mercoledì 29 giugno 2011

Sessanta anni di sacerdozio e festività di San Pietro e Paolo (Tg1)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

PAPA, OGGI 60 ANNI DI SACERDOZIO, MESSA SOLENNE A SAN PIETRO

Sessanta anni di sacerdozio e festività di San Pietro e Paolo. Papa Benedetto XVI ha aperto in San Pietro la Messa solenne con oltre 100 Cardinali e 40 Arcivescovi ed alla presenza anche del Patriarca di Costantinopoli per l'imposizione dei 'palli' ai nuovi Arcivescovi metropoliti.

CITTA' DEL VATICANO

A sessanta anni da quel giorno Joseph Ratzinger sente "ancora risuonare" nel suo "intimo" le parole di Gesù che l'allora arcivescovo di Frisinga, cardinale Faulhaber "con la voce ormai un po' debole e tuttavia ferma rivolse" ai "sacerdoti novelli al termine della cerimonia" con la quale l'attuale papa veniva ordinato prete: "non vi chiamo più servi ma amici".

60.MO SACERDOZIO. Benedetto XVI ha raccontato l'emozione di quel momento nell'omelia per la messa di San Pietro e Paolo, - celebrata con 100 cardinali e 40 arcivescovi, nella basilica gremita di fedeli, membri del corpo diplomatico e anche una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli - spiegando il significato di quel giorno di 60 anni fa in cui, insieme al fratello Georg, fu ordinato prete nel duomo di Frisinga. E, tra ricordi e teologia, ha tracciato un quadro della amicizia con dio e del compito del prete. Con il sacerdozio, ha osservato, dio conferisce una facoltà che "quasi mette paura": permette di perdonare in suo nome, affida la consacrazione dell'eucaristia, ritiene capace di annunciare la sua parola, "di spiegarla in modo retto e di portarla agli uomini di oggi". "Non più servi ma amici", ha osservato il Papa, "è una affermazione che reca una grande gioia interiore e che, al contempo, nella sua grandezza, può far venire i brividi lungo i decenni, con tutta le esperienze della propria debolezza e della sua inesauribile bontà".

"NUOVI ARCIVESCOVI SIANO FEDELI A CRISTO, A UOMINI E A ROMA". Imponendo il "pallio" a ciascuno dei nuovi arcivescovi nominati quest'anno, il Papa chiede fedeltà a Cristo, agli uomini loro affidati, e alla Sede di Roma. E ricorda a tutti i vescovi del mondo che il gregge rimane del Signore e non diventa mai proprietà del pastore. Lo ha spiegato lo stesso Pontefice nell'omelia della messa celebrata questa mattina in San Pietro con i nuovi metropoliti. Questa particolare stola, ha spiegato, "può ricordarci innanzitutto il giogo dolce di Cristo che ci viene posto sulle spalle. Il giogo di Cristo e' identico alla sua amicizia. E' un giogo di amicizia e perciò un 'giogo dolce', ma proprio per questo anche un giogo che esige e che plasma. E' il giogo della sua volontà, che è una volontà di verità e di amore. Così è per noi soprattutto anche il giogo di introdurre altri nell'amicizia con Cristo e di essere a disposizione degli altri, di prenderci come pastori cura di loro". Per Benedetto XVI, poi, c'è un altro significato del "pallio", che è, ha ricordato "intessuto con la lana di agnelli, che vengono benedetti nella festa di sant'Agnese e ci ricorda così il Pastore diventato Egli stesso Agnello, per amore nostro. Ci ricorda Cristo che si è incamminato per le montagne e i deserti, in cui il suo agnello, l'umanità, si era smarrito. Ci ricorda Lui, che ha preso l'agnello, l'umanità, cioè anche me, sulle sue spalle, per riportarmi a casa. Ci ricorda in questo modo che, come Pastori al suo servizio, dobbiamo anche noi portare gli altri, prendendoli, per così dire, sulle nostre spalle e portarli a Cristo. Ci ricorda che possiamo essere Pastori del suo gregge che rimane sempre suo e non diventa nostro". "Infine - ha concluso il Papa teologo - il 'pallio' significa molto concretamente anche la comunione dei Pastori della Chiesa con Pietro e con i suoi successori - significa che noi dobbiamo essere Pastori per l'unità e nell'unità e che solo nell'unità di cui Pietro è simbolo guidiamo veramente verso Cristo".

http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-4fe989b3-12c1-4190-94a8-eeeb5d0ea395.html

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