Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Se agli agnostici manca Dio la colpa è anche dei credenti”
Il Papa ad Assisi con i leader di tutte le fedi: “No alla violenza”
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO AD ASSISI (Perugia)
L’impronta di Joseph Ratzinger sullo «spirito di Assisi».
Cinque anni dopo la «lectio» tenuta all'università di Ratisbona, Benedetto XVI torna a parlare dei «nuovi e spaventosi volti della violenza e della discordia» che, nel nome della religione e nel nome di Dio, troppe volte feriscono il mondo.
Ieri il capostazione del Vaticano, Giovanni Amici, ha dato il via al treno e Benedetto XVI ha condotto 300 leader religiosi sulle orme ecumeniche di Roncalli e Wojtyla. Nella capitale del pacifismo, tra campane a festa e pellegrini, ha ascoltato tutti, dalla femminista all'animista, ha elogiato l'agnosticismo in cerca di verità e ha pranzato con il patriarca ortodosso, il primate anglicano, il rabbino Rosen, il filosofo non credente Bodei e il nipote di Gandhi. In piazza ha accompagnato con il sorriso i canti rock e i cori. Tutto intorno una Babele di musulmani, induisti buddisti, musulmani, jainisti.
Il presidente Usa, Obama, invia un messaggio: «Il dialogo interreligioso è un sostegno per portare la pace dove c'è conflitto e creare un mondo migliore». Il Pontefice smentisce gli stereotipi, titola l'«Osservatore Romano», e rilancia lo spirito di Assisi contro il conflitto di civiltà. «La violenza è una contro-religione, i credenti non travisino l'immagine di Dio», ha ammonito. È la religione «usata come giustificazione della violenza». Una giustificazione non più tollerabile e che ferisce il cuore di ogni credente. La religione come «causa» della violenza la si vede anche quando «la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri». Non è il vero volto di Dio, è piuttosto «un travisamento» della religione che non fa altro che «contribuire alla sua distruzione».
È un uso del nome di Dio sbagliato e trasversale a tutte le religioni: «Anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza», ammette. Quindi, mea culpa: «Lo riconosciamo, pieni di vergogna, ma c'è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la suavera natura».
Però la violenza e il terrore hanno, soprattutto nell’opulento Occidente, una seconda causa. La violenza viene anche da una società nella quale Dio è assente.
È il grande tema del pontificiato ratzingeriano: la scomparsa di Dio dal cuore della società, un vuoto che è assenza di significato. Il «no» a Dio «ha prodotto una crudeltà senza misura resa possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice sopra di sé». È la violenza dei totalitarismi. «Gli orrori dei lager mostrano le conseguenze dell’assenza di Dio». Ma oltre «l’ateismo di Stato» c’è qualcosa di attuale: «L’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale». Benedetto XVI, un quarto di secolo dopo la prima volta di Giovanni Paolo II, richiama ad Assisi i leader delle altre religioni e affida all'impronta personale la «correzione» di un raduno nel quale i rischi di sincretismo sono sempre dietro l’angolo.
Il Papa unisce le religioni su ciò che più le accomuna, lo sforzo per la pace e la giustizia, lasciando in secondo piano il terreno scivoloso della preghiera in comune. «Restiamo uniti contro la guerra e l'ingiustizia - ha detto -.
Mai più violenza, mai più guerra, mai più terrorismo. In nome di Dio ogni religione porti sulla Terra giustizia e pace, perdono e vita, amore». Il terrorismo è «spesso motivato dalle religioni e gli atei non trovano Dio anche a causa della nostra debole testimonianza», deplora. E come già nel viaggio in Germania il Papa-teologo ha incluso gli agnostici tra i «pellegrini della verità e della pace».
© Copyright La Stampa, 28 ottobre 2011
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