giovedì 17 marzo 2011

Italia 150, card. Bagnasco: la fede è fattore costitutivo dell'identità del Paese (Izzo)

ITALIA 150: BAGNASCO, FEDE E' FATTORE COSTITUTIVO DELL'IDENTITA' DEL PAESE

(AGI) - CdV, 17 mar.

(di Salvatore Izzo)

"I centomila campanili della nostra Italia, ispirano un sentire comune diffuso che identifica senza escludere, che fa riconoscere, avvicina, sollecita il senso di cordiale appartenenza e di generosa partecipazione alla comunita' cristiana, alla vita del borgo e del paese, delle citta' e delle regioni, dello Stato".
Sono le parole con le quali il card. Angelo Bagnasco ha rivendicato oggi l'identita' cattolica del nostro Paese alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del premier Silvio Berlusconi e delle altre principali cariche dello Stato. Essere un popolo, ha spiegato il presidente della Cei nell'omelia della messa per i 150 anni dell'unita' d'Italia che ha celebrato nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli, vuol dire "avere una storia e un destino comune, avere un volto: non essere civilmente orfani", ma sentirsi nati "da ideali alti e comuni, valori nobili di giustizia e solidarieta'", che sviluppano "uno stile di relazioni virtuose".
Per i vescovi, il volto dell'Italia e' cattolico, nel senso, ha spiegato Bagnasco, che "respira un anima spirituale capace di toccare le menti e i cuori". Per la Chiesa, dunque, non bisogna perdere questa identita', che rappresenta un fattore costitutivo per il nostro Paese. "Senza volto infatti - ha osservato il presidente della Cei - non ci si incontra, non si riesce a conoscersi, a stimarsi, a correggersi, a camminare insieme, a lavorare per gli stessi obiettivi, ad essere popolo". "Tale volto - ha ricordato - rivela l'identita' plurale e variegata della nostra Patria, in cui convivono peculiarita' e tradizioni che si sviluppano in modo armonico e solidale, secondo quello che don Luigi Sturzo chiamava il 'sano agonismo della liberta''. E potremmo aggiungere della operosita'".
"La religione, in genere, e in Italia, le comunita' cristiane in particolare, sono state e sono - ha scandito Bagnasco - lievito accanto alla gente: sono prossimita' di condivisione e di speranza evangelica, sorgente generatrice del senso della vita, memoria permanente di valori morali.
Dell'Italia che celebra oggi i 150 anni della sua unita' "tutti ci sentiamo oggi orgogliosamente figli perche' a lei tutti dobbiamo gran parte della nostra identita' umana e religiosa", ha affermato ancora il card. Bagnasco. "Siamo qui - ha scandito - per elevare a Dio l'inno di ringraziamento per l'Italia. Non e' retorica, ne' tantomeno nostalgia quella che ci muove, ma la consapevolezza che la Patria che ci ha generato e' una preziosa eredita' e insieme una esigente responsabilita'".
"L'Eucaristia che stiamo celebrando in questa Basilica di S. Maria degli Angeli, uno degli innumerevoli scrigni di bellezza custoditi dal nostro Paese, ci invita ad oltrepassare - ha aggiunto il presidente della Cei - le contingenze del momento presente e ad allargare lo sguardo a quella singolare 'Provvidenza' che ha condotto gli italiani a diventare sempre piu' consapevoli dell'Italia". In proposito, il card. Bagnasco ha ricordato che "ben prima dell'Italia in senso stretto e' esistita una sotterranea tensione morale e spirituale in cui si sono forgiate la lingua e progressivamente la sensibilita' e la cultura e che ha condotto, per vie non sempre rettilinee, a dar vita all'Italia". Un passato che vede dunque i cattolici protagonisti a pieno titolo della storia dell'unita' italiana. "L'unificazione - ha ricordato il presidente della Cei citando il messaggio di Benedetto XVI, al presidente della Repubblica - e' il naturale sbocco di una identita' nazionale forte e radicata, sussistente da tempo"". "E' questa - per i vescovi italiani - la vera forza della societa' e dello Stato, il tesoro piu' grande da custodire con amore e da trasmettere alle giovani generazioni".
Conclusa dal canto del "Te Deum", la celebrazione per i 150 anni dell'unita' d'Italia ha vissuto un momento particolarmente intenso quando, alla "preghiera dei fedeli", e' stato invocato l'aiuto del Signore "per i fratelli del Giappone provati dalla tragedia del terremoto e dalle sue conseguenze". Le intenzioni sono state proclamate da esponenti dell'associazionismo cattolico. In prima fila, infatti, con le massime cariche dello Stato, c'erano oggi anche i leader delle associazioni e movimenti piu' noti: il fondatore della Comunita' di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, il presidente dell'Azione Cattolica Francesco Miano e quello del RnS Salvatore Martinez.
Nell'edizione di oggi, l'Osservatore Romano ha dato conto della partecipazione dei cattolici che, scrive, "si uniscono ai festeggiamenti per il 150esimo, ribadendo il loro impegno per la promozione del bene comune della nazione".
"La ricorrenza - afferma l'Unione dei superiori maggiori degli istituti religiosi - e' occasione per mostrare nel tempo odierno tutta la nostra dedizione e impegno, affinche' l'Italia possa, nonostante il momento particolare che sta vivendo, crescere nei suoi valori cristiani e umani, che hanno formato, ancora prima dell'effettiva unificazione, l'anima comune dei suoi cittadini".
Al "terreno comune su cui costruire il proprio futuro" si richiama il messaggio dell'Azione Cattolica. Dopo aver ricordato i quasi centocinquant'anni dalla sua nascita come associazione dei cattolici italiani, Ac lancia l'appello "a rinnovare con tutti gli italiani il senso delle ragioni della convivenza democratica e dell'unita' della nazione, nella speranza che tutti si sappia guardare alla propria storia come a un terreno comune su cui costruire il proprio futuro e una rinnovata coesione sociale, basi di ogni sviluppo tanto del nord quanto del sud, in un sempre piu' arduo contesto internazionale". Le Acli auspicano che "il lavoro, sul quale e' fondata la Repubblica, torni al centro della vita economica sociale e politica".

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