Il Papa: «I veri maestri mai autoritari né vogliono suscitare ammirazione»
Giovanna Chirri
Roma
Il Vangelo «condanna fermamente la vanagloria e osserva che operare per essere ammirati dalla gente pone in balìa dell'approvazione umana, insidiando i valori che fondano l'autenticità della persona».
Dal Papa, ieri, un identikit del "vero maestro": non si comporta in contrasto con ciò che predica, non impone per autorità fardelli troppo gravi sulle coscienze, non insegue l'ammirazione delle persone.
Ratzinger ha richiamato l'insegnamento di Gesù su scribi e farisei, e le considerazioni sul tema di san Bonaventura e del pensatore cattolico Antonio Rosmini. Gesù – ha ricordato Benedetto XVI durante l'Angelus domenicale recitato davanti a circa diecimila persone dal suo studio su in piazza San Pietro – rimproverava gli scribi e i farisei, «che avevano nella comunità il ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente in contrasto con l'insegnamento che proponevano agli altri con rigore». Cristo ha condannato i «fardelli troppo pesanti e difficili da portare» che i farisei mettevano «sulle spalle della gente», il Papa ammonisce che «la buona dottrina va accolta ma rischia di essere smentita da una condotta incoerente» e che il comandamento di amore che Gesù ha cura di insegnare a tutti «è un peso leggero, soave, proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui».
Per chiarire ulteriormente Benedetto XVI ricorre a san Bonaventura che ha criticato quei maestri «che opprimono la libertà altrui in nome della propria autorità», e alle riflessioni di Rosmini su Gesù primo maestro. «Gesù – spiega il Papa – condanna fermamente anche la vanagloria e osserva che operare 'per essere ammirati dalla gentè pone in balia dell'approvazione umana, insidiando i valori che fondano l'autenticità della persona».
La lezione di Cristo di «umiltà e amore», è dunque un esempio dal quale «scaturisce la proposta di vita». Benedetto XVI ha concluso la sua riflessione sui maestri, l'autorità e la libertà pregando «in particolare per quanti nella comunità cristiana sono chiamati al ministero dell'insegnamento, affinché possano sempre testimoniare con le opere le verità che trasmettono con la parola».
«Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è il vostro Maestro, il Cristo», ha poi detto il Pontefice – salutando dopo l'Angelus i pellegrini polacchi presenti ieri nell'immensa folla di piazza San Pietro – ricordando queste parole del Vangelo di Matteo per riaffermare che «per questo i princìpi morali provenienti dal Padre non possono essere oggetto di dubbio, di contrattazione, di discussione. Il Vangelo – ha esortato il santo Padre – conduca alle opere concrete, nelle quali si manifesta l'amore che proviene da Dio Padre».
Infine un pensiero e una preghiera del Papa per le vittime delle alluvioni in Liguria e Toscana e delle inondazioni in Thailandia.
© Copyright Gazzetta del sud, 31 ottobre 2011
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