LIBIA: CARD. SCOLA, EUROPEI VITTIME DI FORTE PRESUNZIONE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 mar.
La crisi libica mostra che "noi europei siamo vittime di una forte presunzione: pensiamo di saper valutare e risolvere i problemi senza prendere in considerazione la testimonianza di chi vive in queste situazioni".
Lo afferma il card. Angelo Scola, che si associa all'appello lanciato ieri dal Papa affinche' "la violenza delle armi finisca e ceda il posto alla trattativa, e la pace ritorni al piu' presto per quelle popolazioni e si fermino tragedie ulteriori". In proposito il patriarca di Venezia ricorda "con forza" che "ogni morto e' di troppo" e ripete le parole pronunciate da Giovanni Paolo II quando condanno' la prima guerra del Golfo: "la pace non e' un automatismo utopistico, occorre costruirla ogni giorno nella realta'". "Per questo - spiega in un'intervista al Sussidiario.net - per ottenere la pace, la preghiera si pone, contro ogni scetticismo, come strumento efficace". Per Scola, "il parere del card. Angelo Bagnasco, espressione di tutti noi vescovi italiani", rappresenta "un giudizio realistico" in quanto "non si puo' stare fermi quando sono a rischio molte vite e la societa' civile", ma - chiosa - "c'e' da capire poi in che cosa debba consistere questo intervento. Allora diviene irrinunciabile ascoltare molto attentamente la voce di persone come il vescovo di Tripoli che e' li' da anni e conosce la situazione dall'interno". Ed e' notoriamente contrario ai bombardamenti. In merito ai sommovimenti in atto nel mondo arabo, da parte sua il card. Scola, promotore di molte iniziative culturali che lo coinvolgono, a partire dalla rivista "Oasis", invita a distinguere tra le situazioni: "quella del Nord Africa - rileva - e' diversa da quella del Medio Oriente, anche se le due aree sono in ebollizione. Quello che sta accadendo e' un fenomeno in larga parte inatteso o non previsto in questi termini, ma ha connotati assai diversi da Paese a Paese: la Libia non e' l'Egitto, conosciamo molto poco della Libia, cosi' come e' radicalmente diverso quanto e' accaduto a Tunisi. E ancora diverso e' cio' che sta avvenendo in Siria".
Secondo il card. Scola, se da un lato "non si puo' sottovalutare l'energica domanda di liberta', di dignita' di vita, di democrazia, di lavoro che emerge da questi movimenti, ci sono - pero' - altri aspetti che ancora non riusciamo a vedere e dovremo, invece, con molta cura cercare di capire. Per esempio: quale evoluzione potranno avere i diversi Islam a partire da questi fatti? Nello stesso tempo avanza quel processo che io chiamo 'meticciato di civilta' e culture': un processo storico, che tiene dentro una parte di violenza, una parte di imprevedibile ed anche di speranza, che non chiede il permesso di accadere, ma che noi possiamo almeno tentare di accompagnare, di governare". A preoccupare il porporato, che partecipera' da oggi al Consiglio Episcopale permanente, e' poi soprattutto "la situazione dei nostri fratelli cristiani in Medio ed Estremo Oriente che e' assai dolorosa. Non possiamo permetterci - avverte - di restare passivi, di non ascoltare la loro voce e il loro grido di aiuto". E cita "due persone straordinarie come il vescovo Luigi Padovese, assassinato in Turchia, e Shahbaz Bhatti, il ministro cristiano vittima di un recente attentato in Pakistan", con le quali il Patriarcato di Venezia aveva rapporti stabili di collaborazione. "La loro testimonianza - conclude - ci costringe ad agire per la liberta' minacciata della Chiesa in certi paesi a maggioranza musulmana. Il loro martirio ci documenta cosa significa vivere autenticamente da cristiani, cioe' vivere del desiderio di seguire Gesu', di trovare un posto - come scrisse Bhatti nel suo testamento spirituale - ai piedi della sua croce per partecipare della sua risurrezione".
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IMMIGRATI: SCOLA, POLITICA ORGANICA E COINVOLGERE UE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 mar.
"Un conto e' l'impeto di accoglienza, che dev'essere immediata verso chi si trova in una situazione di difficolta' cosi' pesante. Un conto e' la politica che deve essere ordinata ed organica anche in un caso di grave emergenza come questo".
Il card. Angelo Scola riassume cosi' la linea della Chiesa riguardo al dramma delle migliaia di immigrati sbarcati a Lampedusa. "Il problema - spiega in un'intervista al Sussidiario.net - e' assumersi tutti una corresponsabilita', tutta l'Europa e' chiamata a giocarsi in questa situazione". Secondo il patriarca di Venezia, "il nostro Paese deve predisporsi ad affrontare con realismo il fatto che si stanno presentando alle nostre porte decine di migliaia di persone. Certo - conclude - occorre tenere desto e lungimirante lo sguardo: le tragedie che segnano il Nord Africa e piu' in generale l'inizio del terzo millennio sono una provocazione formidabile della Provvidenza a pensare l'uomo del futuro. Che uomo vogliamo essere? Un io-in-relazione? Oppure un uomo che, certo, puo' avere a disposizione mezzi tecnoscientifici strabilianti, ma tende a fossilizzarsi in un?identita' individuale e quindi ad involversi?".
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2 commenti:
Ciao Raffaella!
ti segnalo ancora una breve riflessione sulla Quaresima di don Enrico Finotti:
http://www.zenit.org/article-26088?l=italian
fabio
Sarebbe bello sentire dalla Gerarchia una parola realistica, basata ad esempio sulle esperienze di presenza musulmana in Francia, Germania, Gran Bretagna, ma anche nell'Italia stessa.
Sarebbe...!
Sarebbe bello che dalla Gerarchia venisse un richiamo all'ordinata convivenza sotto la legge civile, che non prevede alcun diritto all'ingresso abusivo.
Sarebbe...!
Sarebbe bello che la Gerarchia e il Clero non avessero alcuna tendenza mondialistica, cioè non subissero il fascino del "Mondo Nuovo" che dovrebbe nascere dallo sconvolgimento di quello attuale.
Sarebbe...!
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