Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Tutto ha inizio nel terzo giorno
di FRANCA GIANSOLDATI
TUTTO ruota attorno a quel ’terzo giorno’. Gli evangelisti riferiscono che il Signore resuscitò, ma cosa accadde realmente? Il sepolcro venne trovato vuoto, non c’era più niente dentro e non tanto perché qualcuno aveva sottratto un cadavere ma perché ebbe luogo un fatto capace di segnare la Storia. Papa Ratzinger argomenta il grande Mistero facendo leva su un ragionamento logico: perché da quel preciso momento viene stravolto radicalmente, immediatamente il sistema sabbatico, da sempre in vigore e fino a quel momento osservato per far spazio alla domenica, Dies Domini?
«Il terzo giorno non è una data teologica scelta a caso ma il giorno di un avvenimento reale» che per i discepoli divenne una svolta decisiva dopo la «catastrofe della croce». Se si considera l’importanza del Sabato nella tradizione «allora è evidente che solo un evento di un potere sconvolgente poteva provocarne la rinuncia e la sua sostituzione mediante il primo giorno della settimana». Solo un fatto sconvolgente che poteva imprimersi nelle anime e nelle menti con «una forza straordinaria» era in grado di stravolgere lo status quo e suscitare «un cambiamento nella cultura religiosa della settimana».
Il Papa invita dunque a riflettere su un punto: che semplici speculazioni teologiche non sarebbero bastate. Ci voleva ben altro. «Per me il giorno del Signore, che fin dall’inizio distingue la comunità cristiana, è una delle prove più forti del fatto che in quel giorno è successa una cosa straordinaria, la scoperta del sepolcro vuoto e l’incontro con il Signore risorto». E’ questo il passo più originale del Gesù di Nazareth (atto secondo) di Benedetto XVI. Ovvero l’opera più impegnativa del Papa Teologo, una sorta di testamento spirituale elaborato per aiutare a capire chi è in cerca di risposte ma che servirà soprattutto come base imprescindibile per le future ricerche teologiche. Papa Ratzinger dopo la predicazione di Cristo del primo volume ha concentrato la summa dei suoi studi nei sette giorni più importanti per il cristianesimo, l’ingresso di Cristo a Gerusalemme fino alla sua resurrezione. Nei nove capitoli si fa luce su alcun nodi controversi. Sulla data dell’Ultima Cena l’autore dice che ha ragione Giovanni e hanno torto i sinottici: «Al momento del processo davanti a Pilato, le autorità giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora pure». E dunque «la crocifissione non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia». Poi Ratzinger decifra Matteo quando nel raccontare la condanna di Cristo parla di «tutto il popolo», attribuendo a esso la richiesta della crocifissione. Un brano «fatale nelle sue conseguenze» ma che «sicuramente non esprime un fatto storico: come avrebbe potuto essere presente in tale momento tutto il popolo e chiedere la morte di Gesù?». Dunque non furono gli ebrei nella loro interezza a condannarlo ma una ristretta elite. Quando Matteo fa riferimento a «tutto il popolo», «sicuramente non esprime un fatto storico», mentre «il vero gruppo degli accusatori sono i circoli contemporanei del tempio». Quanto al ruolo di Pilato, decise di condannarlo pur conoscendo la verità: «alla fine vinse in lui l’interpretazione pragmatica del diritto» perchè «più importante della verità del caso è la forza pacificante del diritto, questo fu forse il suo pensiero e così si giustificò davanti a se stesso». La pace sociale fu più importante della giustizia. E Gesù (è chiaro da subito) che «non era un rivoluzionario» politicamente parlando, perchè basava il concetto di «regalità sulla verità come categoria fondamentale». Semmai a lui si deve l’aver separato la dimensione religiosa da quella politica. «Un distacco che ha cambiato il mondo e che veramente appartiene all’essenza della sua nuova via». Il testo frutto di una lunga gestazione teologica iniziata prima di diventare Papa, ha tenuto conto dei lavori esegetici e storici degli ultimi 200 anni. Il metodo seguito dall’autore, come viene evidenziato nella prefazione, si basa sui principi metodologici formulati dal Vaticano II con la Dei Verbum. In pratica fa leva sulla figura storica di Cristo cercando di coniugarla con la disciplina teologica. La storicità del Vangeli si sposa con l’ermeneutica della fede, altrimenti la completezza del quadro, avverte, non si coglierebbe. Il linguaggio utilizzato è semplice e il modo di argomentare chiaro, tuttavia i concetti affrontati nelle 350 pagine sono ostici e il risultato è che la lettura più che essere divulgativa è inevitabilmente destinata ad una cerchia ristretta di esperti. La Libreria Editrice Vaticana ha fatto conoscere i numeri monstre di quello che è già un best seller, un milione e 200 mila copie per la prima tiratura, traduzioni in 20 lingue, uscita sui principali mercati. Un successo destinato a rimpolpare le casse della Fondazione Benedetto XVI nata per sostenere le future ricerche teologiche capaci di dimostrare che la fede è anche una questione di ragione.
© Copyright Il Messaggero, 11 marzo 2011
Ouellet: «Un invito al dialogo»
Magris: «Incalzante e vigoroso»
A tenere a battesimo Gesù di Nazareth, dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione (pubblicato dalla Lev, 345 pagine, 20 euro) sono stati il cardinale canadese Ouellet, indicato da molti come potenziale papabile, il portavoce vaticano padre Lombardi e lo scrittore Claudio Magris. Il compito di illustrare la portata dell’opera è stata affidata al prefetto della congregazione dei Vescovi Ouellet che ha definito questo libro «storico» perchè «una opera di cerniera tra due epoche, capace di inaugurare una nuova era dell’esegesi teologica». Insomma una sorta di spartiacque per tutti gli studiosi che da ora in poi affronteranno la materia. «Vedo un grande invito al dialogo tra esegeti, pastori e teologi su ciò che è essenziale del cristianesimo, in un mondo in cerca di punti di riferimento, in cui le differenti tradizioni religiose faticano a trasmettere alle nuove generazioni l’eredità della saggezza religiosa dell’umanità» ha sintetizzato Ouellet mentre Magris si è concentrato sui limiti di un certo razionalismo nello studio della figura storica di Gesù. «Questo secondo volume su Gesù è ancora più vigoroso e incalzante del primo» e potrà essere di grande aiuto per il dialogo ecumenico. «Il Papa ci aiuta poi a capire che le persecuzioni, le difficoltà, le critiche sono normali per la vita cristiana e per la vita della Chiesa»
© Copyright Il Messaggero, 11 marzo 2011
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