«Caro vescovo vai via?» E Bagnasco non mente al suo vecchio sacerdote
di Elena Gaiardoni
Sempre meno improbabile il passaggio da Genova al Duomo milanese per il cardinal Angelo Bagnasco. L’altro giorno nel ligure Santuario delle Grazie, parlando con il decano dei sacerdoti, monsignor Luigi Noli, 94 anni, il cardinale ha sintetizzato in una limpida metafora l’eventualità di un suo arrivo ai piedi della Madonnina: «Qui a Genova vennero dal mare, come primi evangelizzatori, i santi Nazaro e Celso che poi via terra presero poi la strada per Milano».
Ricalcherà il presidente della Cei i passi di Dionigi Tettamanzi, che salì all’altare della più grande diocesi del mondo giungendo proprio dalla cattedrale genovese di San Lorenzo?
Pur nella rosa di nomi altrettanto celebri, dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, al cardinal Gianfranco Ravasi, biblista e teologo, nonché ex Prefetto dell’Ambrosiana, nomi candidati a succedere a Tettamanzi nell’arcidiocesi meneghina, Bagnasco fino ad ora aveva smentito la fattibilità di questo incarico, fedele al segreto preteso da papa Ratzinger. Benché la decisione sia ancora chiusa nel cuore del Pontefice, le affermazioni del porporato non sono mai state così speranzose verso il capoluogo lombardo come quelle pronunciate due giorni fa nel santuario mariano, affermazioni riprese dal quotidiano il Secolo XIX. «Se trovate un povero vecchio prete, fermatelo e confessatevi - lo ha sollecitato monsignor Noli -. Io ormai sono alla fine, ma la testa è ancora mezzo lucida. E allora le auguro molti anni a Genova, perché Roma la sta portando via, ma Genova ha bisogno di vostra eminenza..».
Queste frasi, uscite dal sacerdote che insegnò al porporato a pregare oltre sessant’anni fa proprio nel santuario delle Grazie, sono riuscite a smuovere in Bagnasco un dire mai fino ad ora tanto chiaro. Così, pur soppesando pause e verbo, l’arcivescovo ha ricordato un passato del cristianesimo più che allusivo verso quello che potrebbe essere invece il suo futuro, forse non più nella mani di madre provvidenza ma in quelle della nostra Madonnina.
«Nel luogo dove sorge questa chiesa genovese - ha spiegato - approdarono i nostri primi evangelizzatori, coloro che dal mare hanno portato la fede: i santi Nazario e Celso». E quei padri presero alla fine il cammino verso Milano, allontanandosi dal mare da cui nel 2006 lo stesso Bagnasco volle partire con una motovedetta della capitaneria durante la cerimonia di inizio nell’arcidiocesi della Liguria.
Risale al 7 marzo scorso la conversazione tra Benedetto XVI e il presidente Cei in merito al suo spostamento. Le prime indiscrezioni aveva quasi data per fatta questa investitura milanese. Ma dall’interessato nessuna conferma. Se i tempi di ogni decisione sono lunghi, non v’è dubbio che per la Chiesa, ispirata sub specie aeternitatis, i passaggi di consegna devono essere soppesati con cautela temporale. E se Gesù insegnò: «Sia il vostro dire sempre chiaro e sì o no siano le vostre risposte», non v’è altrettanto dubbio che le risposte dei sacerdoti debbano essere pronunciate con diplomazia, per preservare i fedeli da inutili delusioni. Sarà Angelo Bagnasco a succedere a Dionigi Tettamanzi ai piedi del Duomo di Maria? Nato il 14 gennaio del 1943, il presidente della Cei per darci una notizia ha tirato in ballo i Santi Nazaro e Celso, vissuti nel primo secolo dopo Cristo e qui martirizzati nell’anno 76. E se Angelo Bagnasco verrà a Milano sarà per celebrare la sua prima funzione sotto lo zucchetto porpora.
© Copyright Il Giornale, 29 marzo 2011 consultabile online anche qui.
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1 commento:
Chissà se Bagnasco, venendo a Milano ce la ritroverà la Madonnina?
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