Il Papa: l’immigrazione non ci tolga l’identità
di Roberto Fabbri
Attenzione a che l’ondata migratoria in Italia non abbia come effetto lo stravolgimento della tradizione culturale e religiosa del Paese. Il Papa riceve in Vaticano i sindaci italiani in rappresentanza dell’Anci e lancia un messaggio chiaro e, sia pure ben misurato nei toni, controcorrente rispetto a un malinteso buonismo e a un relativismo culturale non di rado interessato: i nuovi arrivati siano benvenuti, però si adeguino ai fondamenti della nazione italiana non solo in termini di rispetto della legge, ma anche del contesto culturale che li accoglie.
«Oggi la cittadinanza si colloca - ha spiegato Benedetto XVI nel suo discorso tenuto nella Sala Clementina - nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza tra l’altro per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà, bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana».
Il Papa ha richiamato i sindaci a svolgere un compito di raccordo tra questi principi e la vita delle nostre comunità. «Questa esigenza - ha detto - è avvertita in modo particolare da voi che, come amministratori locali, siete più vicini alla vita quotidiana della gente. Da voi si richiede sempre una speciale dedizione nel servizio pubblico che rendete ai cittadini, per essere promotori di collaborazione, di solidarietà e di umanità».
Benedetto XVI ha speso importanti parole anche in favore del principio di sussidiarietà, che è tra l’altro un cardine dell’azione del governo di centrodestra. Riferendosi all’equilibrio tra «unità e localismo» nella gestione politica dell’Italia («la molteplicità dei soggetti non è in contraddizione con l’unità della Nazione», ha detto), il Papa ha osservato che «sussidiarietà e solidarietà sono due principi tipici dell’insegnamento sociale della Chiesa che consentono questa armonica compresenza. Tale dottrina sociale ha come oggetto verità che non appartengono solo al patrimonio del credente, ma sono razionalmente conoscibili da ogni persona. Su questi principi - ha aggiunto Benedetto XVI - mi sono soffermato anche nell’Enciclica “Caritas in veritate”, dove il principio di sussidiarietà è considerato “espressione dell’inalienabile libertà umana”».
Il Papa ha proseguito il suo discorso, citando la sua enciclica, ricordando ai sindaci italiani che «la sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sè e implica sempre finalità emancipatrici, perchè favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità». Quindi, ha sottolineato il Pontefice, «il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perchè se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno».
Il sindaco di Torino, che presiede l’Anci, ha ricordato nel suo indirizzo di saluto al Papa che «il Comune, più che le altre istituzioni, riesce a recepire le istanze della società civile» e ha ricordato la consuetudine dei sindaci italiani all’incontro con i Pontefici. Gianni Alemanno, primo cittadino di Roma, ha definito le parole di Benedetto XVI «disamina perfetta sui valori e i principi della dottrina sociale della Chiesa indicando come sia un punto di riferimento fondamentale per la nostra azione di sindaci».
© Copyright Il Giornale, 13 marzo 2011 consultabile online anche qui.
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