee.
Sono i fondamentalismi che nuocciono alle religioni e alla pace. Dispiace che certi atteggiamenti, pur se non portati alle estreme conseguenze, inquinino anche l'ambito cristiano-cattolico.
Alessia
Tanto che in Egitto l'intolleranza viene sancita da Al Azhar, Eufemia
http://www.cath.ch/detail/luniversité-dal-azhar-ne-veut-rétablir-le-dialogue-avec-le-vatican
Inoltre, pare che la situazione dei copti stia vieppiù peggiorando. Sento odore di fratelli musulmani.
Alessia
Alessia ha un buon fiuto. Nel recente referendum in Egitto l'unica forza organizzata e determinata politicamente è stata quella dei "Fratelli Mussulmani". Purtroppo, anche se quanto affermo non piace molto ad alcuni postisti (che vorrebbero passarmi per fondamentalista cattolico,una schiocchezza totale!) il mondo islamico attuale ha tre sole alternative politiche, di cui due molto simili tra di loro, la seconda e la terza.
Ecco le tre alternative: 1) avvento del fodnamentalismo islamico kaedista diretto add un califato islamico universale;
2) un governo militare che riesca, in qualche misura, a tenere a freno "i bollenti spiriti di quei popoli" ed argini, nei limiti del possibile o secondo le convenienze politiche il fondamentalismo islamico;
3) l'avvento di satrapistiche dittature dinastiche (di tipo ereditario) impropriamente chiamante repubbliche, in realtà monarchie assolute di tipo ereditario).
E' inutile che faccia esempi. Tutti li conoscono.
Cherokee.
Non esiste pace senza rispetto dei diritti fondamentali cosa che i cristiani non hanno in nessun paese islamico!
Penso che i nunzi apostolici informino male il papa...per loro va tutto bene....
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