giovedì 30 giugno 2011

Il sacerdozio di Benedetto XVI (Vian)

Il sacerdozio di Benedetto XVI

Era dal 1897, durante il lungo pontificato di Leone XIII, che un Papa non celebrava il sessantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale.
E Benedetto XVI lo ha fatto, varcando questo traguardo non abituale, nella festa dei santi Pietro e Paolo -- gli apostoli patroni della Roma felix cantata dai pellegrini medievali e poi dalla liturgia -- in una splendida giornata d'estate. Proprio come quella del 29 giugno 1951 a Frisinga, quando il venerando cardinale Michael von Faulhaber impose le mani sul capo di Joseph Ratzinger, del fratello maggiore Georg e di altri 42 loro compagni.
Tutti quei giovani, eccetto uno, erano più anziani del ventiquattrenne Joseph: la guerra aveva rallentato il corso dei loro studi nel seminario, trasformato in lazzaretto. E con il Papa, presente il fratello, hanno concelebrato tre dei nuovi sacerdoti di allora: Fritz Zimmermann, Bernhard Schweiger e Rupert Berger, che come i due Ratzinger disse la prima messa a Traunstein l'8 luglio successivo. Altri, per l'età, non sono potuti venire, mentre la maggior parte degli amici di quel giorno vive nella comunione dei santi.
E proprio sull'amicizia -- l'amicizia con Dio, l'amicizia cristiana, l'amicizia con ogni persona umana -- Benedetto XVI ha modulato la sua omelia, una meditazione profonda sul sacerdozio rivolta a ogni fedele e a chiunque voglia ascoltare.
Aprendo il cuore alle parole di un uomo che ha dedicato e dedica ogni giorno della sua vita a scoprire la grandezza dell'amore di Dio e a cercare sempre più la sua amicizia. Per andare avanti, oltre «i confini dell'ambiente in cui viviamo, a portare il Vangelo nel mondo degli altri, affinché pervada il tutto e così il mondo si apra per il Regno di Dio». Il Dio rivelatosi definitivamente in Gesù di Nazaret, che è «amico degli uomini» e vuole dai suoi discepoli un frutto che rimanga: l'amore, che si può seminare nelle anime.
È allora provvidenziale che questo sessantesimo anniversario del sacerdozio di Benedetto XVI, celebrato in modo così impegnativo, cada negli stessi giorni in cui il quotidiano della Santa Sede compie un secolo e mezzo. Indicando al giornale che la strada è quella di «seguire il Dio che si mette in cammino, superando la pigrizia di rimanere adagiati su noi stessi, affinché Egli stesso possa entrare nel mondo».

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano 30 giugno - 1 luglio 2011)

Nessun commento: