WOJTYLA: CARD. DZIWISZ, AMICIZIA E VERITA' NEL PATTO CON I GIORNALISTI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 19 mar.
25 gennaio del 1979, l'aereo di Papa Wojtyla decolla verso il Messico per il suo primo viaggio apostolico. "Tutto - racconta il card. Stanislao Dziwisz, allora giovane segretario del Pontefice - era la prima volta. Cosi' anche l'incontro con i giornalisti. Il Santo Padre pensava fosse la cosa piu' naturale del mondo affacciarsi nella cabina dei giornalisti e salutarli, ringraziarli per il lavoro che avrebbero fatto. Ma, quando comincio' ad avviarsi verso la classe economica, pensava che tutto sarebbe finito li', con un saluto, un ringraziamento. Mai e poi mai avrebbe immaginato quel che sarebbe successo.
Un giornalista, rompendo gli accordi, gli rivolse una domanda. E lui, come se fosse la cosa piu' naturale del mondo, gli rispose direttamente. Qualcosa di assolutamente inedito: il Capo della Chiesa che si faceva intervistare a diecimila metri d'altezza".
L'arcivescovo di Cracovia ricostruisce l'episodio in un testo scritto per il volume "Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II", nel quale la giornalista Angela Ambrogetti ha raccolto le interviste piu' significative concesse dal Papa polacco nei suoi 105 viaggi apostolici, che, sottolinea Dziwisz, "sarebbero rimasti quasi sconosciuti se al seguito del Papa non ci fossero stati i giornalisti".
"Il Papa - rivela il cardinale - decide fin dai primi momenti della sua elezione di fare un patto con i media. E nel patto - spiega - ci sono quelle visite nel settore della stampa della cabina dell'aereo che portava il vescovo di Roma ad essere parroco del mondo. Nelle risposte che dava ai giornalisti di ogni Paese, in tutte le lingue, c'era sempre il senso del viaggio che stava intraprendendo, o il primo bilancio di una visita che si stava per concludere. Qualcosa che mai si sarebbe immaginata prima di allora".
Anche se, ammette Dziwisz smentendo la vulgata oggi in voga, "non e' stato sempre un rapporto facile quello con la stampa. Ma e' stato certamente sempre un rapporto sincero e fruttuoso. I giornalisti che accompagnavano il Papa nei suoi viaggi non erano necessariamente credenti o amici del Papa e della Chiesa.
A loro - ricostruisce lo storico collaboratore di Wojtyla nelle pagine anticipate oggi dal quotidiano cattolico Avvenire - era chiesto di essere dei professionisti e a loro il Papa chiedeva di raccontare la verita', quello che vedevano accompagnandolo nelle grandi citta' o nei piu' sperduti villaggi. Erano dei compagni di viaggio. Molti di loro negli anni sono divenuti familiari a Giovanni Paolo II, hanno condiviso i momenti felici e quelli difficili. Per tutti il Papa aveva il tempo di dire qualcosa, di rispondere ad una domanda, di ascoltare una riflessione".
"I giornalisti al seguito del Papa in aereo - ricorda da parte sua Angela Ambrogetti intervistata dal sito dei Papaboys - iniziarono a comparire con Paolo VI, il primo Pontefice ad effettuare viaggi internazionali. A quei tempi, pero', il Papa passava e accennava qualche saluto.
Su Papa Wojtyla c'e' invece un racconto che tutti i vaticanisti conoscono e che oramai e' divenuto famoso: durante il primo volo di Giovanni Paolo II, un giornalista americano gli fece una domanda, alla quale Papa Wojtyla rispose immediatamente. Da quel momento le domande al Pontefice divennero una consuetudine, che dimostra molto chiaramente come Giovanni Paolo II avesse piacere a comunicare con i giornalisti e stipulasse con loro una sorta di 'patto mediatico' molto personale, e mai soggiogato dalla voglia dei giornalisti di ottenere qualcosa in piu'".
Nella prefazione del libro, l'attuale portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, rileva che il progredire dei mezzi di comunicazione nell'arco del lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, ha fatto si' che sia stata prodotta una grande quantita' di registrazioni sia audio che video, delle molteplici attivita' del Papa rispetto ai pontefici precedenti. Non tutto e' stato, pero', portato a conoscenza della collettivita' mondiale ed il nuovo libro della Ambrogetti sopperisce efficacemente a tali mancanze. Chiaramente, chiosa pero' la vaticanista, "questo non e' un libro devozionale: non parla ne' di Karol Wojtyla santo, ne' di miracoli, di misticismo o di preghiera, niente di tutto questo. E' un libro dedicato proprio ad una parte di magistero del pontificato e, essendo una finestra aperta sulla personalita' di Giovanni Paolo II, puo' essere un modo in piu' per conoscerlo meglio".
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6 commenti:
peccato che poi i giornalisti abbiano rotto il patto di amicizia e verità non appena ratzinger si è affacciato alla loggia delle benedizioni.
i vaticanisti hanno avuto una responsabilità enorme nel veicolare un'immagine falsata del nuovo papa.
beato quel pontefice che aveva un rapporto così idilliaco con la stampa.
ora le cose stanno del tutto diversamente e ratzinger conta solo su se stesso.
Anonimo condivido in pieno il tuo commento.
Non sarà che adesso anche questo sarà catalogata come l'ennesima colpa di Ratzinger? Quale? Quella di aver fatto un patto con i giornalisti!
Ma, nonostante tutto dico VIVA DIO! FINALMENTE UN PAPA CHE NON SCENDE A PATTI CON NESSUNO!
Scusate: volevo dire quella di non aver fatto un patto con i giornalisti.
Infatti il patto ha funzionato bene tanto da coprire gli scandali vergognosi e agghiaccianti di Maciel,centinaia di preti pedofili che hanno scorrazzato per trent'anni,Estermann,preti e vescovi e spie del kgb in Polonia,Marcinkus,Estermann,Orlandi,De Pedis...non aggingo altro.
Stanislao rispondi ai fedeli che chiedono giustizia!
Ho paura che la giustizia l'avremo solo nell'altro mondo...Astrea lasciò la terra per la malvagità degli uomini.
Patto? Già veramente un patto di non aggressione reciproca, un patto tra potenti rispettato ancora oggi sei anni dopo. Ora siamo al revisionismo. Meriti condivisi, eventuali colpe e omissioni no. Sia benedetto Papa Benedetto, la sua trasparenza e libertà, costi quel che deve costare. Sia benedetto per la croce che ha accettato di portare.
Alessia
qualcuno mi può dire quale domanda fece il giornalista americano?
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